Due mesi e mezzo prima dell’entrata nell’Unione, la Croazia non può certo vantarsi dello stato d’euforia dei suoi cittadini per l’ingresso nella grande famiglia europea. Alle prime elezioni per il Parlamento europeo, ha votato soltanto il 20,84% dei cittadini.
La già scarsa percentuale sarebbe stata ancora più bassa se il ministero della Pubblica Amministrazione, una decina di giorni prima delle elezioni del 14 aprile, non avesse pubblicato l’elenco aggiornato degli aventi diritto di voto. Questo elenco ha addirittura 763.814 elettori in meno rispetto a quelli che hanno votato alle ultime elezioni politiche alla fine del 2011.
È solo grazie a questa manovra che la Croazia ha evitato il record di assenteismo alle elezioni per il parlamento europeo. Soltanto la Slovacchia nel 2004, alle sue prime elezioni per i rappresentanti all’Unione, ha registrato un’affluenza più bassa.
Nonostante le elezioni croate per il Parlamento europeo siano state le meno interessanti dalla sua indipendenza nel 1991, con una campagna elettorale noiosissima e totalmente irrilevante, esse hanno comunque lanciato dei segnali forti. La coalizione di centro sinistra al governo, guidata dal premier socialdemocratico Zoran Milanović, ha subito una sconfitta.
Anche se il numero di voti che hanno segnato il vantaggio del partito di opposizione Unione democratica croata (HDZ) si può misurare col bilancino del farmacista (5.876 voti in più rispetto al SDP), questo dato segnala comunque l’umore dell’opinione pubblica, delusa dagli scarsi risultati di un anno e mezzo del governo di centrosinistra.
Ecco quindi che l’HDZ – nonostante tutti gli scandali di corruzione, il più grande dei quali è quello relativo all’ex premier Ivo Sanader che sta già scontando la condanna in prigione, ed è sotto processo per altri gravi reati – avrà nel Parlamento UE sei rappresentanti. L’SDP ne avrà cinque, e i laburisti uno.
La grande sorpresa delle elezioni è certamente l’ingresso al Parlamento europeo della presidentessa di una delle frazioni del Partito croato del diritto (HSP dr. Ante Starčević), Ruža Tomašić, che, come partner di coalizione, era sulla lista insieme con i candidati dell’HDZ.
Tomašić non solo è entrata nel Parlamento europeo, ma sulla lista comune ha ottenuto anche il numero più alto di preferenze. Ruža Tomašić negli anni scorsi si è distinta per la sua netta opposizione all’ingresso della Croazia nell’Unione. Su questa posizione ha costruito la politica del partito, spaventando i cittadini croati con lo spauracchio della perdita di sovranità e di identità nazionale, se la Croazia fosse entrata nell’UE.
Ma si è distinta ancora di più con la recente dichiarazione secondo la quale “la Croazia è dei croati, e tutti gli altri sono solo suoi ospiti”. Dichiarazione che ha incontrato la condanna di grande parte dell’opinione pubblica ed anche della politica ufficiale. Fra i vari che hanno reagito alla sua uscita xenofoba anche il premier Milanović, il quale, dopo che si è saputo che la Tomašić andrà al Parlamento europeo, ha detto: “Ruža Tomašić è peggio di una calamità naturale”, ricordando la frase con la quale la Tomašić ha definito tutti i cittadini della Croazia che non sono di nazionalità croata “ospiti”.
Ad ogni modo, la Croazia nel Parlamento europeo per un anno avrà la stessa presenza di destra e sinistra, perché insieme ai rappresentanti del SDP c’è anche il rappresentante del Partito laburista croato, che è un partito di sinistra.
Una delle particolarità delle prime elezioni per il Parlamento UE è certamente il fatto che c’è stato addirittura il 5,07% di voti non validi. Siccome il cinque percento era lo sbarramento per l’ingresso di un rappresentante nel Parlamento europeo, sui social network già circolano le barzellette sul fatto che a Bruxelles la Croazia sarà rappresentata anche dal Partito dei voti nulli.
Gli analisti però spiegano questa alta percentuale di voti nulli in un duplice modo: il primo è che alla maggior parte dei cittadini non era ben chiaro come votare per il Parlamento UE, e il secondo che annullando la scheda elettorale una parte degli elettori ha voluto esprimere una forma di protesta personale. Anche questa protesta può essere duplice: alcuni hanno votato in questo modo per esprimere l’insoddisfazione dell’ingresso della Croazia nell’UE; altri perché erano contrari alla separazione delle elezioni europee da quelle locali, che si terranno solo fra un mese.
Siccome le amministrative in Croazia sono state fissate per il 19 maggio, alcuni partiti politici, media e parte dell’opinione pubblica erano d’accordo per unire le elezioni europee e quelle locali. Così, affermavano i sostenitori di tale idea, l’affluenza degli elettori sarebbe stata più alta e, cosa più importante, si sarebbero risparmiate circa 80 milioni di kune (poco più di 10 milioni di euro). Chi era a favore di questa soluzione ha ricordato che spendere una tale somma di denaro era assurdo, perché i rappresentanti vengono eletti per il periodo di un anno, dato che nel 2014 comunque si terranno le elezioni per il Parlamento europeo in tutti gli stati membri. Ma il presidente della Repubblica ha fissato le elezioni europee per il 14 aprile. Il motivo: un’unica campagna per le europee e le amministrative avrebbe del tutto messo in ombra la sfida per i 12 posti croati a Bruxelles.
Bruxelles è del tutto insoddisfatta della debole risposta dei cittadini croati alle elezioni per il Parlamento UE. Dalla sede dell’Unione giungono voci di “lamentela e dispiacere” per la scarsa affluenza. “Ci rammarichiamo per questa debole risposta, ma spero che l’ingresso della Croazia nell’Unione europea e il lavoro dei suoi rappresentanti eletti aumenteranno la partecipazione alle elezioni dell’anno prossimo”, ha sottolineato Hannes Swoboda il capo del gruppo dei rappresentanti socialisti al Parlamento europeo. Già l’anno prossimo si vedrà se sarà effettivamente così.
Drago Hedl
www.balcanicaucaso.org 17 aprile 2013