Qualche anno fa, Grazia Maria Giassi, esule da Laurana scriveva in una poesia…e poi semo andadi via, come foie coi refoli de Bora… L’esodo, l’inizio di un lungo processo di rabbia e dolore, nostalgia e struggimento. Divisioni, recriminazioni che hanno riempito decenni di colpevoli silenzi la vicenda dell’Adriatico orientale. Un popolo giuliano-dalmato disperso ha costruito una dimensione personale e comunitaria chiusa, con la creazione di associazioni, comitati, consulte e tutte quelle forme associative che avrebbero garantito il rispetto di diritti disattesi, l’affermazione della propria dimensione comunitaria, gli interessi di singoli e di gruppi raccolti di volta in volta attorno ad un uomo o ad una idea. Hanno resistito per tanto tempo, autofinanziandosi, organizzando iniziative, assegnando case e cercando lavoro per chi ne aveva bisogno. I tempi sono cambiati, l’assetto geopolitico dell’Area adriatica in un contesto europeo è mutato e il 10 Febbraio ha fatto uscire dall’oblìo le pagine di storia di un popolo. Tutto da rifare. Gli anziani hanno chiuso gli occhi lasciando una difficile eredità che le giovani generazioni ora devono gestire. E’ chiaro da tempo che la storia ha fagocitato sogni e desideri: se s’intende resistere ed evolvere bisogna giocoforza cambiare registro.
Lo si ribadisce da qualche anno nelle varie occasioni d’incontro, è stato il tema centrale del Congresso dell’ANVGD di Gorizia. Viene ora sottolineato ulteriormente alla prima riunione del nuovo Consiglio dell’Associazione, riunito a Roma nella sede del Museo Archivio e Società di Studi Fiumani di via Cippico, nel Quartiere giuliano.
Il Presidente Antonio Ballarin cerca di infondere coraggio e speranza con ragionevole determinazione in chi ha visto svanire negli anni il tempo delle rivendicazioni e in chi vorrebbe cambiare tutto e subito come se un colpo di spugna potesse bastare e fosse possibile. Con i tempi che sono chiaramente cambiati anche l’associazionismo degli esuli è in dovere di farlo. Se la strada indicata dalla scuola è chiaramente un successo, grazie alla collaborazione con il MIUR ed i Seminari che diventano tradizionali, – il prossimo si terrà a marzo a Trieste -, per gli altri settori tutto è ancora da definire. Preoccupano i ritardi nel finanziamento dei progetti che stanno bloccando l’attività dei Comitati da tre anni, preoccupa la lentezza con cui procede la realizzazione di una Fondazione che garantisca una base economica alle associazioni insieme all’Associazione di Promozione Sociale che sta decollando in termini utili per poter contare sul 5 per mille e sulle libere donazioni, impossibili ma non impensabili fino ad ora. A chi affidare la cultura, il dialogo con la Comunità nazionale italiana in Croazia e Slovenia, il rapporto con i giovani, l’editoria, e così via. Si avverte il peso dei tanti ritardi o semplicemente dell’inesistenza di una base sulla quale intervenire perché nel passato la preoccupazione era spostata su altri termini e nulla si è costruito su molte di queste tematiche perché era impossibile farlo. Le necessità del presente nascono solo ora ma sono pressanti e vanno risolte. Vanno superati i dissidi, va costruito lo scheletro di un organismo pulsante che non basta più a se stesso. Sono riflessioni che si rincorrono nei discorsi di Lucio Toth che apre il Consiglio nella sua funzione di past President e che vengono ripescate nel lungo intervento del Presidente Antonio Ballarin e dei consiglieri: Brazzoduro, Depetroni, Schurzel, Angeleri, Papetti, Aquilante, Rossi, Copettari, Calci ed altri ancora giunti da tutta Italia per confermare la propria adesione e la volontà di esserci e procedere.
Su quali basi? Non siamo nati nelle città dei nostri padri – dice Ballarin – ma la nostra identità e il nostro senso d’appartenenza sono chiari e in nome di questi intendiamo continuare a lavorare, proporre, costruire, innovare. Che cosa? Ed elenca una lunga lista di principi che attendono dietro l’angolo. Ci si deve far conoscere, non ci si può chiudere all’interno di un mondo che è vissuto in solitudine per troppo tempo. Bisogna entrare nella percezione della nazione, nelle pagine di storia, nel vissuto delle scuole, negli interessi dell’editoria, nei rapporti con le città e le Comunità degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia “non come turisti o ospiti, ma come parte di una realtà che ci riconosca come tali”.
Sarà una strada lunga e tortuosa, sembra promettere il Presidente, ma meritevole di essere percorsa con tanto impegno di gente che lavora, perché nell’ANVGD si sta facendo sempre più strada una generazione ancora attiva, lontana dalla soglia della pensione, ma decisa a spendersi per non disperdere i significati di un’appartenenza che continua ancora a manifestarsi in modo forte. E i contatti vanno mantenuti anche con le Comunità sparse nel mondo, in quell’Oltreoceano dove si mescola l’inglese al nostro dialetto. A quel mondo americano al quale sembra essersi ispirato Ballarin quando afferma “di avere un sogno”. Suona quasi in modo anacronistico, tanto sincero entusiasmo e voglia di osare; magari semplificando e spiegando i concetti ancora allo stato brado che avranno bisogno di essere ripuliti ed affinati, resi inattaccabili. Lontani dagli interessi di parte, diretti al cuore delle persone, convinti di poter ancora dare un contributo forte alla comune causa.
Come coriandoli semo andadi via, dice Ballarin e fa tornare in mente in chi l’ascolta i versi della poesia della Giassi che s’immaginava di veleggiare sul Quarnero col vento in poppa. Dei buoni propositi.
Ballarin le chiama Linee guida per i prossimi anni che inglobino i nove punti su cui opera da tempo la FederEsuli e ne comprenda di altri. Consolati dal fatto che l’ideologia che ci voleva divisi come popolo, “ha fallito”. E si concentra sulla lunga lista dei desiderata: salvaguardia della nostra presenza nelle terre adriatiche, diritto alla giustizia, riorganizzazione dell’associazione, tutela e promozione dell’identità, raccolta di testimonianze, censimento di ciò che già esiste, diffusione di storia e cultura, formazione, comunicazione, attività economica, rifinanziamento Legge 72 e tanto altro ancora. Si va a cominciare.
Rosanna Turcinovich Giuricin su www.arcipelagoadriatico.it 23 gennaio 2013