Una segnalazione alla Corte di giustizia europea da parte del governo Italiano per la mancata trasmissione da parte della Slovenia di tutta la documentazione relativa alla fonderia Livarna.
È quanto rischia il Paese confinante. A sentire l’assessore comunale all’Ambiente Francesco Del Sordi (reduce da una visita a Roma), il ministero dell’Ambiente italiano è alquanto indispettito per il fatto che – ad oggi – ancora non è arrivata la documentazione richiesta alla Slovenia e che riguarda le motivazione che stanno alla base del «no» da parte del governo sloveno all’autorizzazione integrata ambientale (Aia) alla Livarna. «In poche parole, siamo all’oscuro di tutto. Non sappiamo nemmeno a che punto è l’iter visto che la fonderia aveva inoltrato ricorso contro quella decisione – sottolinea Del Sordi -. Ho parlato con gli uffici ministeriali e mi hanno detto che se entro la prima metà di gennaio il ministero sloveno non invierà all’omologo dicastero italiano il dossier richiesto, tutte le pratiche passeranno alla Farnesina: sarà, a quel punto, il ministero degli Esteri l’interlocutore relativamente alla questione Livarna. In altre parole, la questione verrà affrontata dal punto di visto diplomatico con contestuale segnalazione all’Unione europea per questi continui rinvii da parte dello Stato confinante dell’invio di materiale molto importante per fare chiarezza».
L’iniziativa – vale la pena di ricordarlo – fa seguito alla visita del sottosegretario Roberto Menia in città. «Come ho avuto modo di dire anche di recente, non mi aspettavo francamente un’azione così veloce da parte del governo – aggiunge visibilmente compiaciuto l’assessore comunale all’Ambiente -. Devo dare atto a Menia di aver preso davvero a cuore questa situazione che crea non pochi problemi ai cittadini della zona Nord della città». Gorizia da anni soffre l’impatto della fonderia, collocata poche decine di metri oltre confine e le sue emissioni inquinanti, comprovate ora anche dai dati frutto dei rilevamenti delle autorità slovene. In occasione della sua visita, Menia aveva dichiarato: «Non riusciamo a capire perché l’azienda è ancora attiva quando gli è stata negata l’Aia. Evidentemente, deve avere ottenuto un permesso speciale ma, come ministero dell’Ambiente italiano, ci piacerebbe essere informati del perché continua a restare aperta. Visitando, inoltre, la zona Nord della città mi sono accorto che ci sono tanti orti dove si coltivano radicchio e salata con, a pochi metri, i fumi emessi dalla fonderia». Il sottosegretario aveva assicurato che il Ministero dell’Ambiente fornirà alla Farnesina «tutti i dossier e il materiale documentale necessario per convincere le autorità slovene a collaborare».