Nel Museo popolare di Albona un’esposizione dedicata all’influente e potente famiglia albonese, i cui membri svolsero un ruolo molto importante in questa parte dell’Istria.
”La Nobile Signora Contessina N. N. dell’età d’anni 17 circa, nata in Albona nell’Istria, da genitori sani, di temperamento tendente al melancolico, dotata d’un sistema nervoso soverchiamente sensibile ed eccitabile; godette uno stato florido di salute fino all’anno decimoquarto di sua età”.
Risale al 1821 questa descrizione dello stato psicofisico di Margherita Battiala, l’unica erede di Nicolò Girolamo Tommaso Battiala e Paolina Francovich, che pochi anni dopo, nel 1825, si sposò con Lodovico (Ludovico) Lazzarini, dando così inizio al ramo Battiala-Lazzarini. Lo scritto è uno dei documenti una volta appartenenti alla famiglia Battiala ed esposti, dal 18 agosto scorso, nell’ambito della mostra intitolata “La famiglia Battiala”, in quella che una volta era la residenza dei nobili in parola, nel Museo popolare di Albona, ovvero in uno dei palazzi barocchi più rappresentativi in Istria, che porta il nome delle due famiglie. In esposizione soltanto una piccola parte della documentazione acquistata nel 2012 dall’Archivio di Stato di Pisino, istituzione che con la mostra ha voluto dimostrare l’importanza del materiale non solo per il passato di Albona e dell’Istria, ma di tutta la Croazia. A riconoscere il grande valore dei documenti è stata pure la Direzione per la tutela del patrimonio culturale del Ministero della Cultura e dei Media, che ha inserito il materiale in parola nel Registro dei beni culturali della Repubblica di Croazia, nella Lista dei beni culturali preventivamente protetti.
La scoperta e i suoi antefatti
Il riconoscimento e l’esposizione, che rimarrà aperta fino alla fine di settembre, sono frutto di un complesso lavoro svolto dall’Archivio di Stato di Pisino e dal Museo popolare di Albona e iniziato nel 2010, dopo la scoperta da parte dell’odierno dirigente dell’istituzione albonese, Vedran Kos, dell’esistenza della documentazione della famiglia Battiala in un edificio a pochi passi dal Museo. A condividere con Kos l’informazione sarebbe stato uno dei discendenti dei proprietari della stessa struttura residenziale. “Tutti i materiali si trovavano nella soffitta della famiglia di Francesco Giuseppe Antoni”, spiega il professor Tullio Vorano, il quale negli anni della scoperta svolgeva la funzione di dirigente del Museo popolare di Albona, aggiungendo che Antoni era un bravissimo falegname, che costruì tutto il mobilio per l’ex farmacia in via Aldo Negri, lungo la salita per la Cittavecchia. Negli anni 30 dello scorso secolo era pure segretario della Società operaia di mutuo soccorso di Albona e salvò molta documentazione riguardante quest’ultima.
”E sembra che Nicolò Battiala Lazzarini abbia consegnato a lui tutta questa documentazione prima di andarsene da Albona, dicendogli che sarebbe tornato tra qualche anno, ma non tornò mai più”, dice Vorano, confermando che i Lazzarini, che all’inizio del 20.esimo secolo rinunciarono al cognome Battiala, lasciarono Albona dopo la Seconda guerra mondiale. L’Archivio di Stato di Pisino ha acquistato i materiali dalla figlia del falegname menzionato, Clara Antoni Milevoj, su proposta di Vorano, secondo il quale il Museo popolare di Albona non avrebbe avuto i mezzi necessari per farlo, ma nemmeno le forze per catalogare il materiale a dovere e presentarlo al pubblico. “I documenti sono importantissimi e dal materiale risulta, tra l’altro, che il cognome di famiglia era dapprima Battilana, cambiato poi in Battiala”, aggiunge Vorano menzionando soltanto uno dei fatti che andrebbero approfonditi tramite ulteriori ricerche.
