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Cronache del Giorno del Ricordo a Belluno

 

Giornata del Ricordo: serve un posto più decoroso da dedicare ai martiri delle foibe, per ricordare cioè gli eccidi perpetrati per motivi etnici e politici ai danni della popolazione italiana di Istria, Venezia Giulia e Dalmazia, durante e immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, compiuti dall’ Esercito popolare di liberazione iugoslavo di Tito.

 

«Signor sindaco, è tempo di dedicare un posto decoroso della città ai martiri delle foibe». Così ha chiesto il presidente di Belluno dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Giovanni Ghiglianovich. Con un appunto anche sull’iscrizione che è attualmente posta in stazione, a Belluno: «Non è propriamente giusto: c’è scritto vittime, noi crediamo che siano martiri».

Don Carlo Onorini, esule istriano, ha celebrato la Messa alle 11 nella chiesa di San Rocco ma poi non ha voluto celebrare il Ricordo «sotto un cartello stradale».

E così il sindaco Antonio Prade ha preso l’impegno di porre rimedio «da subito. La politica arriva a piegare la storia, ma questa prima o poi emerge sempre. Sono orgoglioso che dal 2006 si possa celebrare questa manifestazione. Anche voi avete dato un contributo importante per la nostra patria. Da domani ci metteremo al lavoro per vedere cosa possiamo fare».

Per la provincia era presente il vice presidente Michele Carbogno. «Il ricordo va spesso fatto nel silenzio, con piccoli atti simbolici. Vogliamo accogliere l’importanza delle parole del presidente Ghiglianovich». Oltre alla questione della targa, infatti, era stata sollevata l’obiezione che esistono ancora onorificenze concesse dal Quirinale nel 1969 (presidente Saragat) al capo partigiano Tito.

«Come facciamo noi a celebrare, in questa giornata, i nostri caduti e il loro carnefice? Sono le cose straordinarie che sembrano esistere nel nostro Paese. Sembra che il grande cavaliere al merito», ha detto con tono tristemente sarcastico il presidente dell’Associazione, «Tito abbia commesso circa un milione di omicidi. Le nostre associazioni sono insorte e chiedono al presidente Giorgio Napolitano che abroghi l’onorificenza».

«Anche noi riteniamo indegno quell’atto», ha detto Carbogno. Il sindaco di Calalzo con un suo assessore hanno scritto al presidente Napolitano affinché vengano cancellate le vie e le piazze (in 11 comuni d’Italia) che ricordano Tito.

F.F. su L’Amico del Popolo del 20 febbraio 2011

 

(foto L'Amico del Popolo)

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