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Cosa scriverebbe Tomizza oggi? (Voce del Popolo 24 gen)

di Milan Rakovac

Di che cosa scriverebbe oggi Fulvio?, è questa la domanda che mi sono sentito rivolgere a uno dei Forum Tomizza. Forse di una storia d’amore nata a Trieste tra un musulmano del Senegal e una cristiana giunta dalla Moldavia, di come questo amore viene ostacolato, dei tentativi fatti per impedire che i due si sposino, e di un matrimonio celebrato in segreto da un rabbino…, è stata la mia risposta.

Forse, però, scriverebbe un nuovo romanzo, una parafrasi del famoso “La miglior vita”, UNA VITA PEGGIORE?

Perché la sua Dragogna, il fiume che attraversava praticamente tutti i giorni, sembra oramai lo Stige istriano e quasi quasi non si riconosce più, perché mai prima nella storia ha diviso! Non lo ha fatto nemmeno ai tempi dei nazionalismi irredentistico-popolari, né nel periodo fascista, né all’epoca della Zona A e della Zona B, e neanche durante il comunismo.

Per esempio, quando iera le Zone A e B, iera anche La Propussnizza, e me ricordo un tal’ Rumin (de soranome) che ‘l andava in giro sussurando, per dir, ma a vose piena (!), altrimenti chi lo podeva sentir, portando roba contrabandada. Ala zene roba ž Tršta, botruni, botunače, igle, konci; ala donne roba de Trieste, italiana, de prima classe…

Ma che cosa vado dicendo?

Anche adesso si può attraversare liberamente la Dragogna, magari col’ controllo alla GMA (Governo Militare Alleato, quello dei tempi delle Zone), e anche senza essere muniti di documenti si può arrivare da Capodistria a Trieste!

Esatto, però ai tempi dell’Italia, e anche in quelli della Jugoslavia, era normale andare a Capodistria e a Trieste senza aver paura che qualcuno potrebbe bucarti i pneumatici o gridarti “aufbiks!” (un invito al pestaggio in un tedesco storpiato). Fulvio scriverebbe oggi di un Italiano di Pola il cui figlio ha la doppia cittadinanza e lavora a Capodistria, e di come questo viene picchiato a Fiume perché Sloveno e licenziato a Capodistria perché Croato.

Insomma, oggi, finalmente, Fulvio Tomizza scriverebbe quel racconto o addirittura quel romanzo del quale mi raccontava (e del quale io ho già scritto anche su La Voce, ma non importa – repetitio est mater studiorum…). Ora, però, per non essere ripetitivo, presenterò sulle pagine de La Voce la mia versione in versi di una storia dedicata a un cane sloveno che in Croazia morse un cittadino italiano:

EL TRICK DEL TRICK DE MATERADA

Andavino a spasso zo per la Giulia,/ ti zopicando e mi ridendo,/ perché ti me stavi racontando el trick d’un altro Trick,/ can non triestin, ma sloven che te stava morsicando/ quando stavi ingrumando i asparagi.

E dopo el dottor a Umago el te stava infassansdo/ e el polissioto croato domandando/ squasi cantando y bailando/ fiero de punir el can stranier sloven e su’ paron sloven anche lu’,/ paron de lu’ de ‘sto can,/
che stava versando el sangue d’un cittadino nostran-domaći croato.
Fin’ al punto quando concludendo l’indagine/ iera ciaro el trick del Trick de Materada;/ che el can sloven no ’l magnava carne croata/ ma italiana,/
e el omo rasegnado te stava rasegnando,/ e la sa sior mio mi al posto suo gaveria almeno alssado le braghe;/ perché le xe Marzotto.

E la tua gamba stava guarendo,/ e ti e mi zo per la Giulia spassegiando,/ ti zopicando e mi ridendo.

Per quelli che forse non sanno “Trick, storia d’un cane” è il titolo di un libro di Tomizza.

El trick qua invesse xe, che adesso su Dragogna domina una vergogna storica, e legendo la storia de Gian Antonio Stella come che i ga messo la frontiera nell’orto tra pomodori e bisi de una tal’ siora Anna Del Bello Budak (ma guarda ti che combinassion de cognomi, ‘sta siora, italianissimi e croatissimi!!!), digo – ma che rassa de politici i xe ‘sti qua e ‘sti là?

E dopo ‘sto Memorandum di cooperazione italo-croato, digo mi, dai-dai, ala su, meno mal, no xe che la galina ga magna el servel (come se diria dalle mie parti) proprio a tutti-tutti?

Nel frattempo, ho deciso di pubblicare un mio testo scritto negli anni ‘90 del secolo scorso “Un orso nel Golfo di Pirano” (trasmesso sulle onde di Radio Koper-Capodistria nella versione di radiodramma). Xe ‘sto orso che ‘l scampa via de Lika, perché xe la guerra, e el capita nel Golfo de Pirano, e scopia l’incidente – de chi el xe ‘sto orso, nominado Orso Brundo secondo ‘l poema de Vladimir Nazor, che conta come i Veneti tajava le querce sul Velebit…

Vien so una comission internassional, e el Orso Brundo, piena pipa de ‘sto remitur, el monta sul Pegasus (caval volante – se leggi ancora la mitologia greca?) e el svola nei cieli – internassionali…

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