ANVGD_cover-post-no-img

Dassù (Esteri), ruolo Balcani cruciale per Italia ed Europa (Ansa 07giu13)

L’Unione europea guarda sempre più a Est, a quella Nuova Europa che abbraccia una vasta area che dal Baltico arriva fino al Mediterraneo attraverso i Balcani. Ed è a quest’area, ricca di opportunità economiche ma ancora in fase di stabilizzazione, che l’Italia guarda con crescente attenzione. È il caso dei vicini Balcani, come mette in luce il vice ministro per gli Affari esteri, Marta Dassù, in una intervista ad ANSA Nuova Europa.

Uno dei nodi, sia pure allentato dal recente accordo di Bruxelles tra Belgrado e Pristina, viene dal Kosovo. Ma come evitare che questa terra continui a essere un semi-Stato all’interno e un fattore di instabilità almeno potenziale nella regione?

‘‘Partirei dalla regione nel suo insieme. Credo che in questi ultimi mesi la stabilità dei Balcani abbia compiuto progressi significativi, che permettono di guardare con un certo ottimismo al futuro. L’imminente ingresso della Croazia nell’Ue dal 1 luglio, il positivo avvio dei negoziati di adesione con il Montenegro e il primo vero accordo tra Belgrado e Pristina: sono tutti cambiamenti – alcuni impensabili fino a poco tempo fa – destinati ad imprimere una svolta al processo di riconciliazione nei Balcani, con una prospettiva europea. Anche per questa ragione, eviterei di dare una lettura riduttiva o scettica dell’accordo Belgrado/Pristina del 19 aprile. La normalizzazione delle relazioni è avviata. Nessuno pretendeva un riconoscimento formale del Kosovo da parte della Serbia; il negoziato, altrimenti, non sarebbe neanche cominciato. Si è invece cercato, con la mediazione diretta di Bruxelles (Katherine Ashton e Fernando Gentilini), di raggiungere le condizioni per un modus vivendi ed operandi tra Belgrado e Pristina. È in questa cornice – che andrà fortemente incentivata dall’Ue con la decisione di aprire negoziati distinti sia con la Serbia che con il Kosovo – che andranno affrontate e risolte le problematiche bilaterali. Per ora, bisogna dare atto alla dirigenza di entrambi i paesi, ed in particolare ai Primi Ministri Dacic e Thaci, di aver agito con una buona dose di coraggio e flessibilità. Con l’accordo del 19 aprile è stata scritta, speriamo in modo definitivo, la parola fine a uno dei più tragici conflitti balcanici degli anni novanta’’.

Le tendenze centrifughe interne alla Bosnia-Erzegovina sembrano soltanto sopite. Potrà bastare l’eventuale integrazione nell’Ue per garantire la tenuta di un’entità statale tanto fragile? E fino a quando la presenza internazionale sarà necessaria?

‘‘L’accordo del 19 aprile dimostra che l’unica leva efficace, nei confronti dei Paesi della regione, è la prospettiva di una loro futura adesione o associazione all’UE (e alla NATO). Per questo l’Italia considera importante stabilire, al Consiglio europeo del 27 giugno, una data di avvio per i negoziati con Belgrado (negoziati di adesione) e Pristina (negoziati di stabilità e associazione). Questo ragionamento – l’apertura europea come strumento di pacificazione – è valido in teoria anche per la Bosnia Erzegovina. Purtroppo, nel caso di Sarajevo, non vi hanno corrisposto fatti e progressi concreti sul terreno. Le porte dell’UE (e della NATO) restano aperte alla Bosnia, quando questi progressi ci saranno; ma spetta ai leader bosniaci dare prova della loro effettiva volontà di muoversi in questa direzione. Del resto, è evidente l’insoddisfazione della popolazione bosniaca, una popolazione che – soprattutto nelle fasce giovani – sembra ben consapevole dell’importanza di non perdere il treno europeo’’.

L’adesione della Croazia all’Ue appare un successo anche per la diplomazia italiana. Ma pone problemi di assorbimento da parte dell’Unione in un contesto di crisi economica perdurante. Cosa si aspetta l’Italia sia sul fronte multilaterale europeo, sia su quello dei contenziosi residui ancora aperti con Zagabria?

‘L’adesione della Croazia all’UE è un indubbio successo per Zagabria, che a partire dal 1 luglio 2013 diventerà il 28/o Paese membro dell’Unione. Quel giorno, il Presidente Napolitano e il Ministro Bonino saranno a Zagabria. L’Italia ha sostenuto tale esito ed è stata il primo tra i Paesi fondatori della UE a ratificare il Trattato di adesione della Croazia: non abbiamo mai ritenuto che l’allargamento dell’Ue e il suo approfondimento fossero in conflitto. Le ragioni della crisi dell’eurozona sono altre. E va chiarito un punto importante: l’Italia crede nella prospettiva europea dei Balcani, ma farà valere il principio secondo cui ciascun paese riuscirà a soddisfare le proprie aspirazioni europee solo sulla base dei progressi individuali. Stiamo già cooperando in modo attivo con la Croazia: abbiamo interessi strategici comuni, fra cui la creazione della Strategia UE per la Regione Adriatico-Ionica. Dopo il mandato ottenuto a fine 2012, contiamo di varare la Strategia nel secondo semestre 2014, durante la Presidenza italiana della UE. Allo stesso modo, contiamo di trovare una soluzione soddisfacente, non più differibile, alle pendenze bilaterali derivanti da una storia che i nostri due Paesi sono maturi per superare’’.

Il rapporto privilegiato dell’Italia con la Serbia e l’attenzione specifica a certe sensibilità serbe restano un elemento strategico della nostra politica balcanica? E in quanto tempo potranno contribuire al pieno ingresso di Belgrado nell’UE?

‘‘La relazione con la Serbia è prioritaria, per il ruolo strategico che Belgrado esercita nel quadro regionale e per l’importanza degli interessi bilaterali. Belgrado appare seriamente impegnata in un processo di riforme, decisivo sia per il Paese che per l’avvicinamento all’Ue. Raggiunto lo status di Paese candidato poco più di un anno fa, la dirigenza serba sta affrontando i principali dossier propedeutici all’avvio dei negoziati di adesione (dalle riforme nel settore giudiziario al risanamento del quadro macroeconomico all’adeguamento della legislazione nazionale agli standard europei). A fine giugno, l’Italia proporrà che il Consiglio Europeo riconosca gli sforzi di Belgrado e approvi una data per l’apertura dei negoziati di adesione. È una scelta controversa, nell’Ue: tenteremo di affermarla’.

Dalla Serbia al Montenegro, ma anche fuori dai confini della ex Jugoslavia, la Russia appare molto attiva nei Balcani, sul fronte energetico e non solo. L’Italia ritiene che si tratti tout court di un concorrente o di un potenziale partner dell’Europa?

‘‘Come sempre nella politica internazionale, la Russia è un partner – e per l’Italia è un partner energetico molto rilevante – ma è anche un concorrente. La sicurezza europea dipende dalla capacità di costruire con Mosca un rapporto realmente cooperativo: per ora i progressi sono inferiori alle attese. Dipende anche da una diversificazione delle strategie di approvvigionamento energetico. Da questo punto di vista, il ruolo dei Balcani è cruciale’’.

(fonte www.ansa.it 7 giugno 2013)

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.