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Cristicchi, polemica sulla pièce sugli esuli istriani (huffingtonpost.it 19ott13)

Due integrazioni, senza le quali lo spettacolo non sarebbe potuto andare in scena. È già polemica sull’opera di Simone Cristicchi, che debutterà il prossimo 22 ottobre al teatro Stabile di Trieste. Si intitola “Magazzino 18”, (scritto insieme al giornalista Jan Bernas) e tratta del dramma dell’esodo istriano, giuliano e dalmata a partire dal gigantesco silos nel quale i migranti dovettero abbandonare le proprie masserizie, tutt’oggi chiuso al pubblico e in stato di semi-abbandono. Un brano recitato da una bambina in sloveno e un testo sulle violenze italiane in Slovenia. Queste le “integrazioni” consigliate ai due autori, secondo quanto riporta Gilberto Paris Lippi, vicedirettore del teatro triestino.

“Ma io non ho ricevuto alcuna pressione – spiega Cristicchi, raggiunto da Huffpost – solo consigli, sia da destra che da sinistra. Questa dietrologia non prende in considerazione che io sono un artista e un uomo libero, non mi lascio manipolare facilmente. Sta a me e Jan decidere cosa prendere e cosa no, perché quello che mi preme è dare delle emozioni alla gente con questa storia. Mi dispiacerebbe molto se la polemica prendesse il sopravvento su uno spettacolo che mi è costato una fatica enorme”.

Lippi ha attaccato dalle pagine del Piccolo, quotidiano del capoluogo del Friuli Venezia Giulia : “Un mese fa mi è giunta voce che lo spettacolo avrebbe subito alcuni cambiamenti – spiega – così mi sono interessato alla vicenda venendo purtroppo a conoscenza che agli autori è stato suggerito di aggiungere la lettura di una citazione di Boris Pahor (scrittore critico nei confronti delle ragioni e delle dimensioni dell’esodo) che parla del Balkan e la lettura di una poesia recitata da una bambina in sloveno con i sottotitoli in italiano”.

La conferma arriva dal direttore dello Stabile, Milos Budin, che fa implicitamente capire di aver sollecitato i cambiamenti: “Mi sono solo accertato che lo spettacolo sia in linea con le condizioni di unità raggiunte dalla nostra società – dichiara – e che non metta a repentaglio la capacità dimostrata da Trieste di superare certe divergenze e lacerazioni. Anzi, – aggiunge – auspico che questo spettacolo contribuisca a questo percorso e consiglio a chi vuole giudicare di venire prima a vedere lo spettacolo. Invito tutti a voler bene a questa città – conclude il presidente dello Stabile – e di lavorare affinché Trieste vada avanti godendo di buona considerazione dal mondo circostante vicino e lontano”.

“Ho sentito dire che io sarei un furbo – spiega Cristicchi – che si diverte ad accendere polemiche. Vorrei sapere quali altre polemiche avrei acceso in questi anni, sono così furbo che già mi sto prendendo gli insulti di tanta gente solo per aver voluto raccontare una storia”. “Comunque – continua – invito tutti ad astenersi su commenti su uno spettacolo che ancora non ha debuttato, e che, anche senza le polemiche di oggi, ha fatto registrare già il quasi tutto esaurito dei 1500 posti del teatro per le prime 6 serate. Ci sono dietro due anni di lavoro sulla scrittura, lo studio, la ricerca di materiale. Questo rischia di non valere più nulla se si darà la priorità ad altro. Posso dire che lo spirito generale è quello di unire, non di dividere, e in questo ho avuto riscontri positivi sia da destra che da sinistra”. Ma il timore rimane: “Visto il clima creatosi, sarà però arduo riuscire a far voltare pagina. L’unica cosa che mi interessa è rendere omaggio agli esuli e alla loro storia nel migliore dei modi possibili”.

All’Huffington post, il co-autore Bernas esprime il suo “forte scetticismo nell’inserire nello spettacolo un brano di Pahor”. “L’intenzione – prosegue – è quella di preservare l’opera da inutili polemiche, che purtroppo sono già arrivate. Come, d’altra parte, era normale per uno spettacolo atteso da oltre sessant’anni”.

Sulla vicenda, il cantautore romano aveva già scritto una canzone, contenuta nell’album uscito in occasione di Sanremo e anticipata dall’Huffingtonpost. E non è la prima volta che Cristicchi viene sottoposto a questo tipo di pressioni. In un’intervista a Libero spiegava: “Se prima per i temi che toccavo mi consideravano di sinistra a un tratto sono diventato un fascista. Io invece sono un artista, voglio raccontare storie. Non mi interessano questi giochi politici. Mi sento libero di occuparmi delle storie che voglio. Più mi attaccano e più io mi incaponisco. Sfido queste persone che mi accusano. Spero vengano a teatro e si ricredano. Nel testo non c’è niente di revanscista. È equilibrato e intende raccontare un pezzo dimenticato della nostra storia di italiani”.

Pietro Salvatori su www.huffingtonpost.it 19 ottobre 2013

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