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Croazia e Albania sono nella Nato (Il Piccolo 02 apr)

di MAURO MANZIN

TRIESTE Nessun clamore, nessuna festa in piazza. Ieri il presidente della Croazia, Stipe Mesic ha ricevuto a Washington i documenti di ratifica di adesione alla Nato, formalizzando così il nuovo status del Paese nello scacchiere geopolitico mondiale. E a Zagabria, così come nel resto del Paese, la giornata è stata vissuta come una delle tante. Alle prese con la crisi mondiale, con il caroprezzi e con la disoccupazione. Ma, soprattutto, alle prese con il contenzioso con la Slovenia che ha bloccato il processo di adesione della Croazia all’Unione europea. Slovenia che però, almeno nel suo Parlamento, ha espresso un voto bipartisan per la ratifica del trattato di adesione di Zagabaria all’Alleanza Atlantica. C’è stata la piccola parentesi di un referendum contro l’ingresso del Paese vicino alla Nato, ma tutto è naufragato nel nulla grazie anche a una diplomatica e istituzionalmente ineccepibile sentenza della Corte costituzionale slovena.

«La Croazia ha raggiunto uno dei suoi due obiettivi strategici posti dopo l’indipendenza proclamata nel 1991: è diventata membro della Nato. Il prossimo obiettivo è la piena adesione all’Unione europea». Questa invece la posizione ufficiale del presidente croato Stipe Mesic dopo che l’ambasciatore a Washington ha consegnato i documenti di ratifica di adesione al Patto atlantico formalizzando così il nuovo status del Paese. Il contributo della Croazia all’Alleanza consiste di 26 mila militari ben addestrati, molti di loro con un’esperienza di combattimento diretta acquisita durante la guerra dei primi anni Novanta. Il piano di sviluppo delle forze armate croate prevede 16 mila soldati di stanza, 2 mila soldati di leva volontari (due anni fa è stato abolito il servizio obbligatorio), 6 mila di riserva e 2 mila civili al servizio dell’esercito. Circa 700 saranno costantemente dispiegati nelle missioni della Nato e dell’Onu all’estero, mentre altri 4.000 saranno pronti ad intervenire in operazioni belliche internazionali. Di loro 1.600 saranno a disposizione dell’Alleanza per le operazioni lampo, pronti a partire per una zona di crisi in massimo cinque giorni. Entro il 2015 il Paese metterà a disposizione della Nato per situazioni straordinarie quattro caserme, tre aeroporti e una base navale a Spalato.

Dunque a due giorni dal Vertice per i suoi 60 anni, la Nato realizza il quinto allargamento della sua storia accogliendo nella sua famiglia l’Albania e la Croazia e portando a 28 il numero dei suoi membri. L’adesione dei due Paesi dei Balcani, che era stata decisa al Vertice Nato di Bucarest dello scorso anno, è stata formalizzata, come detto, ieri a Washington dove gli ambasciatori di Tirana a Croazia hanno presentato i documenti previsti dalla procedura. «Da oggi pomeriggio Albania e Croazia entrano formalmente nell’alleanza portando il numero dei suoi membri da 26 a 28», ha annunciato a Bruxelles James Appathurai. «Albania e Croazia hanno lavorato duramente per soddisfare i criteri democratici e militari richiesti dall’adesione», ha commentato il portavoce. «Sono due Paesi che hanno vissuto il difficile periodo dei Balcani occidentali. E che ora meritatamente prendono pieno posto nell’Alleanza dove avranno piena voce, come tutti gli altri alleati. Avranno il beneficio di godere di una sicurezza collettiva, ma avranno anche tutte le responsabilità che ciò comporta», ha aggiunto. Le bandiere dei due Paesi saranno innalzate nel quartiere generale della Nato a Bruxelles martedì 7 aprile prossimo, nel corso di una cerimonia ufficiale.

 

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