Il 58 per cento dei cittadini croati ha la percezione di vivere peggio di un anno fa, il costo della vita è in costante aumento e le paghe vengono tagliate: sono questi alcuni dei motivi che hanno spinto i Sindacati croati indipendenti (HNS) a rivolgersi al premier Zoran Milanović con una lettera aperta. A firmarla è il presidente dell’associazione dei lavoratori, Krešimir Sever, che ribadisce che le ricerche svolte di recente rivelano un clima molto preoccupante.
“A gennaio il costo della vita è aumentato del 5.2 per cento, mentre le paghe continuano inesorabilmente ad essere tagliate. La percentuale dei cittadini che vede il proprio standard di vita erodersi cresce sempre più: dal 47 per cento del 2011 siamo passati al 58 p.c. del 2012 e la tendenza non sembra destinata ad invertirsi”, scrive Sever, che sottolinea come un cittadino croato su due ha tagliato tutte le spese rimodulabili, ma che ciò non basta ad arrivare a fine mese. “Ben il 46 per cento delle famiglie non arriva alla quarta settimana e le previsioni sono davvero nere: l’82 p.c. dei cittadini si aspetta nuove ondate di rincari nel corso dell’anno”.
Passando ad analizzare la situazione inerente alle paghe, Sever ricorda che a dicembre la paga al netto registra una flessione dello 0,11 p.c. rispetto al dicembre 2011, che la forbice tra entrate e importo necessario a coprire le necessità di una famiglia ammonta a ben 2.655 kune e che pertanto, in media, gli stipendi bastano appena a coprire il 70 p.c. delle spese.
E nemmeno gli indicatori macroeconomici spingono all’ottimismo. La produzione industriale segna un – 5,6 per cento su base annua, il numero delle persone in rapporto di lavoro è di poco superiore a 1,4 milioni, mentre il numero di pensionati ha sforato il tetto degli 1,2 milioni di persone. Il rapporto è dunque di 1,18:1 e la tendenza spinge all’equiparazione del numero delle due categorie. In aumento anche il numero dei disoccupati, che si porta sempre più vicino alla soglia psicologica dei 400.000. Ancora, i cittadini che si vedono il conto corrente bloccato è vicinissimo alle 250.000, mentre il debito complessivo è di quasi 18 miliardi di kune. “La situazione è dunque allarmante e non possiamo non invitare a una mobilitazione generale. Quello che serve è una revisione radicale delle politiche economica e sociale”, scrive Sever che, rivolgendosi al premier afferma: “Il suo governo sta andando nella direzione sbagliata. È giunta l’ora di cercare aiuto, ma questo appello – conclude Sever – non va rivolto né all’FMI, né alla Banca mondiale, né alle agenzie di rating perché il suo governo evidentemente non ascolta quello che dicono né segue i loro consigli”.
(chb / “La Voce del Popolo” 26 febbraio 2013)