Ricchi proprietari terrieri
Soffermandosi sull’importanza della famiglia, Vorano ribadisce che i Battiala erano i più grandi possidenti terrieri nella zona di Albona. “Avevano tantissime proprietà, oltre ad aver costruito il più grande palazzo ad Albona. Dai documenti sono evidenti non soltanto gli acquisti della famiglia, ma si viene pure a sapere dei rapporti di colonato tra la famiglia e diversi operai, o coloni, che lavoravano le terre. La famiglia, inoltre, fu la prima a organizzare il trasporto del carbone da Carpano a Stallie”, precisa Vorano, ricordando che il materiale acquistato dall’Archivio di Pisino comprende pure i documenti che confermano che i Battiala acquistarono il titolo di conti e in precedenza pure quello di cittadini.
Come ha voluto sottolineare l’attuale dirigente del Museo popolare di Albona, istituzione operante nell’ambito dell’Università popolare aperta, il materiale, che interessa il periodo che va dall’inizio del 17.esimo secolo fino al 20.esimo secolo, comprende pure una lettera in cui la suocera di Margherita Battiala suggerisce al figlio d’imparare la lingua italiana. Lodovico Lazzarini giunse infatti ad Albona dal territorio dell’odierna Slovenia. Lo conferma in una recente lettera a Kos, pure Evgenija Lazarini, vedova di Franc Lazarini, uno dei discendenti della famiglia, chiedendo al dirigente del Museo d’intervenire affinché venisse corretto un testo sul palazzo dei Lazzarini-Battiala pubblicato su un sito web albonese in cui come luogo di provenienza di Lodovico (Ludwig) veniva citata la Toscana. Oltre che in Slovenia, come ricorda Kos, un ramo dei discendenti della famiglia Lazzarini, alla quale apparteneva pure l’apprezzatissimo medico Tommaso Lazzarini, si trova oggi a Padova.
Origini turco-albanesi
Soffermandosi sulla presenza dei Battiala ad Albona, Kos conferma che la storia della famiglia può essere datata al Trecento e che il capostipite dei Battiala, come si legge nella biografia della famiglia che il Museo popolare ha messo a disposizione dell’Archivio di Stato di Pisino, fu un corsaro di origini turco-albanesi. Ne parlano nei loro testi inseriti nel catalogo che accompagna la mostra Mirela Mrak Kliman e Biserka Budicin, rispettivamente direttrice dell’Archivio di Stato di Pisino e archivista della stessa istituzione. Riguardo al capostipite, la Budicin scrive che “con la costruzione della torre a San Giovanni, vicino a Valmazzinghi, controllava, per conto di Venezia, il confine marittimo e comandava un brigantino (un tipo di veliero), intercettando le navi che trasportavano il sale a Trieste”, ma anche “attaccando le navi mercantili del Medio Oriente e rubando i soldi guadagnati dalle attività di commercio a Venezia”.
In seguito si legge che la pirateria si manifestò alla fine nel 1627, quando una grande tempesta affondò il brigantino, dopodiché, come spiega Kos, la famiglia Battiala, che si era guadagnata il primo titolo di nobili (precedentemente all’acquisto di quello di conti) grazie al grande contributo alla difesa degli interessi veneziani nelle guerre contro i Turchi e gli Uscocchi, si dedicò all’acquisto di terreni in varie parti dell’Albonese. Tra gli immobili acquistati, pure le case che si trovavano nel luogo in cui oggi sorge il palazzo Battiala-Lazzarini, diventato residenza della famiglia dopo la conclusione della sua costruzione nel 1727, anno raffigurato pure in uno degli stemmi della famiglia presenti ancor oggi nel palazzo Battiala-Lazzarini.
Il contesto europeo
Come si legge nel catalogo dell’esposizione, dal 1700, tramite scambi e acquisti, i membri della famiglia formarono due grandi tenute rurali, una a Dubrova e l’altra a San Martino, oggi utilizzate (parzialmente) a scopi turistici e ristorativi, ciascuna delle quali “aveva 25 zattiche”. Le tenute si aggiunsero ai terreni della famiglia in altre parti dell’Albonese, tra cui Carpano e San Lorenzo d’Albona, come pure al bosco di Punta Ubaz della superficie di 1.000 ettari. Le aree acquistate dalla famiglia sono raffigurate nelle mappe disegnate a mano esposte in questi giorni nel Museo popolare, mentre gli immobili della famiglia, tra cui pure la chiesetta di Santo Stefano, costruita accanto al palazzo Battiala-Lazzarini, sono presentati in alcune delle 18 fotografie scelte per l’esposizione. In mostra pure delle immagini raffiguranti alcuni membri della famiglia.
