Solo misteri sulla morte di Francesco Bonifacio, il sacerdote istriano ucciso nel 1946, beato dopo la recente cerimonia a San Giusto. Il volume pubblicato dalla diocesi («Fedele a Cristo fino al martirio») contiene anche una biografia di Sergio Galimberti in cui si esplicita che sugli eventi poco si sa. «Sul giorno, le modalità, i mandanti, gli esecutori dell’uccisione di don Francesco nonché sul destino del suo cadavere le versioni sono molteplici, non convergenti, spesso vaghe e fantasiose, talvolta reticenti e contraddittorie». Più evidente la sua vita modesta: padre fuochista sui vaporetti, madre domestica, gravemente malato di asma.
Già nel 1999 un libro di Ranieri Ponis («In odium fidei») aveva indagato vita e morte di questo e altri sacerdoti istriani vittime delle violenze del dopoguerra, indicando con le iniziali i supposti assassini di Bonifacio e affermando che uno vivrebbe nel Pordenonese. Dice oggi: «Ne informai la polizia, nessuno mosse un dito». In entrambe le biografie si citano le disperate ricerche del fratello Giovanni (foto), che con la madre visse in povertà nella canonica di Villa Gardossi nei cui pressi il prete fu ucciso, e che a San Giusto ha donato i soli ricordi rimasti, con parole commosse: «Sì, caro fratello Francesco. Sei in Paradiso, abbraccia la nostra cara mamma che ti è vicino: è stata, caro Francesco, come tutte le mamme di questa terra, la creatura più perfetta che Iddio ci ha donato. Abbraccia il papà, le sorelle Gina, Giulia, Libera, Romana e Mario. Ringrazia la zia Maria da Sicciole, e lo zio Antonio, che ci hanno tanto aiutato. Ti ricordi, Francesco, nel lontano 1930, quando la mamma ogni settimana mi mandava dai frati francescani a prendere il pane per i poveri? Quanta miseria, ma la Provvidenza non ci ha mai abbandonato! Ciao Francesco, un forte abbraccio da tuo fratello Nino e dai miei cari familiari».