Bruxelles – Molto negativo per la Croazia l’ultimo rapporto presentato dal Commissario all’allargamento Olli Rehn: quando a Zagabria tutti davano per scontata la piena integrazione del paese nell’Unione europea entro il capodanno 2010, ecco che il rapporto del funzionario europeo, ha evidenziato come la nazione balcanica oggi presenti elementi tali di criticità da renderne impossibile l’ingresso nell’Unione.
Zagabria, ha detto sostanzialmente Rehn, deve risolvere i gravi problemi di corruzione e contiguità tra il potere politico e la criminalità organizzata che tuttora persistono. Il recente assassinio di due giornalisti del settimanale Nacional, il direttore Ivo Pukanik ed il responsabile dell’area marketing Nino Kranjic, omicidio avvenuto nella capitale ad opera di un gruppo di fuoco croato affiliato alla mafia serbo- bulgara che spadroneggia nei Balcani, ha aperto gli occhi alle nazioni dell’Unione europea che hanno in parte deciso di rallentare il cammino di Zagabria verso la piena integrazione.
Francia, Slovenia e, per altri aspetti, anche Italia non paiono più molto entusiaste di fronte alla prospettiva di un’adesione croata senza condizioni. Già l’ultimo allargamento a Romania e Bulgaria aveva fatto molto discutere a causa dei problemi di corruzione esistenti a Bucarest e Sofia tanto che, non più tardi di quattro mesi fa, Bruxelles pur assolvendo, da un lato, la Romania con formula dubitativa, dall’altro si era vista costretta ad irrogare a Sofia gravi sanzioni, considerato il fatto che la mafia bulgara condiziona pesantemente la vita politica di quella nazione.
Inoltre, L’Italia ha aperto con Zagabria un contenzioso pluriennale legato ai massacri della popolazione italiana avvenuta nel triennio 1944- 1947 in Istria , compiuto dalle armate titine in gran parte costituite da elementi serbo- croati. Ancora oggi infatti il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, rivolgendo un appello al governo italiano ha affermato che “ in mancanza di una seria autocritica sulle foibe, seguita da concreti atti legislativi di riparazione del danno” non è possibile accogliere Zagabria nel novero della grande famiglia europea.
Molto astutamente sinora Ivo Sanader, il premier della nazione balcanica, pur condannando a parole la strage di intere famiglie istriane di lingua italiana compiuta dai suoi connazionali, poco o nulla si è adoperato affinché il governo da lui presieduto concretamente riparasse, con apposite leggi, a quel grande eccidio. Pure la procura della repubblica di Bari che indaga sulle cosiddette mafie dei Balcani, temibili quanto le nostrane, con le quali hanno stretto una profonda sinergia, si è detta preoccupata dalla grave “ escalation” criminale in atto in Croazia, dove sistematicamente vengono uccisi i testimoni che dovrebbero sfilare nel capoluogo pugliese innanzi al Procuratore Scelsi della Direzione distrettuale antimafia.
“ Siamo stati addirittura costretti ad archiviare la posizione di un imputato nella nostra inchiesta sulle mafie d’oltre- Adriatico, Milo Djiukanovic, in quanto coperto da immunità diplomatica perché premier del Montenegro”, ha chiosato Scelsi. Considerati tali elementi negativi ora Bruxelles non fissa più una data certa per l’ingresso della Croazia nell’Unione europea, limitandosi ad affermare che certamente essa avverrà dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, quando, presumibilmente, già si saranno avviati pure i negoziati con la Serbia e si inizierà anche a pensare a quali progetti mettere in campo per ancorare all’Unione pure le più arretrate Albania, Bosnia, Kossovo e Montenegro.
Sergio Bagnoli