È stato frate Giovanni Battista Ronconi ad aprire l’incontro di Gemona del Friuli sul tema: “Delitti irrisolti al confine orientale. Arduino Cremonesi, di Fiume, Vinicio Lago e altri, 1943-1945”. Si tratta di una parte di storia della seconda guerra mondiale tra Friuli e Venezia Giulia: Istria, Trieste e Fiume. L’evento rientrava nella rassegna “Incontro con la storia”, coordinata da Pia Molina, di Art Studio di Lignano Sabbiadoro (UD), in collaborazione con il Comitato Provinciale di Udine dell’ANVGD. Il relatore era il professore Elio Varutti, coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dello stesso sodalizio. La conferenza, col sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, si è tenuta a Gemona nella Sala biblioteca del Santuario di Sant’Antonio, in Piazza Sant’Antonio da Padova 4, venerdì 10 novembre 2023, alle ore 17.
“È forte la necessità di mantenere la memoria degli eventi accaduti sul confine orientale italiano – ha esordito così fra’ Ronconi, Guardiano del Santuario presso il Convento-Santuario S. Antonio di Padova a Gemona – anche mio padre è stato prigioniero in Jugoslavia, poi bisogna ricordare il martirio di don Angelo Tarticchio di Rovigno, trucidato dai partigiani titini”. Poi ha dato la parola al relatore.
Varutti ha portato il saluto di Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine, impegnata per motivi familiari, oltre al saluto di Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo) e ha accennato al 6 aprile 1941, data dell’invasione e la spartizione della Jugoslavia da parte delle forze dell’Asse con le conseguenti violenze della guerra. Poi ha ricordato che la Civica amministrazione di Gemona ha dedicato una via a Don Alberto Pancheri, preside del locale Collegio degli Stimmatini. Egli fu un eroico sacerdote che negli anni fra il 1943 e il 1945 organizzò e diresse la rete clandestina della Resistenza osovana nel Gemonese. Tra le diverse strategie adottate dal sacerdote rimase famosa l’installazione di una radio, all’interno di una statua della Madonna collocata nel giardino interno del collegio, per comunicare con gli alleati e in particolar modo con il maggiore scozzese Macpherson, che gli alleati avevano inviato sulle montagne di Gemona già all’indomani dell’8 settembre 1943, come ha scritto Natalina De Pacale. Si possono ricordare pure don Natale Zeni e don Pio Weger, dello stesso collegio.
Mariapia Garavaglia, presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani (ANPC) ha detto di recente: “La storia del Nordest del 1945 è stata volutamente falsificata per motivi politici”. “L’eccidio di Porzûs è stato alterato nella storia dai comunisti filo-titini”. “C’è un certo pudore nei cattolici a raccontare di aver fatto la resistenza”. “Eppure sono 141 i preti martiri uccisi dai partigiani, o dai tedeschi fin nei lager”.
È stato menzionato il massacro di Stremiz, frazione del Comune di Faedis (UD). Nel 1997 furono rinvenuti tra i 7 e i 9 cadaveri decapitati, sepolti sotto un palmo di terra. Si trattava di alcuni militari della R.S.I. ma anche di civili fra cui delle donne. Autori dell’eccidio i partigiani comunisti della Divisione ‘Garibaldi Natisone’. Testimone: Amabile Grimaz, morta nel 2022 («Messaggero Veneto» del 7 giugno 2022).
Su Arduino Cremonesi il relatore ha riportato una recente intervista. “Al è stât fusilât dai titins, ma no lu àn copât”. È stato fucilato dai titini, ma non lo hanno ucciso. Inizia così il racconto di Igino Bertoldi, nato nel 1926 a Tavagnacco (UD), nella sua orgogliosa lingua friulana. Chi è il fucilato salvatosi in modo così rocambolesco? “Si chiamava Arduino Cremonesi – ha risposto Bertoldi – era mio grande amico, di mestiere insegnante, sarà stato dopo l’8 settembre 1943 e fu prelevato dai partigiani titini con altri giovani. Lui era un Pillepich, poi aveva cambiato cognome in: Cremonesi. I prigionieri avevano le mani legate col filo di ferro e subirono un processo farsa”.
Il luogo dell’arresto è nella zona del Carso sloveno, nei dintorni di Bisterza, o Ilirska Bistrica, oggi Slovenia. In quel tempo: Villa del Nevoso, Regno d’Italia. I suoi dati anagrafici compaiono pure nella Slovenska biografija (Biografia slovena). Arduino Cremonesi Pillepich era nato a Fiume il 28 agosto 1912 nell’Impero d’Austria Ungheria. Lavorò a Lubiana durante l’occupazione italiana (1942-1943). Fu podestà di Matteria/Materija, frazione di Erpelle-Cosina, e maestro nella locale scuola elementare.
