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Croazia nell’UE: stop dalla Romania? (Il Piccolo 08 gen)

di MAURO MANZIN

TRIESTE Con il nuovo anno esplode in casa Europa il botto Romania. Al veto di Francia e Germania all’ingresso di Bucarest e di Sofia nello spazio Schengen la replica del presidente rumeno Basescu è molto chiara: d’ora in avanti siamo pronti a porre il nostro no a ogni decisione comunitaria per il quale è necessario il consenso di tutti e 27 gli stati membri. E la prima a dover pagare le conseguenze di questa faccia a faccia sembra la Croazia che a breve dovrà affrontare proprio il ”palcoscenico” comunitario per ottenere il tanto agognsato sì all’adesione. Uno stop che è una vera e propria beffa per Zagabria dopo tanti sforzi e la lunga e defatigante lotta contro il tempo.

In Bulgaria Hans Gerhard Doering, concittadino di Angela Merkel, consigliere del primo ministro Borisov per gli affari europei ha ammesso che, nonostante le rassicurazioni in senso contrario espresse non prima di due mesi fa dalla Commissione europea, la questione Rom è stata esiziale nel determinare il no di Parigi e Bonn.

In una recente visita a Bucarest e Sofia, inoltre, il Cancelliere tedesco Angela Merkel aveva pure sottolineato come la Germania era molto preoccupata dello stato comatoso della giustizia nei due paesi neo-comunitari nonché della corruzione estesa esistente nella loro Pubblica Amministrazione. Ciò avrebbe comportato il pericolo per la vecchia Europa di essere invasi da una moltitudine di disperati e criminali provenienti dalle nazioni asiatiche e slave dei Balcani, nonché dell’ex spazio sovietico, fatte transitare attraverso Romania e Bulgaria senza troppi controlli di polizia in cambio del pagamento di laute tangenti. Proprio a causa della difficile situazione sociale esistente dalle parti di Sofia e, soprattutto, dalle parti di Bucarest, oggi l’ingresso della Romania nell’Unione europea viene considerata un grave errore compiuto sia a Parigi che ad Amsterdam (ed anche a Roma) a causa della presenza entro i confini del paese danubiano di due milioni di Rom, Francia e Germania, ma sotto sotto anche Olanda ed
Italia, hanno preferito mantenere un cordone di polizia attorno a questi stati. Da parte sua Sofia sembra abbia ricevuto la promessa che comunque nell’autunno 2011 sarà ammessa allo spazio comune europeo ed in tal senso ieri si è pronunciato il governo bulgaro non smentito da nessuno. Durissima invece la reazione in Romania il cui Presidente della Repubblica Traian Basescu, come riporta il sito Romania News, ha apertamente parlato di «decisione volutamente discriminatoria contro il mio popolo» ed il premier Boc ha rincarato la dose sottolineando come «i Romeni non accetteranno di essere considerati gli ebrei del terzo millennio». Una tale durezza si spiega solamente con il fatto che Francia e Germania, a differenza di quanto assicurato al bulgaro Borisov, hanno invece probabilmente rinviato “sine die” ogni ulteriore determinazione sull’ingresso nell’area Schengen di Bucarest. Bucarest dal canto suo, ora, minaccia rappresaglie ed assicura che porrà il veto su ogni decisione dell’Unione europea che debba essere adottata all’unanimità. La prima minaccia è rivolta alla riforma, voluta da Angela Merkel, del Trattato di Lisbona onde permettere il salvataggio di quei paesi di Eurolandia a rischio bancarotta come Irlanda e Grecia. E poi c’è il dossier Croazia.

Sarebbe forse bene che ora la Romania inizi a parlare con autorevolezza ad ogni nazione dello spazio Schengen e con ogni altro stato confederato nell’Ue assicurandoli in ordine all’intangibilità dei confini orientali con la Moldovia, e si rassegni, pure, a considerare i rom come un proprio problema interno senza cercare di sbarazzarsene agevolandone l’emigrazione all’estero. Molti romeni non gradiranno queste ultime due imposizioni, soprattutto il definitivo addio alla Bessarabia cioè la Moldovia, ma per questa terra facente parte dell’Unione europea di terza divisione è uno sforzo imposto non solo da Germania e Francia ma sopratutto dalla assai poco democratica ed europea Russia.
 

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