Parole come pietra su pietra, per evitare che la memoria frani, per rompere il silenzio, scongiurare l’oblio, salvando ciò che resta della civiltà giuliano-dalmata, di questa terra che potrebbe diventare vero laboratorio culturale qualificante per l’Europa. È il messaggio, non privo di un certo ottimismo, che si coglie al convegno “L’esodo giuliano-dalmata nella letteratura”, che si è aperto ieri presso il Civico Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata di Trieste. Organizzato dall’Istituto regionale per la Cultura istriano-fiumano-dalmata (IRCI), in collaborazione con la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trieste e patrocinato da Comune di Trieste, Provincia di Trieste, Regione Friuli Venezia Giulia, Associazione Docenti Italiani e MOD-Società Italiana per lo Studio della Modernità Letteraria, vede la partecipazione di un’ottantina di studiosi. Coordinato da Giorgio Baroni e Cristina Benussi, il simposio è un’occasione per individuare e studiare le opere e le riviste letterarie aventi per oggetto l’esodo giuliano-dalmata, complice pure l’ambiente, che accoglie la mostra “… quel giorno… sì, quel giorno…”, costruita con immagini e testimonianze di chi, dopo la Seconda guerra mondiale, abbandonò tutto nella patria d’origine e cercò una nuova vita in esilio.
E si è parlato di memoria, della necessità del suo recupero e conservazione, in cui guardare fiducioso al futuro, che trova conferma e legittimazione nell’interesse che si sta creando sull’argomento a livello ormai mondiale, come lo dimostra il concorso di studiosi che hanno risposto all’invito dell’Istituto regionale per la Cultura istriano-fiumano-dalmata, creando una comunità ideale, una comunità che, con i suoi approfondimenti e studi, ricolloca la produzione letteraria di queste nostre terre nell’ambito della letteratura italiana.
Chiara Vigini, presidente dell’IRCI, aprendo l’incontro ha ricordato che il presente simposio è in pratica la continuazione di un percorso avviato qualche anno fa e che si tratta di un approfondimento e ampliamento, per ricchezza e peculiarità degli apporti, di tematiche che riguardano tutti noi e che a pieno titolo inseriscono la storia giuliano-dalmata nella grande storia nazionale italiana. Una bella sfida, ma che va assolutamente accettata con coraggio, come ha sottolineato Pasquale Guaragnella, a nome dell’Associazione degli Italianisti. “Bisogna fare uno sforzo e aprirsi sempre di più – ha detto –, dialogando con gli altri, in prospettiva europea e internazionale”. È in tale ottica che i relatori giunti da tutta Europa e da altre parti del mondo si sono fatti coinvolgere dalla cultura giuliano-dalmata: è indubbiamente gratificante e apre nuove prospettive.
Per oggi sono previsti ben 71 interventi. La prima parte della giornata odierna si articolerà in quattro sessioni parallele, ciascuna con una quindicina di relatori, che si daranno appuntamento in altrettanti spazi del Museo di via Torino: le Sale “Alida Valli” (terzo piano), “Quarantotti Gambini” e del Capolavori (entrambe al secondo piano), nonché in quella riservata alle conferenze, al pianoterra. I lavori avranno inizio alle ore 8.55 e, nella seconda parte, alle 15, congiuntamente. Tra gli studiosi connazionali – ieri Elis Deghenghi Olujić (Dipartimento di studi in lingua italiana dell’Università “Juraj Dobrila” di Pola) ha tenuto un’interessante lezione sull’itinerario sofferto degli istriani –, segnaliamo la presenza di Corinna Gerbaz Giuliano, del Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Filosofia dell’Università di Fiume, con “Immagini dell’esodo nella produzione letteraria di Marisa Madieri ed Elsa Fonda”, Eliana Moscarda Mirković, del Dipartimento di studi in lingua italiana dell’Università “Juraj Dobrila” di Pola, con “Il dialogo tra la storia e la memoria nella narrativa femminile istro-quarnerina”, Sandro Cergna, pure lui del Dipartimento di studi in lingua italiana dell’Ateneo polese, con “Ruveigno, echi e ricordi della città istriana nei versi di Bepi Nider”, e Gianna Mazzieri Sanković (Dipartimento di Italianistica dell’Università di Fiume), con “Dallo straniero al diverso: immagini di letteratura quarnerina”.
Insomma, si stanno aggiungendo preziosi tasselli a un argomento fondamentale per tutti gli istriani, fiumani e dalmati, come osservato dal direttore dell’IRCI, Piero Delbello, auspicando che si continui su questo percorso.
Ilaria Rocchi
“la Voce del Popolo” 1 marzo 2013