Cipro non ha ancora smesso di tremare a causa del voto che ha respinto l’accordo con la Troika per il salvataggio, che già si prospetta una nuova gatta da pelare per l’Europa. Anche il sistema creditizio di Lubiana, infatti, è in bilico e la Slovenia potrebbe essere il quinto (sesto se consideriamo i salvataggi bancari spagnoli) Paese a chiedere aiuti internazionali: la crisi, dunque, giungerebbe al confine italiano.
La Slovenia è in una fase di difficoltà economica: nel 2012 il PIL è sceso del 2,3%, mentre la disoccupazione sfiora il 10%. Sono numeri che, se rapportati a quelli italiani, non spaventano così tanto, ma dovesse continuare questa sofferenza il sistema bancario ne subirebbe le conseguenze. E, anche se non raggiungiamo le vette di ipertrofia cipriota, la finanza slovena rappresenta una grossa parte dell’economia locale, tra l’altro pesantemente in mano pubblica.
Gli attivi bancari sono il 135% del PIL (a Cipro superiamo l’800%), mentre le sofferenze bancarie sono pari a un quinto del prodotto nazionale (circa sette miliardi), e le perdite più gravi si rinvengono fra le banche pubbliche. Interessante notare che il governo locale è caduto nelle scorse settimane a causa di uno scandalo di corruzione: si direbbe che le mani statali non abbiano badato granché alla salute delle banche anche a causa del brutto ambiente politico.
Anche in questo caso, stando alle voci che rimbalzano fra Bruxelles e Lubiana, la Troika potrebbe chiedere l’apporto privato al salvataggio, dopo che il governo locale è già intervenuto (senza troppo successo) per puntellare i guai. Si tratterà di ristrutturazione del debito come in Grecia o si guarderà con desiderio ai conti correnti sloveni come nel caso cipriota?
Giovanni Di Mizio su ibtimes.com 20 marzo 2013