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De Angelini: primo passo verso il ritorno (La Voce del Popolo 05 lug)

L'INTERVENTO FATTO DA GIANCLAUDIO DE ANGELINI ALL'OTTAVO RADUNO DELLA MLH DI
FIUME

Primo passo sulla strada del ritorno: la ricongiunzione con i connazionali
rimasti

Il tema di quest'anno, lanciato come base di discussione per l'ottavo raduno
della Mailing List Histria a Fiume, è un tema forte. Un ringraziamento va
pertanto ad Axel Famiglini che, in qualità di coordinatore della MLH, lo ha
proposto e voluto in prima persona vincendo ogni remora emersa anche
all'interno della lista. Un tema che, a tutt'oggi, rimane ancora scottante e
va detto che forse soltanto una organizzazione snella e "virtuale" come la
MLH poteva proporre qui a Fiume.
Gli altri relatori che mi hanno preceduto hanno espresso le difficoltà
legislative ancora operanti affinché il "ritorno" degli esuli che lasciarono
le terre istriane, fiumane e zaratine a causa degli eventi bellici e del
successivo trattato di pace che pose fine all'infausta II Guerra mondiale,
possa avvenire.
Io, in questo mio intervento a braccio, vorrei inquadrare il problema da un
altro punto di vista. Il primo ritorno deve essere mentale, bisogna cioè che
gli esuli elaborino come prima fase nella loro mente e, soprattutto nel loro
cuore, un ritorno nelle terre d'origine. Questa operazione comporta
innanzitutto una ricongiunzione con la nostra controparte naturale: i nostri
connazionali rimasti. Io pongo pertanto come prima operazione, necessaria
per ogni futuro ritorno, un ricongiungimento con tale realtà che tra grandi
difficoltà ha portato avanti la nostra cultura istriana, fiumana e dalmata
di carattere italiano. Senza la fine di ogni inutile ed obsoleto steccato
tra le due anime, i così detti "esuli e rimasti" ogni ritorno sarebbe
impossibile, inutile se non addirittura dannoso.
Da parte degli esuli tale operazione non è né facile né scontata. So bene
delle remore ancora operanti in tante organizzazioni degli esuli ma, se si
vuole che la nostra comune storia e la nostra comune cultura non scompaia
dalle terre che l'ha vista crescere nei secoli e che ne ha intriso il
territorio, questo è il primo doveroso passo da farsi. Oramai la generazione
che ha vissuto gli scontri ed il dramma dell'esodo in prima persona sta man
mano lasciando il testimone ad una generazione che ne deve tener viva la
spinta ideale stemperando però gli asti e le acredini che l'esodo subito ha
inevitabilmente lasciato in loro. Ora è il momento di guardare avanti in un
futuro che per l'Istria slovena è in parte già iniziato.
In un'Istria che vedrà abbattere i suoi vecchi confini gli esuli e le loro
associazioni dovrebbero operare, anche senza un ritorno fisico, in sinergia
con le Comunità italiane a salvaguardare ed incentivare la nostra comune
cultura ma anche per dare un futuro economico ai nostri giovani. Senza un
orgoglio anche economico il futuro della storica comunità italiana d'Istria,
Fiume e Dalmazia rischia di avere una miccia corta o a ridursi ad un bel
fiore all'occhiello ma senza terra a cui attingere.
Per fare questo bisognerebbe anche che le associazioni dell'esodo
rinunciassero a vecchi nomi che avevano un senso negli anni passati ma che
ora suonano anacronistici. I "Liberi Comuni in Esilio" hanno avuto tanti
meriti nel tener desto l'amore per le terre d'origine ed ora, come il Libero
Comune di Fiume, da svariati anni hanno iniziato proprio tale attività di
ricongiungimento delle due anime ma secondo il mio parere è giunta l'ora
d'un colpo d'ala di una rifondazione per agire in maniera più ficcante e
senza appesantimenti ideologici con la nostra controparte.
Siamo pochi e sparsi di qua e pochi e sparsi di là ma insieme potremmo dare
ancora una nuova linfa al grande patrimonio culturale che ci unisce e ci
unirà comunque per sempre.
Al di là delle parole se un salto d'ala è richiesto agli esuli e alle loro
associazioni, analogo sforzo è richiesto ai nostri connazionali e alle loro
organizzazioni. Iniziative comuni da farsi ce ne sono a iosa: sviluppare il
turismo intelligente che illustri lo specifico culturale istriano, fiumano e
dalmata; istituire dei percorsi culturali come, tanto per fare un esempio a
me caro, la Strada dell'Istrioto; creare un marchio di Qualità che ne
certifichi i prodotti tipici; creare un consorzio per facilitare l'ingresso
di industrie italiane e possibilmente dare un futuro economico ai giovani
della comunità italiana.
Tutto questo negli stati democratici di Slovenia e Croazia in cui la
componente italiana, scevra oramai da ogni seppur minima intenzione
irredentista, deve essere vista come un elemento positivo di crescita ed una
risorsa anche per il proprio panorama socio-culturale e non certo come una
minaccia all'integrità dei propri stati.

Gianclaudio de Angelini
Vice presidente dell'Associazione per la cultura fiumana, istriana e dalmata
nel Lazio

 

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