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Dario Locchi: 4 continenti in 15 giorni (CDM 20 mar)

Primavera intensa per l’Associazione Giuliani nel Mondo di Trieste che coordinerà nei prossimi giorni l’attività dei 60 Sodalizi ed essa aderenti impegnati in una serie  di iniziative di vario genere, dalle cerimonie d’apertura di mostre storico-documentarie agli anniversari di fondazioni di Circoli, dalla presentazione di volumi storico-rievocativi alle tavole rotonde in capitali e città dell’Australia, dell’Europa e delle due Americhe.

Il tutto a confermare il ruolo cardine che assume oggi l’Associazione per la Regione Friuli Venezia Giulia, come spiega il suo Presidente Dario Locchi.

“Le statistiche ci dicono che nell’arco di 130 anni, sono emigrati quasi 27 milioni di Italiani e i discendenti degli emigrati italiani nel mondo sono tanti quanti i residenti nella madrepatria. E’ evidente che di fronte a questi numeri, quelli dell’emigrazione giuliana nel mondo sono numeri modesti: azzardando delle cifre si possono indicare in 100/150 mila i giuliani sparsi per il mondo”.

Ma che cosa s’intende oggi con il concetto di Giuliani nel Mondo?

“Sono gli emigrati di lingua, cultura ed identità italiana provenienti dai territori delle province di Trieste e di Gorizia, dall’Istria, Fiume, dalle isole di Cherso e Lussino e dalla Dalmazia, terre abbandonate con l’esodo alla fine della seconda guerra mondiale, che sono rappresentati in Regione dall'Associazione Giuliani nel Mondo costituita nel 1970”.

Quali sono i Circoli e Club di riferimento?

“Vi aderiscono una sessantina di Circoli. In Australia operano una ventina di Clubs raccolti in una Federazione. Altrettanto importante la presenza in Sud America: in Argentina vi sono una quindicina di Circoli raccolti in una Federazione, ma abbiamo presenze in Brasile, in Uruguay, in Cile e in Venezuela. Per quanto riguarda il Nord America vi è notevole presenza di esuli istriani e dalmati in Canada con 7 Clubs raccolti in una Federazione ed abbiamo alcuni circoli negli Stati Uniti. In Europa le più significative presenze si registrano in Belgio, in Ungheria, in Germania e in Inghilterra. Abbiamo anche un Circolo giuliano a Johannesburg in Sud Africa. Vanno infine ricordate, nel resto d'Italia, le Comunità degli esuli giuliano-dalmati presenti in molte città ed i numerosi triestini e goriziani che operano a Roma ed a Milano”.

E’ ormai riconosciuto il ruolo che queste comunità hanno avuto sullo sviluppo delle realtà che li hanno accolti?

“Certamente, ma è una consapevolezza che spesso rimane nella stretta cerchia di chi se ne occupa. Ecco perché dal 2004, da Trieste è partita una mostra importante, intitolata “Con le nostre radici nel nuovo millennio”, che sta portando un messaggio forte sulla presenza delle nostre genti in tutto il mondo. Curata dal Presidente onorario dell’AGM, Dario Rinaldi, comprende una cinquantina di pannelli e sta riscuotendo un grandissimo interesse tanto che Istituzioni, Consolati, enti pubblici, musei dell’emigrazione ne chiedono la disponibilità”.

Qualche esempio?

“Posso citare il caso degli USA, dove la mostra, dopo essere stata ospitata all’Istituto italiano di Cultura di New York (presente l’Ambasciatore Giovanni Castellaneta, il Console Francesco Maria Talò) giorni or sono è stata allestita presso la prestigiosa sede dell’Italian Educational and Cultural Center nel New Jersey. Presenti la Presidente dell’Associazione giuliani negli USA, Jolanda Maurin, Eligio Clapcich e Mark Bonifacio, coordinatori per l’area del New Jersey, ha fatto gli onori di casa la direttrice del MACC, Carla Mastropiero ed il Console a Newark, Andrea Barbaria. L’esposizione chiuderà i battenti il 30 aprile e quindi verrà portata in visione nelle principali scuole italiane degli Stati Uniti”.

Contemporaneamente è stata annunciata l’inaugurazione della mostra in altre sedi…

“Con l’aggiunta di specifici pannelli relativi all’emigrazione giuliano-dalmata verrà inaugurata in Uruguay, 26 marzo, nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Montevideo. Per l’occasione l’AGM sarà rappresentata dal consigliere Marco Toncelli, membro dell’Esecutivo dell’Associazione. Per tutto il mese di aprile poi ne è prevista l’esposizione presso il Museo de las Migraciones di proprietà della municipalità della capitale uruguaiana. Dall’Uruguay passerà quindi in Cile (Santiago), in Venezuela (Caracas) e in ben 5 metropoli del Brasile. E non possiamo dimenticare Roma dove, dopo la recente presentazione a Palazzo Marini e la cerimonia d’inaugurazione nella sede della Regione FVG, presente l’Assessore regionale alla cultura Roberto Molinaro, la mostra sarà esposta il giorno 20 marzo nel Quartiere Giuliano-Dalmata della capitale. E non finisce qui: l’Assessore alle politiche educative e scolastiche del Comune di Roma, Laura Marsilio, intende realizzare un ciclo espositivo itinerante presso gli Istituti scolastici della capitale e l’interessamento della John Cabot University, nota Università americana in Roma, che la ospiterebbe durante la sessione estiva (giugno-luglio) alla presenza di centinaia di studenti statunitensi”.

