di MAURO MANZIN
TRIESTE Le improvvise dimissioni dell’ex premier croato, Ivo Sanader non hanno mai trovato, finora, una ragionevole spiegazione. Motivi di salute? No. Volontà di uscire dall’Hdz? No. Crisi di governo? No. Insomma un vero fulmine a ciel sereno e un bel rebus politico. Ma altrettanto strano appare come nessuno fin qui abbia tentato di vedere quali sono stati i reali motivi dell’improvvisa ”dipartita” dalla scena politica.
Ora però una tesi c’è. E, seppur nota a tutti gli alti livelli politici croati, a renderla pubblica è stato il settimanale ”Nacional”. Secondo la tesi dell’organo di stampa considerata «molto convincente» dietro a tutti ci sarebbe un vero e proprio ultimatum alle dimissioni che l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America avrebbero posto nel giugno dello scorso anno all’ex premier. Se non si fosse fatto da parte le parti avevano a loro disposizione una sufficiente e voluminosa documentazione segreta che certo non andava a vantaggio di Sanader. Alla raccolta di questo scottante materiale avrebbero contribuito, con alcune intercettazioni risalenti al 2004, anche i servizi segreti sloveni.
La storia risale al 18 giugno del 2009 quando Sanader si reca a Bruxelles per avere un incontro con i più alti vertici europei. All’incontro, improvvisamente e assolutamente non previsto nell’agenda, si presenta anche l’ambasciatore statunitense in Croazia, Robert Bradke. Cosa che ha molto stupito l’allora premier croato. E ne aveva ben donde visto che, all’improvviso, si sente enunciare da tutti i presenti che sarebbe meglio che si dimettesse dalla carica di primo ministro essendo la sua persona il più grande problema della politica croata.
Gli avrebbero altresì imputato di essere il più grosso ostacolo sulla strada della Croazia verso l’Unione europea, di non essere in grado di intraprendere una seria e concreta lotta alla corruzione nel suo Paese, di essere, per la sua intransigenza diplomatica, il più grande ostacolo per la definizione del contenzioso sloveno-croato sui confini, accusando altresì la sua leadership governativa di minare l’integrazione euroatlantica della Croazia. Insomma parole pesanti come macigni e pronunciate senza alcuna infioritura politichese o diplomatichese che sia.
Sul tavolo avrebbero fatto bella mostra di sè alcuni voluminosi fascicoli il cui contenuto sarebbe stato reso noto all’opinione pubblica se Sanader non avesse rasegnato le dimissioni. Cosa che 13 giorni più tardi il premier ha puntualmente fatto.
Una nuova atmosfera si è poi creata, secondo il ”Nacional”, tra gli Stati Uniti e la Croazia subito dopo lo scioglimento del nodo diplomatico con la Slovenia relativo ai confini. Nodo che, evidentemente, per gli Usa non era solo una piccola baruffa bilaterale, bensì un vero è proprio ostacolo a quella che è la politica statunitense nell’intera regione. Dopo le sue dimissioni, sempre secondo il settimanale croato, sarebbe «esploso il miglioramento dei rapporti bilaterali tra Usa e Ue». Il che significa che l’ostacolo era stato tolto di mezzo grazie all’impegno internazionale.
Che cosa c’era in quei documenti? Probabilmente prove relative al cosiddetto ”affare Hypo Bank” e alcuni affari illeciti petroliferi con la società Salbatring con sede in Slovenia, da qui l’impegno degli 007 sloveni. Un bel intrigo internazionale.