Nel soffermarsi sui membri della famiglia che si distinsero nel periodo della Serenissima e sui loro discendenti che segnarono gli anni dell’amministrazione austriaca e di quella francese, la Mrak Kliman annovera Tommaso Battiala, giurista di professione e canonico del Capitolo di Albona, nonché vicario generale di Pola e governatore di Orsera, che svolgeva altri incarichi a nome del vescovo della diocesi di Pola; Bortolamio, che era un noto spadaccino; il parroco Domenigo; il vicario di Albona Giacomo, come pure Nicolò Battiala (giovane), che nel periodo della prima amministrazione austriaca svolse l’incarico d’assistente della Corte d’Appello ad Albona, nel periodo dell’amministrazione francese fu nominato commissario prefettizio del Dipartimento istriano nel Distretto di Albona, mentre negli anni della seconda amministrazione austriaca fu deputato per la Provincia d’Istria a Vienna, come visibile in un documento del 1835.
Secondo l’Archivio di Stato di Pisino, la documentazione ha un valore eccezionale anche perché testimonia la partecipazione della famiglia Battiala a un contesto europeo sociale e culturale più ampio e il suo interesse per i temi locali.
Origini turco-albanesi
Soffermandosi sulla presenza dei Battiala ad Albona, Kos conferma che la storia della famiglia può essere datata al Trecento e che il capostipite dei Battiala, come si legge nella biografia della famiglia che il Museo popolare ha messo a disposizione dell’Archivio di Stato di Pisino, fu un corsaro di origini turco-albanesi. Ne parlano nei loro testi inseriti nel catalogo che accompagna la mostra Mirela Mrak Kliman e Biserka Budicin, rispettivamente direttrice dell’Archivio di Stato di Pisino e archivista della stessa istituzione. Riguardo al capostipite, la Budicin scrive che “con la costruzione della torre a San Giovanni, vicino a Valmazzinghi, controllava, per conto di Venezia, il confine marittimo e comandava un brigantino (un tipo di veliero), intercettando le navi che trasportavano il sale a Trieste”, ma anche “attaccando le navi mercantili del Medio Oriente e rubando i soldi guadagnati dalle attività di commercio a Venezia.
In seguito si legge che la pirateria si manifestò alla fine nel 1627, quando una grande tempesta affondò il brigantino, dopodiché, come spiega Kos, la famiglia Battiala, che si era guadagnata il primo titolo di nobili (precedentemente all’acquisto di quello di conti) grazie al grande contributo alla difesa degli interessi veneziani nelle guerre contro i Turchi e gli Uscocchi, si dedicò all’acquisto di terreni in varie parti dell’Albonese. Tra gli immobili acquistati, pure le case che si trovavano nel luogo in cui oggi sorge il palazzo Battiala-Lazzarini, diventato residenza della famiglia dopo la conclusione della sua costruzione nel 1727, anno raffigurato pure in uno degli stemmi della famiglia presenti ancor oggi nel palazzo Battiala-Lazzarini.Alcuni dei libri espostiIl contesto europeoCome si legge nel catalogo dell’esposizione, dal 1700, tramite scambi e acquisti, i membri della famiglia formarono due grandi tenute rurali, una a Dubrova e l’altra a San Martino, oggi utilizzate (parzialmente) a scopi turistici e ristorativi, ciascuna delle quali “aveva 25 zattiche”. Le tenute si aggiunsero ai terreni della famiglia in altre parti dell’Albonese, tra cui Carpano e San Lorenzo d’Albona, come pure al bosco di Punta Ubaz della superficie di 1.000 ettari. Le aree acquistate dalla famiglia sono raffigurate nelle mappe disegnate a mano esposte in questi giorni nel Museo popolare, mentre gli immobili della famiglia, tra cui pure la chiesetta di Santo Stefano, costruita accanto al palazzo Battiala-Lazzarini, sono presentati in alcune delle 18 fotografie scelte per l’esposizione.
