«Questi temi non sono tabù, altro che strumentalizzazioni»
Duro attacco all’Anpi del presidente di Anvgd e Lega nazionale in vista della presentazione odierna del volume in Provincia
Foibe, è polemica sul libro di Pirjevec
Ziberna: «Anche la stampa di sinistra l’ha stroncato. Minimizza e nega la pulizia etnica»
Diventa un “caso” la presentazione goriziana in programma oggi alle 17 nella sala consigliare della Provincia del libro di Joze Pirjevec “Foibe. Una storia d'Italia”. La pubblicazione ha già fatto discutere tanto che nelle settimane scorse il Pdl in consiglio regionale ha addirittura presentato una mozione sollecitando l’avvio di una commissione di inchiesta. Adesso, a poche ore dalla presentazione in Provincia del libro, arriva il duro attacco del presidente dell’Anvgd e della Lega nazionale di Gorizia Rodolfo Ziberna.
«La propaganda dell’Anpi volta a minimizzare il dramma delle foibe, volendo addirittura giungere a giustificarle prosegue con la presentazione a Gorizia del libro di Pirjevec – attacca Ziberna -, nonostante le condanne morali ricevute dagli storici di ogni parte politica. Ma del resto lo scopo dell’Anpi non è fare storia ma usare ancora il dramma delle foibe come strumento di lotta politica, per dividere. Altro che pacificazione e storia condivisa. Pirjevec ripete le solite cose, che le foibe sono solo una reazione alla violenza fascista e che si spiegano con il clima arroventato dell’immediato dopoguerra. La tragedia delle foibe è in sostanza opera di invenzione politica».
Ziberna cita a questo punto le critiche sul libro di Pirjevec espresse nelle settimane scorse da esponenti e organi di stampa riconducibili alla sinistra a cominciare dal professor Stelio Spadaro, uomo di spicco della sinistra regionale e nazionale (già segretario provinciale dei Ds di Trieste), profondo conoscitore della storia del confine orientale: «Il rapporto tra cultura italiana ed Istria, secondo Pirjevec, sarebbe stato di natura coloniale – è il concetto espresso da Spadaro e riportato da Ziberna -. Gli istriani di lingua italiana non erano diversi dei coloni italiani in Libia. È un problema serio il fatto che Pirjevec e chi la pensa come lui ancora nel 2010, non nel 1945, non avvertano l’esigenza di riconoscere la profondità delle ferite che tutti i nazionalismi che hanno imperversato da queste parti italiani, sloveni, croati e jugoslavi hanno inferto su un tessuto culturale plurale». Sull’ “Avvenire” Antonio Airo scriveva: «Per Pirjevec gli orrori del 1945 possono essere, se non scusati, almeno collocati nella loro dimensione storica, esecrandi atti di vendetta provocati da altrettanti esecrandi odi e pregiudizi razziali». «Infine – ricorda il presidente di Anvgd e Lega nazionale – Gaetano Villini sull’Osservatore Romano scrive dell’opera che è sbilanciata sul versante slavo e nega che diverse vittime avessero pagato il loro solo essere italiane».
«Il libro – continua Ziberna – anche nella sinistra è bollato come non attendibile e fazioso. Lo stesso Napolitano, nel 2007, ha parlato di un disegno annessionistico che assunse i connotati di una pulizia etnica. Come scrive lo storico Giuseppe Parlato il volume si muove su un’unica tesi di fondo: le foibe sono un’operazione politica che ha consentito all’Italia, dopo la caduta del muro di Berlino e Tangentopoli, di recuperare destra e sinistra in nome del vecchio nazionalismo che aveva gli stessi connotati di quello fascista. E in questa operazione politica un ruolo tutt’altro che marginale viene assegnato a Napolitano».
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Gli organizzatori
Polemiche a parte, a presentare il discusso libro “Foibe. Una storia d’Italia” di Jože Pirjevec sarà lo stesso autore e l’incontro sarà coordinato dalla professoressa e storica Anna Di Gianantonio.
La serata è organizzata dalle sezioni dell’Anpi di Gorizia, Piedimonte del Calvario e Sant’Andrea assieme al Kulturni dom di Gorizia. Il libro “Foibe. Una storia d’Italia” ricostruisce le vicende storiche che portarono sloveni e croati a una sanguinosa resa dei conti in Istria dopo l’armistizio del settembre 1943, in cui vennero infoibati soprattutto italiani appartenenti a diverse istituzioni che rappresentavano lo Stato, e le deportazioni dei primi di maggio del 1945, in particolare da Gorizia e da Trieste.
I drammatici avvenimenti del ’43-45 sono collocati in un contesto storico che parte dal 1848: risveglio nazionale degli sloveni e dei croati, irredentismo italiano, desiderio di costruzione e di affermazione della propria patria costituirono ai confini orientali una miscela esplosiva che i trattati di pace dopo la prima guerra mondiale e il fascismo fecero esplodere. Tensioni e conflitti etnici e politici attraversarono gli anni fra le due guerre e furono alla base della violenza successiva: il fascismo potenziò tutto questo e va ricordato che proprio a Gorizia nel 1942 Mussolini proclamò l’annessione di una parte della Slovenia all’Italia, mentre la restante parte fu annessa al Terzo Reich.
«Il fatto più grave – si legge in una nota dell’Anpi – è però che, dalla fine della guerra a oggi, il tema delle foibe viene ancora strumentalizzato per approfondire steccati e per garantire rendite di posizione elettorali. Il volume di Pirjevec mette in luce il dibattito e gli scontri intorno al problema degli scomparsi e i rischi concreti dell’uso politico della storia e del “passato che non passa”. Gli organizzatori sono coscienti di toccare temi scottanti e tabù profondi, ma ritengono importante affrontare questi argomenti che, per quanto riguarda il nazismo in Germania, sono stati analizzati e in quanto affrontarli può permettere di proseguire meglio sul difficile cammino dell’Europa dei popoli e rendere più concreto il detto “pace, pane, libertà” che fu alla base della Resistenza e della Lotta di liberazione».
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Critiche in consiglio regionale
«Negare come Pirjevec che le foibe siano una pulizia etnica premeditata, tesa all'eliminazione di quanti si opponevano all'annessione alla Jugoslavia significa non prendere in considerazione fatti storicamente assodati. E’necessario dare urgentemente corso alla costituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta, affinché venga fatta definitivamente luce su questi tragici fatti». A chiederlo in una mozione i consiglieri regionali del Pdl Roberto Novelli (primo firmatario), Galasso, Baritussio, Tononi, Marin, Ciani, Bucci, Camber, Marini, l’ex sindaco di Gorizia Valenti e il capogruppo Udc Sasco.