Come spiega tanto successo?

“Perché questa mostra nasce per far conoscere, per spiegare, in Italia ed all’estero, una pagina di storia poco nota, di una emigrazione diversa da quella tradizionale delle altre regioni italiane, in quanto non è stata determinata, principalmente, dalla necessità di sfuggire a condizioni di miseria e sottosviluppo. L’emigrazione giuliana – caso unico in Italia – è stata, infatti determinata dalle travagliate vicende storico-politiche che hanno interessato le zone della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume, delle isole del Quarnero e della Dalmazia nella fase finale della seconda guerra mondiale e nel successivo dopoguerra. Le cronache riferiscono a metà dell'800 e negli anni 1870-1898 presenze episodiche e limitate, ma comunque significative, di imprenditori marittimi e di commercianti di origine giuliana e lussignana in particolare (che al loro arrivo venivano in quel tempo registrati come "austriaci") in vari Paesi del Sud America, nella zona di Buenos Aires-La Plata in Argentina, a Montevideo in Uruguay,
a San Paolo del Brasile e nella regione di Santa Catarina nel Rio Grande do Sul. Negli anni 1920-1930 un primo consistente flusso migratorio da Trieste ma soprattutto dall'area monfalconese è causato in parte dalle precarie condizioni economiche del primo dopoguerra, ed in parte dall'esigenza, per i militanti antifascisti, di sottrarsi al regine del tempo. Molti operai ed artigiani emigrano, perché richiesti in Argentina (cantieri militari di La Plata), in Brasile e negli Stati Uniti. Il fenomeno continua, in misura più attenuata, negli anni 1931-1940. Nei primi anni del secondo dopoguerra c'è anche un flusso migratorio, contenuto, da Trieste e da Gorizia, per la situazione di incertezza economica; dirigenti e personale qualificato vanno a lavorare in Sud America; inoltre un consistente gruppo di spose di guerra triestine e giuliane seguono i mariti negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Nuova Zelanda. Negli anni dal ’54 al ’60, a causa dell’incertezza dei confini e della situazione economica, dopo la fine del GMA, emigrarono 20.000 giuliani (per lo più triestini), soprattutto verso l’Australia. Quindi, si è trattato di un’emigrazione e al tempo stesso di una pagina di storia sconosciuta che oggi diventa un patrimonio da riconsegnare alla conoscenza sul territorio locale e nel mondo”.

Un diritto o un dovere?

“Tutto ciò rappresenta un diritto per i nostri emigrati ed un dovere morale per il nostro Paese. Solo così si potranno rimarginare anche le ferite aperte nel dopoguerra sul confine orientale, perché non c’è futuro senza memoria del passato”.

Questi Circoli e Club che futuro potranno avere?

“Come risposta posso citare le prossime cerimonie che sottolineano la continuità di un percorso e segnano la crescita attraverso il coinvolgimento delle giovani generazioni.  Il 28 marzo a Cordoba in Argentina il Circolo Giuliano, presieduto da  Marisa Bianchettin, celebrerà il 20° di fondazione, mentre la scorsa settimana ha festeggiato il 20° di costituzione la Famiglia Giuliana di Sydney, club presieduto da Julian Zoratto. Sempre a Sydney, in occasione della festa per il 25° del “Bollettino Giuliano” (uscita numero cento) il Presidente dell’Associazione Giuliani di Sydney, Mario Zafret, ha presentato il volume – curato da Ondina Demarchi – che delinea le tappe più significative che dal 1983 ad oggi hanno contrassegnato il cammino del Sodalizio che lo scorso anno ha festeggiato il proprio 25°. Infine, rientrando in Europa, da segnalare che il giorno 19 marzo il Circolo Giuliano di Bruxelles, presieduto dal muggesano Flavio Tossi, organizza, presso l’Ufficio di rappresentanza della Regione nella capitale belga, la presentazione del documentario “Triestine Girls”, curato da Chiara Barbo. Per l’occasione l’AGM sarà rappresentata dal consigliere Pierluigi Sabatti, che consegnerà una targa al Presidente onorario del Circolo Giuliano di Bruxelles, Ruggero Melan, socio fondatore del Circolo nel 1970 e suo presidente fino all’anno scorso. Con quest’ultimi circoli, nelle capitali europee si fa strada anche un altro aspetto del nostro impegno. La presenza dei giuliani, soprattutto giovani professionisti, che si spostano per ragioni di lavoro crea nuove necessità di aggregazione e di contatto con la regione di provenienza in un’interazione che diventa importante per noi ma anche per l’economia del FVG che può contare di importanti teste di ponte nei punti chiave della nuova Europa”.

Rosanna Turcinovich Giuricin su www.arcipelagoadriatico.it 

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