Negli anni ‘50 si stabilì nella parrocchia di S. Pio X a Udine, dove collaborò al numero unico per la sagra di Baldasseria dal 1977. A metà degli anni ’50 fu dirigente dell’ANVGD di Udine. Nel 1965 Cremonesi divenne direttore didattico a Gonars (UD). Fu apprezzato storico e pubblicista. Secondo il Dizionario Biografico Friulano fu un “cultore di storia” e quattro suoi saggi “sono stati tradotti in lingua slovena”. Morì a Udine il 4 giugno 1983.
Come si salvò Cremonesi dalla fucilazione del 1943? “Quando hanno sparato – ha detto Bertoldi – sono caduti i ragazzi e il maestro Arduino si è gettato a terra, ferito di striscio ad una gamba, rotolando giù per un rilievo fino al bosco, dove riuscì a nascondersi dai suoi aguzzini. Lo cercarono nelle ore e nei giorni successivi con i cani, ma lui si era già dileguato. Restò senza mangiare e senza bere, si accontentò solo della neve. Dopo un po’ sulla strada vide un camion di tedeschi, così cercò di fermarlo per poter salire. Nell’interrogatorio che ne seguì, all’ospedale di Villa del Nevoso, pur conoscendo la lingua tedesca, rispose in francese e si salvò. Fu sfollato a Milano, in altri luoghi, poi rientrò a Fiume, da dove infine la moglie Maria Bostiancich e i figli presero la via dell’esilio per il Friuli”.
Osservare e informare – Nel dopoguerra l’amicizia fra Arduino Cremonesi e Igino Bertoldi si fece sempre più stretta, condividendo le idee politiche dei partigiani delle Brigate Osoppo, di area cattolica, monarchica e laico-socialista, secondo Bertoldi. Un giorno andarono a Colugna in bicicletta, Comune di Tavagnacco. In canonica Bertoldi fu nominato Volontario della libertà, per il periodo 1945-1948, con il compito di: “osservare e informare”. C’erano, infatti, strani movimenti di ex-partigiani garibaldini comunisti e di armi, tante armi. Di ciò veniva debitamente informata la Polizia di frontiera.
Quale nome di battaglia aveva Arduino Cremonesi tra i “Volontari della libertà” e, signor Igino, il suo personale? “Era ‘Eros’ per Cremonesi – ha concluso Bertoldi – mentre il mio era ‘Ercole’, poi dal 1948 al 1954 ho fatto parte dei ‘Volontari Difesa Confini Italiani VIII’, col nome di ‘Bogomiro’, oppure ‘Ragamir’. Se non ci fossimo stati noi adesso qui ci sarebbe un’altra nazione”.
Una preziosa fonte familiare – Livia Cremonesi, figlia di Arduino, pure lei insegnante, ha scritto vari libri, alcuni dei quali confermano la fallita “esecuzione capitale” del padre ad opera di partigiani “seguaci di Tito”, nonché la fuga da Fiume il 4 maggio del 1946 (Cremonesi L 2016 : 131). L’Autrice in un altro volume riporta alcune note importanti per la biografia del padre Arduino. Se ne riferiscono qui alcune. È interessante la descrizione dei partigiani che “penetrarono nella nostra casa di Carie/Harije [frazione di Bisterza, NdR] rubandoci tutto quello che possedevamo” (Cremonesi L 2002 : 39 e 279). I partigiani si portarono via pure il corredo di famiglia, con i pizzi.
Contrastare il pericolo d’invasione titina – Non è un segreto che, agli inizi del 1945, nella zona di Circhina, provincia di Gorizia, fosse operativa addirittura “una missione sovietica in contatto con il Comando del IX Korpus sloveno e con il Comando della ‘Garibaldi-Natisone” (Marcolini Provenza L : 2017), ossia i partigiani italiani rossi. Anche certi autori della letteratura, citano il Terzo Corpo Volontari della Libertà, attivo nel 1946 nelle provincie di Udine e di Gorizia per contrastare un’eventuale invasione titina armata (D’Osualdo N : 2017 : 244-275).
Studiosi come Pietro Neglie, menzionano l’organizzazione Volontari Difesa Confini Italiani VIII (Neglie P : 2017 : 194). Più precisamente Silvia L. Billet sostiene che, alla fine degli anni ‘40: “Sul piano nazionale la spaccatura si rifletté con la costituzione di formazioni clandestine partigiane bianche, verdi e nere, composte rispettivamente da cattolici, ex combattenti appartenenti alla Brigata Osoppo, uomini della X Mas e neofascisti, pronte alla azione contro le formazioni, a loro volta clandestine, rosse, composte dai comunisti e filo-sloveni” (Billet S.L : 2019).
