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Don Bonifacio, un prete scomodo (RadioVaticana 03 ott)

Domani la Chiesa proclamerà due nuovi Beati: il sacerdote lombardo don Francesco Pianzola, conosciuto come “il prete santo delle mondine”, e il sacerdote istriano don Francesco Bonifacio, uomo della riconciliazione in tempi di odi interetnici, ucciso dai miliziani di Tito nel 1946. Il servizio di Sergio Centofanti.

Sarà beatificato domani pomeriggio, nella cattedrale di San Giusto a Trieste, anche don Francesco Giovanni Bonifacio, sempre vicino ai poveri e ai malati, uomo di pace in un’epoca di rancori profondi, nell’Istria liberata dai nazifascisti. Pur minacciato proseguì con coraggio ad annunciare il Vangelo. Assalito dai miliziani di Tito fu torturato, ucciso e probabilmente gettato in una foiba. Aveva appena compiuto 34 anni. Don Bonifacio è morto perdonando i suoi assassini. Ma perché fu ucciso? Ci risponde il vescovo di Trieste Eugenio Ravignani: 

"Soprattutto per il suo essere sacerdote. Quello che in una persecuzione sostenuta da una ideologia atea voleva imporre era la scristianizzazione della nostra gente. Si voleva imporre l’ateismo, si proibiva di entrare nelle chiese, si proibivano i matrimoni religiosi, chi era in qualche modo legato ad una certa struttura non poteva evidentemente nemmeno battezzare i figli. Quest’uomo invece continuava in una piccola realtà fatta di casolari dispersi a riunire la sua gente, con un’educazione fortemente legata al Vangelo, un’educazione alla Messa domenicale e all’Eucaristia, e poi soprattutto riuniva i giovani in un’esperienza cristiana, coinvolgendoli in particolare nell’Azione Cattolica. Quindi, è diventato un prete evidentemente scomodo, che veniva a contrastare un disegno che, in quel momento, si stava realizzando purtroppo".

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