Nel soffermarsi sui membri della famiglia che si distinsero nel periodo della Serenissima e sui loro discendenti che segnarono gli anni dell’amministrazione austriaca e di quella francese, la Mrak Kliman annovera Tommaso Battiala, giurista di professione e canonico del Capitolo di Albona, nonché vicario generale di Pola e governatore di Orsera, che svolgeva altri incarichi a nome del vescovo della diocesi di Pola; Bortolamio, che era un noto spadaccino; il parroco Domenigo; il vicario di Albona Giacomo, come pure Nicolò Battiala (giovane), che nel periodo della prima amministrazione austriaca svolse l’incarico d’assistente della Corte d’Appello ad Albona, nel periodo dell’amministrazione francese fu nominato commissario prefettizio del Dipartimento istriano nel Distretto di Albona, mentre negli anni della seconda amministrazione austriaca fu deputato per la Provincia d’Istria a Vienna, come visibile in un documento del 1835.Il palazzo Battiala-Lazzarini in una foto d’epocaSecondo l’Archivio di Stato di Pisino, la documentazione ha un valore eccezionale anche perché testimonia la partecipazione della famiglia Battiala a un contesto europeo sociale e culturale più ampio e il suo interesse per i temi locali.
Lettere e sonetti
Oltre alla documentazione menzionata finora, quella notarile, che costituisce una parte significativa del fondo, i documenti anagrafici, le prescrizioni mediche, i documenti legati alla proprietà, agli obblighi nei confronti dello Stato, al reddito e alle spese, alle attività economiche della famiglia e al suo legame con le altre famiglie importanti di Albona, fa parte del fondo pure la corrispondenza, conservata in ben 5,5 scatole archivistiche. L’esposizione comprende pure delle opere letterarie, in particolare alcuni sonetti, di cui uno scritto per Margherita Battiala e dedicato al suo matrimonio con Lodovico Lazzarini.A detta degli esperti, il materiale è molto ben conservato, gli scritti, tra cui il più antico risale al 1604, sono su carta fatta a mano e pergamena, mentre i documenti, per un totale di 4,43 metri lineari, sono stati conservati nella loro interezza e scritti in modo leggibile in croato, latino, italiano, francese, tedesco e inglese. Per quanto riguarda il contenuto dell’esposizione, oltre ai documenti originali, alle copie e alle fotografie, la mostra, che si compone di 6 unità con 56 reperti, comprende pure tre presentazioni multimediali, create dal “CM studio” di Zagabria, ovvero da Matija Čibej. La prima illustra la biografia della famiglia, la seconda presenta l’albero genealogico, mentre la terza consiste in otto lettere con contenuti interessanti che i membri della famiglia ricevettero o inviarono. Le descrizioni che accompagnano i documenti esposti sono in croato e in italiano. Stando all’Archivio di Stato di Pisino e al Museo popolare di Albona, il fondo è molto prezioso e offre una serie di spunti per ulteriori ricerche in numerosi campi: storico, giuridico, economico, linguistico, etnologico, ma anche medico e farmaceutico. Il catalogo per la mostra, il cui contenuto testuale è bilingue, in croato e in italiano, è stato realizzato nella parte grafica da Ivona Verbanac e stampato dalla tipografia “Art studio Azinović” di Zagabria. A correggere le bozze è stata Kristina Varda, mentre le fotografie sono di Mirjana Gržetić e Jakov Kmet. Le registrazioni audio sono di Radio Istra. A recensire il testo è stato Elvis Orbanić, che ha partecipato alla realizzazione del progetto dedicato alla famiglia Battiala avendo ricoperto l’incarico di direttore dell’Archivio di Stato di Pisino per molti anni. I ringraziamenti degli organizzatori sono andati pure a Tullio Vorano, sulla cui iniziativa l’Archivio ha acquistato il materiale, come pure all’Associazione dei non vedenti della Regione istriana, che ha aiutato gli organizzatori ad adattare una parte dei contenuti della mostra alle necessità dei non vedenti. L’esposizione è stata realizzata con il sostegno del Ministero della Cultura e dei Media, della Città di Albona, dell’Unione Italiana, della Comunità degli Italiani “Giuseppina Martinuzzi” e dell’Ente turistico di Albona.
Testo e foto di Tanja Škopac – 05/09/2021
Fonte: La Voce del Popolo