Entra nel vivo la battaglia degli imprenditori triestini, Gianfranco e Livio Ladini, per ottenere giustizia dopo la penosa, incredibile vicenda legata alla fabbrica di fili Dalmatinka di Segna (Sinj), nell’entroterra della Dalmazia, che li ha visto perdere decine di milioni di euro per il capitale sociale, forniture di merci impagate, interessi passivi, esproprio della fabbrica e dei macchinari.
I fratelli Ladini, che hanno deciso di internazionalizzare il loro caso rivolgendosi anche al presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, hanno inviato a inizio settimana una lettera al ministro dell’Economia croato Ivan Vrdoljak. In essa si ribadisce l’irrisolto problema della Dalmatinka Nova di Sinj (rilevata dall’impresa Distributrice dei Ladini) e si chiede un’urgente risposta alla proposta di accordo, già presentata al premier Zoran Milanovic e alla vice ministro dell’Economia, Tamara Obradovic.
A dare sostegno ai Ladini, così nella missiva, sono anche circa 200 ex dipendenti degli imprenditori triestini, che sollecitano una soluzione positiva della vicenda senza dare vita ad un arbitrato internazionale, evitando pure di coinvolgere le competenti istituzioni europee. «Riteniamo a questo punto, anche con la galoppante crisi economico-industriale in Croazia ed Europa – si legge nella lettera – che la nostra iniziativa di contemplare nell’accordo amichevole la ripresa della produzione tessile a Segna (Sinj) sia un’occasione irripetibile».
A dare man forte ai Ladini sono dunque pure 200 ex lavoratori della Dalmatinka Nova, i quali hanno capito che l’iniziativa per arrivare all’accordo rappresenta l’unica via praticabile per riavviare la produzione nello stabilimento, uscendo così dal catastrofico stallo economico in cui versa tutta la Contea di Spalato, con circa 50 mila disoccupati che ne fanno la capolista croata nella graduatoria dei senza lavoro. C’è poi un altro interessante particolare: nell’anno d’acquisto della Dalmatinka da parte della Distributrice, nel 2002, la produzione mensile variava tra le 5 e le 10 tonnellate, per poi essere portata a circa 120 tonnellate mensili di prodotto di altissima qualità.
(fonte “Il Piccolo” 11 marzo 2013)