Al Centro italiano Carlo Combi di Capodistria si è tenuta una tavola rotonda dedicata al settecentenario della morte del Sommo Poeta alla quale hanno preso parte numerosi studiosi
Al Centro italiano Carlo Combi di Capodistria si è tenuta la tavola rotonda “Dante Alighieri visto dalla sponda dell’Adriatico orientale”, una delle numerose iniziative CNI dedicate al settecentenario della morte del padre della lingua italiana. L’incontro, tenutosi in modalità online, è stato moderato dalla preparatissima Martina Vocci, giornalista di TV Capodistria, la quale ha spiegato come l’obiettivo della tavola rotonda, alla quale hanno preso parte studiosi di spicco, è stato un tentativo di ricostruire una sorta di mosaico tra il Sommo Poeta e l’Adriatico orientale, che lo stesso poeta identificava con il confine di uno spazio linguistico comune in un’epoca che precedeva di molto il concetto moderno di stato e di nazione. L’evento è stato organizzato dal Centro italiano Carlo Combi in collaborazione con la CI “Santorio Santorio” di Capodistria, con il patrocinio della CAN costiera, della CAN di Capodistria e il sostegno del Comune città di Capodistria e del Ministero della Cultura della Slovenia.
Un doveroso contributo
Mario Steffè, presidente della CI “Santorio Santorio” di Capodistria, ha espresso una nota di rammarico per le circostanze in cui si è svolto il programma, che non prevedeva la partecipazione del pubblico a causa della pandemia.
A mitigare parzialmente per quest’occasione perduta – ha osservato – è stato il programma variegato che la Comunità è riuscita a svolgere durante tutto l’anno. Steffè ha quindi voluto ringraziare tutti gli operatori culturali che hanno svolto il loro lavoro con tanto impegno e ha osservato come sia stato doveroso dare il proprio contributo al settecentenario della morte di Dante. Steffè ha infine fatto riferimento al dipinto di Dante realizzato nel 1865 dal pittore capodistriano Bartolomeno Gianelli [vedi immagine di apertura, ndr], che verrà sottoposto prossimamente a un’opera di restauro.
Lo storico Tilen Glavina ha parlato dei Codici danteschi che furono trascritti a Isola alla fine del Trecento con i commenti di Benvenuto da Imola, e dell’operazione culturale della loro edizione anastatica. Di Dante, infatti, non è rimasto alcun documento autografo, ma i suoi manoscritti furono copiati e diffusi molto rapidamente dopo la sua morte. Tilen Glavina si è soffermato sul Codice Parigino e quello Marciano (custodito nella Biblioteca marciana a Venezia). Ha fatto seguito l’intervento da Roma di Donatella Schürzel, presidente del comitato provinciale di Roma dell’ANVGD, la quale ha fatto una carrellata delle iniziative svolte a Roma, Verona e Pola nell’ambito del progetto Dante Adriaticus, mentre Bernardo Gugliotta, intervenuto da Ravenna, ha parlato dei pellegrinaggi danteschi tra le sponde adriatiche.
Le leggende dantesche in Istria
La filologa e specialista in critica dantesca Valentina Petaros Jeromela, ha parlato delle tradizioni storiche e delle leggende relative alla presenza di Dante in Istria, mentre lo storico e direttore del Centro italiano Carlo Combi, Kristjan Knez, ha presentato un resoconto dettagliato sulle celebrazioni per il seicentesimo anniversario dantesco a Capodistria nel 1865. La tavola rotonda si è conclusa con la relazione dello storico dell’arte Enzo Santese, il quale ha trattato il tema “Da Giotto alla contemporaneità in cerca di valori danteschi”.
Stando allo studioso, il primo ritratto utile di Dante è quello di Giotto, che lo aveva realizzato entrando perfettamente nella psicologia del personaggio, anche se i due probabilmente non si erano mai incontrati. Giotto conosceva comunque parecchie cose di Dante, aneddoti che correvano della sua figura, molti anche ingigantiti. “Nei numerosi ritratti che abbiamo di lui c’è un problema somatico e figurale che riguarda il suo naso adunco – ha osservato Santese -. Sembra che secondo gli studi contemporanei questo naso sia stato esagerato, in quanto gli studi convalidano che abbia avuto un naso normale”.
In margine alla tavola rotonda, a Palazzo Gravisi-Buttorai di Capodistria è stata inaugurata la mostra dell’artista triestina Adriana Rigonat, “Anìmule”, ispirata all’opera di Dante, che si potrà visitare fino al 20 dicembre prossimo.
Helena Labus Bačić
Fonte: La Voce del Popolo – 04/12/2021