Nei giorni nei quali la presidenza uscente della Regione Lazio indicava i giorni 10 e 11 febbraio prossimi quale data per le elezioni regionali, tra le reazioni degli altri esponenti delle associazioni giuliano-dalmate va registrata anche la lettera inviata il 6 dicembre scorso dal professor Giuseppe de Vergottini al Capo dello Stato.
Nella sua lettera, il presidente di “Coordinamento Adriatico” rilevava come la scelta «di tale data, in coincidenza con la “solennità civile” del Giorno del Ricordo» fosse «purtroppo intempestiva». «Il proseguimento di un’intensa attività culturale sorta nel solco della ricorrenza del 10 Febbraio – proseguiva – ha contribuito a recuperare alla memoria a lungo frammentata del nostro Paese una tarsia irrinunciabile della propria storia e a fare meglio conoscere non soltanto le tristi vicende legate alla seconda guerra mondiale e al suo epilogo, ma quegli stessi secolari avvenimenti che hanno connotato quelle terre di frontiera, preparando passo dopo passo la strada agli storici incontri di Trieste (2010) e di Pola (2011), il tutto in una prospettiva di riconciliazione e collaborazione con le nuove entità statuali di Croazia e Slovenia nell’ambito della comune famiglia europea».
Di conseguenza, stigmatizzava de Vergottini, «la sovrapposizione temporale delle elezioni regionali con le onoranze del Giorno del Ricordo porta con sé il rischio concreto di obliterare nella Capitale e nel suo hinterland l’attenzione dei cittadini, dei canali di comunicazione e delle istituzioni locali verso una solennità civile entrata nel calendario celebrativo a seguito del tenace lavoro delle associazioni degli esuli lungo l’arco di diversi decenni di impegno sempre indefettibile».
«È nostro auspicio – concludeva – che le istituzioni giustamente promotrici della tornata elettorale valutino con attenzione il rinvio delle elezioni regionali ad altra, prossima data. Per tale via la politica mostrerà ancora una volta a tutti i cittadini il volto della sua considerazione verso quanti – sin dal 1947 – si sono decisamente dichiarati italiani, per “due volte”, ossia nell’identità nazionale e per scelta, secondo le feconde parole espresse a suo tempo dal Presidente Luigi Einaudi».
(fonte www.coordinamentoadriatico.it)