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E gli esuli italiani aspettano ancora (L’Espresso 21 lug)

Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha promesso che l’Italia sarà II primo Stato europeo a ratificare l’adesione della Croazia all’Unione europea. I rapporti tra i due Paesi sono improntati al sereno con semestrali riunioni del Comitato dei ministri. Ma non è stato sempre così. Alla proclamazione dell’Indipendenza di Slovenia e Croazia è venuto al pettine II nodo dei beni abbandonati dai 350 mila esuli che hanno lasciato nel dopoguerra l’Istria, Fiume, e la Dalmazia. Lubiana e Zagabria però con legge dello Stato decisero di assumersi gli Impegni presi dall’alloro Jugoslavia con Roma. Slovenia e Croazia ereditarono dunque i doveri previsti dal Trattato di Osimo (1975) e agli Accordi di Roma (1981) in base ai quali la Repubblica federativa socialista di Jugoslavia si Impegnava a versare all’Italia 110 milioni di dollari quale Indennizzo del beni abbandonati dai nostri esuli. La Slovenia ha già versato la sua parte (75 milioni di dollari) in un conto fiduciario presso la Dresdner Bank del Lussemburgo, gli altri 35 sono a carico della Croazia che, finora, non ha versato però nemmeno un dollaro. Le associazioni degli esuli e la destra italiana ha immediatamente chiesto la restituzione materiale dei beni abbandonati, ma il governo di Roma ha stabilito II principio, sancito dall’allora ministro degli Esteri Renato Ruggiero che “pacta sunt servanda” per cui resta valido il Trattato di Osimo. Esiste una commissione bilaterale italo-croata che sta lavorando da anni a eventuali casi di beni extra Osimo ma finora non c’è stato alcun risultato nel merito.

 

Ci sono i beni abbandonati in Istria. E ci sono poi gli italiani che ancora vi abitano, una minoranza stimata al censimento del 2001 (la nuova stima della popolazione verrà fatta proprio quest’anno) In circa 20 mila persone. Per l’esattezza si sono dichiarati di nazionalità italiana in 19.636 mentre sono In 20.521 quelli che si sono certificati di madrelingua Italiana. Gli Italiani sono distribuiti in 51 “Comunità Nazionali Italiane locali” nell’area dell’Istria, delle isole del Quarnaro e della Dalmazia e sono organizzati nell’Unione Italiana con sede a Fiume. Nella stessa Fiume e nell’arcipelago dei Lussini sono riconosciuti da alcuni statuti comunali come popolazione autoctona, mentre nel resto del Quarnaro e In Dalmazia non viene riconosciuto loro nessuno status particolare. Infine, nel corso del diciannovesimo secolo, un numero considerevole di artigiani Italiani si trasferirono a vivere a Zagabria dove è attiva una Comunità Italiana e in Slavonia, nella parte più occidentale del Paese al confini con la Serbia, dove tuttora abitano molti loro discendenti. I nostri connazionali godono di un regime di tutela sancito dalla Costituzione e hanno un seggio garantito al Sabor (parlamento) croato.

 

M.M.

 

(courtesy MLH)

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