La stessa organizzazione anti-titina (VDCI-VIII), citata nei documenti della XIII Legislatura (1996-2001), nei primi anni ’50 pare che potesse contare su oltre 2.000 uomini, oltre all’ampia rete d’informatori. Pochi dati, secondo gli studiosi, sono a disposizione riguardo alle organizzazioni filo-titine operanti in Italia. La testimonianza di Igino Bertoldi, perciò, è una prova eccezionale.
In una lettera dattiloscritta del 12 marzo 1947 di Matteo Rossi, Tenente colonnello del Gruppo Carabinieri di Udine, al Comando della Polizia Alleata Provinciale di Udine, nonché al Comando della Legione Carabinieri di Padova (Collez. privata), sono menzionati i convegni e la costituzione di un gruppo comunista slavo-titino, con tanto di nomi e cognomi nella zona di Pavia di Udine, hinterland sud-ovest della città capoluogo, con collegamenti fino a Manzano, Trivignano (UD) e Cormons (GO). Era il tempo della guerra fredda. Queste, di Tavagnacco e di Pavia di Udine, sono solo alcune delle trame jugoslave al confine orientale d’Italia. Quante altre ne verranno a galla?
Il recente libro di Andrea Legovini “Vinicio Lago. La verità sospesa” ha riportato alla ribalta il “Caso Lago”: infatti sulla sua morte la storiografia ha riportato alcune versioni, molto contrastanti una dall’altra, come si legge nel Bollettino dell’Associazione Partigiani Osoppo Friuli del 1° maggio 2023. Il libro ha consentito una ricostruzione approfondita della vicenda, riportando alla luce la testimonianza, rilasciata in forma giurata nel 1945, del partigiano della Osoppo, Levino Miotti, originario di Cassacco, che era assieme a Vinicio Lago al momento della sparatoria nella quale rimase anch’egli ferito. La testimonianza attribuisce in modo attendibile che gli spari che colpirono Lago e Miotti provenivano da un gruppo di garibaldini comunisti. Vinicio morì dopo alcune ore presso l’ospedale civile udinese, ma nella confusione di quelle giornate i suoi genitori non riuscirono a sapere nulla di lui. Solo qualche mese dopo si ritroveranno i fili che condussero al suo riconoscimento e alla sua definitiva sepoltura a Trieste.
Chi ha ucciso Vittorio Silvio Premuda, comandante della Brigata partigiana Fratelli d’Italia non comunista? Secondo la sentenza della Corte d’Assise di Treviso del 3 dicembre 1946 egli fu attirato con una scusa in una trappola dal comandante comunista “Tigre”, poi venne arrestato e fucilato da partigiani garibaldini comunisti, guidati dallo slavo Kubricevic Svetiovar, detto “Felice” e dallo stesso capo partigiano italiano “Tigre”, di Oderzo (TV). Gli assassini sono tanti contro uno; ciò accadde sei mesi prima di Porzùs. Maria Pia Premuda Marson ha scritto che certi storici novecenteschi della Resistenza derubricano la fucilazione di Vittorio Premuda, avvenuta il 19 agosto 1944, come un fatto d’invidia tra partigiani di opposte formazioni politiche.
Poi è stato letto un brano riguardo all’esodo Sergio Pacori, nato nel 1933 a Gargaro, ex provincia di Gorizia, oggi Slovenia e a quello di sua moglie, Amelia Valle, partita da Fiume e giunta a Gorizia con la famiglia. “Nel 1945 Amelia era partita – continua il Memoriale – con i genitori e i suoi due fratelli, lasciando la città all’alba, mentre le truppe di Tito stavano invadendo Fiume. Ricorda che presero poche cose stipate in una valigia e in una borsa”. Raggiunta a piedi Castua, dove le autorità italiane mettevano a disposizione un camion scoperto per Trieste “durante la strada videro delle ragazze che erano state impiccate agli alberi dai titini. Erano ragazze della TODT, considerate collaborazioniste, ma in realtà ai lavori forzati presso i tedeschi”.
È seguito un interessane dibattito con i presenti. Frate Giovanni Battista Ronconi ha ricordato che a Gemona sono custodite alcune opere d’arte delle chiese di Capodistria, trasferite in Friuli dai frati con l’arrivo dei titini. Le conclusioni sono state tratte da Pia Molina, che ha sottolineato l’importanza dell’incontro svolto con la necessità di riprendere gli argomenti in un successivo appuntamento, possibilmente con una visita d’istruzione alla quadreria dei frati istriani.
Fonti orali – Ringrazio e ricordo le persone che hanno concesso l’intervista (int.), svoltasi a Udine a cura di Elio Varutti con penna, taccuino e macchina fotografica, se non altrimenti indicato.
