Gli piaceva stare con la sua gente, consigliare i giovani, consolare gli anziani. Non conosceva la fatica e la sua serietà era pari alla dolcezza. Una chiesa gremita di gente, una partecipazione corale quasi inaspettata che suscita diverse riflessioni si lega in queste giornate del Ricordo alla figura di un sacerdote istriano martire. Per la prima volta l’ANVGD di Trieste ha voluto includere nelle cerimonie dedicate al Giorno del Ricordo anche un omaggio al Beato Don Francesco Bonifacio. Qualche mese fa era stato organizzato un convegno per ricordare il personaggio per il quale Papa Ratzinger aveva voluto chiudere con esito positivo e raccomandazione a procedere, il processo di beatificazione. Anche in quell’occasione il pubblico aveva gremito la sala parrocchiale di via Tigor a dimostrazione dell’affetto che tanta gente continua a conservare nei confronti del sacerdote martire. Gente di Pirano, Umago e l’alto Buiese dove il giovane don Francesco era stato inviato. Nel Santuario di Santa Maria Maggiore, a celebrare la messa è stato Mons. Ettore Malnati, Vicario Episcopale per la cultura e il laicato e presidente del Tribunale Diocesano che ha istruito la causa di beatificazione, coadiuvato da don Giuseppe Rocco, ultimo sacerdote, allora parroco a Grisignana, ad avere visto ancora in vita don Bonifacio.
Nel Giorno del Ricordo, riandare a quei difficili momenti del dopoguerra, quando ogni ordine veniva sovvertito e la violenza era pane quotidiano, significa sottolineare soprattutto la grande fede delle genti di terra istriana che vedevano nei propri sacerdoti un faro ed una sicurezza. Facile intuire quindi il ruolo che i religiosi ebbero nell’esodo stesso. Molte comunità li seguirono nelle varie destinazioni in Italia. Vedi il ruolo di Padre Rocchi nel Quartiere Giuliano-Dalmato e a favore di tutti gli esuli, vedi Don Dapiran a Fertilia, o i sacerdoti fiumani a Milano e Pisa, e così si potrebbe continuare citando tantissimi casi.
Gente di grande fede, soprattutto quella dell’Istria contadina delle cittadine dell’interno: l’alto Buiese ne è una conferma. Un legame profondo che lo stesso Vescovo Santin ebbe a verificare, quando raggiunto don Bonifacio nella sua piccola chiesa di Crassiza si confrontò col fratello. Alla domanda su che cosa avrebbe dovuto fare, viste le frequenti minacce, il Vescovo rispose “se fossi te, rimarrei” e don Francesco rispose “era ciò che volevo sentire”. L’ha ricordato don Malnati durante l’omelia, lo sa bene la gente di quelle località, ognuno custode di un frammento di vita legata a don Bonifacio che, durante questi consessi diventa argomento di confronto e di coesione. Confermano, nello stesso tempo, la destinazione delle genti istriane, fiumane e dalmate. A Trieste gravitano, soprattutto genti del Capodistriano e del Buiese, gli altri sono andati sparsi un po’ dovunque. In questa occasione Bruno Marini ha voluto donare alla chiesa un quadro-ritratto di don Bonifacio che verrà collocato sotto un’arcata della Chiesa stessa.
In un momento in cui la chiesa mette alla prova i fedeli con segnali forti come le dimissioni del Papa – ha ricordato don Malnati – è giusto riandare a figure che ne hanno segnato la storia nel tempo con la loro coerenza e sincera partecipazioni. Coscienti di ciò che poteva comportare la propria presenza scomoda al fianco dei fedeli, fino alla decisione coraggiosa di confrontarsi con una realtà piena di contraddizioni.
(rtg su www.arcipelagoadriatico.it 19 febbraio 2013)