La Croazia si trova nuovamente nel mirino delle agenzie internazionali di rating. A Zagabria soggiornano in questi giorni i rappresentanti di due agenzie, la Fitch e la Standard&Poor’s, che stanno esaminando con attenzione la situazione finanziaria del Paese, con particolare riguardo per lo stato di salute dei conti pubblici. Dopo i colloqui con gli esponenti del ministero delle Finanze e della Banca nazionale, la agenzie forniranno una nuova valutazione del rating creditizio croato. Verso la fine dello scorso anno queste stesse agenzie avevano declassato il rating del Paese al livello di spazzatura.
Nel frattempo la Croazia è entrata in Europa, ma il clima economico non appare migliorato. Lo ammette anche il vicepremier Branko Grčić: il deficit è sempre elevato, il debito pubblico sfiora il 60 per cento. E per giunta l’economia annaspa. Nei mesi a venire il governo dovrà cercare di ridurre da un lato il deficit e dall’altro cercare di creare la condizioni per la ripresa della crescita economica. Una classica missione impossibile, potremmo dire.
A rendere ancora più incerta la situazione finanziaria è l’attesa per la sentenza di appello nel caso dei mutui vincolati al franco svizzero.
Le banche condannate in primo grado dal Tribunale commerciale di Zagabria a riconvertire in kune i mutui e a rimborsare i clienti hanno presentato, come noto, ricorso in appello e lanciato un grido d’allarme sui rischi che corrono nel caso in cui la sentenza di primo grado dovesse passare in giudicato. L’Associazione Franak, che raggruppa i clienti delle banche, si è indignata per il fatto che il governo abbia ricevuto gli esponenti degli istituti di credito. L’associazione ha accusato l’Esecutivo di aver ceduto alle pressioni della lobby bancaria e di aver lanciato messaggi con cui ha cercato di esercitare pressioni sulla corte d’appello.
La stampa, che inizialmente aveva simpatizzato per i cittadini vittoriosi contro le banche, negli ultimi giorni ha iniziato a muoversi con più cautela e a dare spazio alle voci secondo le quali un’eventuale conferma del verdetto di primo grado potrebbe avere effetti deleteri per la stabilità finanziaria del Paese.
A prescindere dal braccio di ferro sui mutui, l’entrata della Croazia nell’Unione europea è avvenuta in un momento in cui l’Europa si trova a fronteggiare la crisi economica che ormai tutti conosciamo e in cui molti hanno perso fiducia nell’iniziale progetto di cooperazione e pacificazione tra Stati, per il quale l’Unione europea ha vinto il Nobel per la pace. Un momento particolare, dunque, per la new entry croata, che si ritrova a dover fare i conti con una situazione finanziaria a dir poco disperata, come del resto confermato dal declassamento, mesi fa, del rating al livello spazzatura.
Quindi il ventottesimo Paese dell’UE si è andato ad aggiungere ad altri due Stati membri che devono far fronte allo stesso livello di rating, l’Ungheria e l’Irlanda. Normalmente, l’ingresso nell’UE dovrebbe rappresentare un notevole propellente per l’economia. Ma le valutazioni delle agenzie internazionali nei mesi scorsi erano tutt’altro che improntate all’ottimismo e si affermava “la congiuntura europea e l’inerzia del Governo croato nelle riforme limiteranno probabilmente gli effetti positivi dell’ingresso nel mercato comune”. Anzi c’è il rischio che si avveri un’altra previsione, quella secondo cui con un quadro finanziario estremamente fragile, l’ingresso in Europa possa addirittura peggiorare ulteriormente la situazione per Zagabria, incrementandone il deficit di bilancio.
La Croazia, dunque, permane in una situazione di profonda recessione in un biennio messo a dura prova dalle misure di austerità interna e dalla crisi degli investimenti esteri, bruscamente diminuiti nel Paese.Le ricette che solitamente “propinano” gli esperti internazionali potrebbero rendere ancora più dura la vita ai cittadini croati.
Facile per le agenzie straniere di rating, così come per gli economisti croati, parlare di taglio delle spese. Facile dire che è necessario tagliare gli stipendi dei dipendenti statali. Facile calcolare quante persone ottengono una pensione dal bilancio non avendola guadagnata con il loro lavoro ma perché sono veterani di guerra o membri della famiglia dei veterani, perché la loro fabbrica in seguito alla privatizzazione è stata chiusa per lasciare spazio ad un immobile esclusivo, perché avevano più di 40 anni quando la ditta è stata privatizzata e non rientravano più negli standard moderni… Come togliere ora a queste persone i soldi che ricevono già da anni? Facile affermare che le amministrazioni locali di 429 comuni, 126 città, 20 contee e la città di Zagabria sono troppo costose per un Paese di 4,44 milioni di abitanti. Questi comuni, però, città e contee, hanno i loro sindaci, vicesindaci, capi e segretarie, e si tratta di un buon numero di persone che si sono assicurate un buon posto di lavoro.
Il guaio è quello solito: ai tagli dei governanti potrebbero seguire i “tagli” dei voti alle elezioni. La gente voterà per chi diminuisce le paghe o toglie la pensione? Voterà per chi non può assicurare una strada o una scuola oppure finanziare un’impresa che fa vivere gli abitanti di un’intera città? Nessuno ha ancora vinto le elezioni con un programma di risparmio, in particolare scegliendo di togliere alla gente ciò che ha già ottenuto o che le è già stato promesso. Alla gente in fondo non interessa il motivo per cui resta senza stipendio o senza pensione, ma cerca i colpevoli che gliele hanno tolte. Per questo sono vani tutti gli inviti al risparmio radicale e ai tagli di spesa. La tattica croata nella lotta alla crisi è quella di rimandare tutto.
Con un’unica eccezione agli occhi dell’opinione pubblica: quella del ministro delle Finanze, Slavko Linić, che ha lanciato un’autentica crociata contro gli evasori fiscali e i debitori nei confronti dell’erario. Già tempo fa i debitori sono stati messi alla gogna con la pubblicazione dei loro nomi. Ora è in atto la battaglia senza quartiere chiamata fiscalizzazione. Gli esercizi di ristorazione, bene o male si sono adeguati, nei mercati invece puntano i piedi e accettano con grosse difficoltà la novità chiamata registratori di cassa fiscali. Linić, è ben noto, non fa sconti a nessuno e stando ai sondaggi la sua caparbietà piace alla gente.
Però questa “battaglia di principio” non è ancora accompagnata da risultati adeguati sul piano finanziario. L’erario continua a fare acqua da tutte le parti e la stretta fiscale rischia di spingere molti a chiudere bottega. Con il rischio di inasprire la spirale della recessione. Già appare sufficientemente sinistro il dato che la disoccupazione resta estremamente elevata anche se ci troviamo nel bel mezzo della stagione turistica, quando le mansioni stagionali legate all’industria dell’ospitalità dovrebbero favorire almeno temporaneamente una ripresa marcata delle assunzioni.
Dino Saffi
“la Voce del Popolo” 18 luglio 2013