di MAURO MANZIN
TRIESTE Berlusconi-Pahor: un faccia a faccia per risolvere il contenzioso relativo al rigassificatore di Zaule. L’incontro avverrà domani a Palazzo Chigi presente anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini. Un’agenda ricca quella che attende i due premier, ma che vede al primo posto proprio la nascita dell’impianto della Gas Natural a Zaule.
«L’approccio italiano – anticipa il sottosegretario all’ambiente, Roberto Menia – è quello di fornire un’ulteriore, l’ennesima, chiarificazione alla controparte slovena». «Ci troviamo di fronte – spiega – a una procedura durata più dell’usuale e svoltasi nel rispetto delle regole comunitarie proprio per fornire a Lubiana tutte le delucidazioni che ci sono state richieste». «Dati elaborati – ci tiene a precisare Menia – tutti da tecnici indipendenti». «In effetti – puntualizza il sottosegretario – la Slovenia non ha mai detto ”no” al rigassificatore di Zaule, ma ha basato tutte le sue perplessità su alcune affermazioni di certe associazioni ambientaliste. Lubiana si fa forza su questo, ma noi abbiamo tutte le carte a posto».
Dunque, l’approccio diplomatico italiano alla questione appare sempre più incanalato nel trovare una soluzione a breve (il rigassificatore di Zaule fa parte del programma energetico nazionale) ma sta di fatto che le perplessità slovene rimangono. Già nel Comitato dei ministri italo-sloveno dell’8 settembre 2008, dove ovviamente si parlò del progetto del rigassificatore di Zaule, ci fu qualche perplessità slovena. Nel corso dei lavori, infatti, ci fu un grande e concitato via vai dei funzionari sloveni che a mezza bocca affermavano che i documenti italiani nono erano quelli richiesti da Lubiana. Consultazioni frenetiche all’ultimo minuto e poi la diplomazia italiana che annunciava la presentazione di qualsivoglia documento richiesto in materia. Ma evidentemente la questione, almeno per Lubiana, non era chiusa affatto.
Ma se la questione ha una notevole eco diplomatica tra i due Paesi, altrettanto si può dire anche a livello locale. Infatti il Comune di Muggia e quello di San Dorligo della Valle hanno già preannunciato un ricorso comune al Tar del Lazio contro il rigassificatore. Mentre le associazioni ambientaliste Wwf, Legambiente e Italia Nostra chiedono una «forte reazione dei cittadini» alla costruzione del rigassificatore che Gas Natural vuole realizzare a Zaule, nei pressi di Trieste. Ieri, in una conferenza stampa, hanno annunciato che saranno attivati dei punti di informazione nel centro giuliano in cui sarà possibile firmare una petizione contro l'impianto. Da domani, giorno in cui a Roma il premier della Slovenia, Borut Pahor, incontrerà il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per parlare anche del rigassificatore, definito da Lubiana «inaccettabile» per l'impatto transfrontaliero ambientale, le associazioni organizzeranno dei banchetti per informare e dare sostegno alle azioni legali delle associazioni, che hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Trieste, inoltrato alla Procura romana e archiviato, denunciando le irregolarità nella procedura per il decreto di Via. Le associazioni hanno detto di voler diffondere le informazioni sull'impatto ambientale e sui rischi per la sicurezza, «scandalosamente manipolate – a loro dire – da Gas Natural e ignorate dai competenti organi ministeriali».
Ma non solo di rigassificatore si parlerà domani a Palazzo Chigi. Berlusconi e Pahor affronteranno anche il tema dello sblocco da parte di Lubiana dell’adesione di Zagabria all’Ue, si parlerà di lotta all’immigrazione, della crisi economica internazionale ma anche della situazione nei Balcani orientali con l’Italia che preme per una liberalizzazione dei visti nei confronti dei Paesi Ue in favore della Serbia.
È chiaro che, a questo punto, i due interlocutori non si potranno esimere dal discutere dell’ulteriore allargamento a Est dell’Unione europea. Dopo l’ingresso della Croazia l’Italia spinge in favore della Serbia con cui ultimamente anche la Slovenia ha ripreso notevoli contatti commerciali. Ma il ragionamento si allargherà anche al Montegero, alla Bosnia-Erzegovina, alla Macedonia e all’Albania. Senza dimenticare il nodo Kosovo che vede impegnate sul terreno sia truppe italiane che un contingente sloveno.