– Igino Bertoldi, Ercole, Bogomiro, Ragamir, nato a Tavagnacco (UD) il 29 agosto 1926, int. del 21 aprile 2023 a Tavagnacco e messaggio del 26 aprile 2023.
– Don Tarcisio Bordignon (Palmanova, UD 1930 – Udine, 1.12.2020), int. del 22 agosto 2019.
– Franco Pischiutti, Gemona del Friuli 1938, vive a Udine sud, int. del 5 febbraio 2020.
Cenni archivistici e collezioni private
– Bollettino periodico dell’ANVGD Comitato Provinciale di Udine, n. 1, agosto 1955, ciclost. Collez. Conighi.
– Matteo Rossi, Lettera dattiloscritta del Tenente colonnello del Gruppo Carabinieri di Udine, al Comando della Polizia Alleata Provinciale di Udine, nonché al Comando della Legione Carabinieri di Padova, Udine, 12 marzo 1947, n. 13/3-2 di P/llo Ris., dattiloscr. (Collez. privata).
– Sergio Pacori, L’esodo da Fiume, Pola e Dalmazia, testo in WORD, Gorizia, 17.5.2023, pp. 4.
– Verbale del Consiglio direttivo del Comitato Provinciale dell’ANVGD di Udine, dattiloscr. su carta riso, 1954. Collez. Conighi.
– Scheda elettorale per l’elezione della Lega fiumana dell’ANVGD di Udine, senza il nome del “critico” Cremonesi. Archivio ANVGD di Udine, b D – Cariche sociali, Verbali, 1959.
Bibliografia generale
– Associazione Partigiani Osoppo – Friuli, “Al Bosco Romagno consegna delle Medaglie della Liberazione”, Udine, 18 giugno 2015. [È citato Igino Bertoldi tra i premiati con medaglia].
– Silvia L. Billet, Ufficio Zone di confine. La difesa dellʼitalianità in funzione anticomunista, on line dal 18 gennaio 2019 su www.officinadellastoria.eu/it/
– A. Cremonesi, “Campanilismo”, «L’Arena di Pola», n. 1.341, 28 aprile 1959, p. 4.
– Livia Cremonesi, Oltre confine, Gorizia, Grafica goriziana, 2002.
– Livia Cremonesi, Avere vent’anni nei mitici anni sessanta, Udine, Aviani & Aviani, 2016.
– Cremonesi Pillepich, Arduino (1912-1983), on line dal 18 giugno 2020 su www-slovenska—biografija
– Natalina De Pacale, “Una via per don Pancheri”, «Messaggero Veneto», 24 marzo 2005.
– Nilo D’Osualdo Filos, Il ribelle, Udine, Gaspari, 2017.
– “Elezioni a Udine”, «L’Arena di Pola», n. 1.046, 14 novembre 1956, p. 2.
– Andrea Legovini, Vinicio Lago. La verità sospesa, Trieste, Luglio editore, 2022.
– Ezio Bruno Londero, Memorie di ‘Nino’ partigiano della ‘Osoppo’, Gemona del Friuli, [s.e.], 2007.
– Annamaria Loria, “Arduino Cremonesi”, «Baldasseria ‘83», p. 21.
– Luciano Marcolini Provenza, “La stella rossa e la ‘Garibaldi Natisone”, «Patria Indipendente», 6 luglio 2017.
– Gianni Nazzi (a cura di), Dizionario biografico friulano (1^ edizione: 1992), Udine, Designgraf, 4^ ediz., 2007. [A p. 241 c’è il profilo di Arduino Cremonesi].
– Pietro Neglie, Il pericolo rosso. Comunisti, cattolici e fascisti fra le legalità ed eversione 1943-1969, Milano, Luni Editrice, 2017.
– Claudio Pavone, Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Torino, Bollati Boringhieri, 1991.
– E. Varutti, L’ombra dell’Ozna in omicidi partigiani in Veneto. Il caso Vittorio Silvio Premuda, 1944, on line dal 10 agosto 2020 su: eliovarutti.wordpress.com
– E Varutti, Arduino di Fiume scampato ai fucili titini e varie trame jugoslave al confine orientale, 1943-1954, on line dal 28 aprile 2023 su: evarutti.wixsite.com
Testi di: Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking di Maria Iole Furlan e E. Varutti. Lettori: Bruno Bonetti, Sergio Satti (ANVGD di Udine) e il professore Stefano Meroi. Grazie all’architetto Franco Pischiutti e alla professoressa Daniela Conighi (ANVGD di Udine) per la collaborazione. Adesioni al progetto: ANVGD di Arezzo e Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine. Fotografie di Daniela Conighi.
Ricerche presso l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/