Nell’ambito del Festival internazionale della Storia èStoria 2023 l’incontro a cura dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia “Donne dell’esodo istriano” si è svolto domenica 28 maggio nell’Aula magna del Polo universitario di Santa Chiara piena di pubblico. Come ha ben evidenziato la professoressa Maria Grazia Ziberna (Presidente del comitato provinciale di Gorizia dell’Anvgd) introducendo l’incontro, le immagini che noi abbiamo dell’esodo giuliano-dalmata rappresentano sempre madri, nonne, ragazze o bambine travolte da questa catastrofe. Quasi a riconoscere il ruolo sociale e di pilastro nella famiglia che le donne giuliano-dalmate erano state in grado di ottenere rispetto ad altre zone d’Italia. Così anche la rinascita e la ricostruzione di una nuova vita in esilio ha evidenziato l’importanza delle donne, alcune delle quali hanno poi conseguito anche brillanti risultati professionali individuali.
Tra costoro una delle più famose risponde al nome di Lidia Matticchio Bastianich, esule da Pola che con la sua famiglia soggiornò a lungo nel Centro Raccolta Profughi allestito presso la Risiera di San Sabba a Trieste prima di trasferirsi negli Stati Uniti. Giunta oltreoceano avrebbe poi intrapreso una carriera nell’arte culinaria che l’avrebbe portata alla celebrità e sarebbe stata proseguita dal figlio Joe, il quale oggi è uno chef molto popolare anche nelle trasmissioni televisive italiane. Di questa storia ha parlato la professoressa Barbara Sturmar, docente dell’Istituto Comprensivo “Graziadio Isaia Ascoli” di Gorizia che con una sua classe ha vinto il concorso scolastico nazionale 10 Febbraio raccontando proprio la storia della celebre chef italoamericana. Due studenti che hanno fatto parte di quel gruppo di lavoro hanno quindi raccontato la loro esperienza, con particolare riferimento agli incontri in videoconferenza avuti con l’esule polesana per conoscerla ed intervistarla.
Un’altra storia di successo professionale dopo le sofferenze dell’esodo è quella di Erminia Dionis Bernobi, la quale è ancora attiva al vertice di una sartoria molto rinomata ed apprezzata a Trieste. Avendo cominciato a lavorare in una sartoria nella natia Istria, la giovane Erminia un giorno affrontò a testa alta un miliziano jugoslavo che lei sapeva coinvolto nel sequestro, nello stupro e nella morte in foiba della sua amica Norma Cossetto. Dopo che già suo padre era sparito mentre era alla ricerca di notizie sulla fine del padre di Norma, l’apprendista sarta fu costretta ad intraprendere una fuga avventurosa verso Trieste, attraversando a piedi la penisola istriana, sfidando le pattuglie jugoslave che vigilavano su strade e confine e trovando infine una sistemazione di fortuna presso alcuni parenti. Senza documenti ed in una città sconosciuta, Erminia riuscì a ricominciare a lavorare in una sartoria e a costruirsi così una nuova vita, sposando poi un cugino di Norma Cossetto e diventando così parente acquisita di quella che era stata la sua amica nell’infanzia.
La bambina con la valigia è un immagine ormai iconica per l’esodo giuliano-dalmata: quella bimba immortalata a Pola nel luglio 1946 in quella posa si chiama Egea Haffner ed ha raccolto la sua storia in un libro edito da Piemme ed ha portato anche nell’ambito di èStoria la sua testimonianza. Una testimonianza che parla pure di foibe, in quanto un anno prima che venisse scattata quella foto, era scomparso nel nulla il padre di Egea, prelevato per accertamenti dai miliziani jugoslavi: egli era un gioielliere che parlava molto bene il tedesco e che perciò era stato costretto a svolgere servizi di interprete presso le truppe tedesche presenti in Istria dopo l’8 settembre e tanto poteva bastare nella terribile primavera 1945 per finire infoibato. Ancor prima che la motonave Toscana iniziasse i suoi viaggi per trasportare quasi 30.000 polesani verso i Campi Profughi, Egea e sua madre intrapresero la via dell’esilio, con un reinserimento sociale tutt’altro che semplice a Bolzano, ove alcuni parenti le avevano accolte. Dopo tutte queste sofferenze, Egea si è costruita una famiglia e oggi ha dato il nome all’Ecomuseo dedicato all’Esodo che è stato realizzato a Fertilia, località sarda presso Alghero che accolse centinaia di profughi giuliano-dalmati.
Lorenzo Salimbeni