“Qualcuno potrà non capire, ma bisogna ricordare”. Con queste parole ha chiuso il suo intervento Mauro Steccati, sindaco di Tarcento (UD), in occasione del Giorno della Memoria 2022. Il sindaco ha sottolineato come la violenza nazista si sia accanita contro i sei milioni di ebrei uccisi nei campi della morte e contro i dissidenti, gli omosessuali e gli zingari. L’evento, dedicato alla Shoah, si è svolto il 28 gennaio 2022, alle ore 18, presso la Biblioteca “Pierluigi Cappello” di Tarcento, coinvolgendo oltre 25 persone, secondo le norme anti-Covid19.
Dietro la bandiera della Dalmazia, ha aperto i lavori dell’incontro Silvia Fina, assessore alle Politiche inerenti al turismo, alla promozione dei siti storici naturalistici e della Biblioteca Comunale di Tarcento. L’assessore Fina ha presentato il relatore della serata e il titolo dell’incontro con diapositive, accennando alle analoghe iniziative svolte negli anni scorsi sul tema delle Leggi Razziali e della persecuzione degli ebrei. Ha riferito inoltre che certi suoi parenti di Servola (TS), nel 1944, vedevano uscire il fumo dalla ciminiera della Risiera di San Sabba, unico Campo di sterminio nazista in Italia.
Ha poi avuto la parola il professor Elio Varutti, coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine. Il relatore ha illustrato il tema sconosciuto degli “Ebrei jugoslavi salvati dall’Esercito Italiano al Campo di Preza, in Albania nel 1941-1942”. La ricerca è incentrata sul libro di Vasko Kostić, uscito nel 2014 nella traduzione italiana, che esalta le virtù dei soldati italiani durante l’occupazione del Montenegro. Il testo riferisce degli internati jugoslavi a Preza, in Albania, in un Campo di concentramento gestito dagli italiani. A Preza sono imprigionati impiegati della pubblica amministrazione, maestri, professori, intellettuali, medici, impiegati bancari e altri il cui libero pensiero non comunista non accettava l’annessione italiana delle Bocche del Cattaro (Vasko Kostić, pag. 67). Le condizioni di vita in tale campo di concentramento sono definite “sostenibili”.
C’è anche un dato numerico assai interessante. “Nell’aprile 1942, da Pristina a Preza furono portati 79 ebrei” (p. 145). Essi preferivano stare con gli Italiani, anziché finire arrestati dagli ustascia croati, alleati di Hitler, che li avrebbero spediti ai campi di sterminio.
Vasko Kostić scrive liberamente dopo il 2010-2011. Fino a qualche anno prima la censura jugoslava gli bloccava ogni suo articolo sulla stampa locale. Egli è un serbo delle Bocche del Cattaro, nato nel 1930, pilota militare e controllore di volo, ingegnere con tre lauree, storico, pubblicista e scrittore, membro dell’Associazione montenegrina degli storici. Ha al suo attivo più di quaranta libri e oltre 800 pubblicazioni. Kostić riporta anche i cambi di casacca nelle Bocche del Cattaro, provincia annessa al Regno d’Italia fino all’arrivo dei partigiani titini. Chi dal 1941 veste divise fasciste, coi figli balilla o della GIL, dopo la guerra diventa niente meno che un quadro del Partito comunista (p. 74). L’autore del memoriale scrive che diversi “bocchesi”, ossia gli abitanti delle Bocche del Cattaro, dal 1941 si sentono italiani. Sarà per i vecchi ricordi della dominazione veneziana, sta di fatto che i militari italiani li trattano come cittadini dello stesso stato. Molti bocchesi non sono comunisti (Vasko Kostić, pag. 112), anche se a guerra finita il regime di Tito ed i suoi storiografi, li fanno appartenere al comunismo per comodità politica. Perasto, anni ’40. Cittadina del Montenegro, di origine veneziana, è famosa per il giuramento alla caduta di Venezia nel 1797: «Ti con nu, nu con ti».
Nel dibattito che è seguito Donatella Prando, assessore alle Finanze e patrimonio del Comune di Tarcento ha rivolto una domanda riguardo al Campo di concentramento di Gonars (UD). Il relatore ha risposto spiegando che là, dal 1941 al 1943, sono stati internati civili sloveni e croati, con le famiglie, dopo che l’Italia con gli alleati aveva invaso la Jugoslavia. Le vittime furono oltre 400, oggi ricordate in un monumento del 1973 presso il locale cimitero.
Tra i il pubblico si è notato Edoardo Di Giorgio, del gruppo ANA di Collalto, oltre ai soci ANVGD Giuseppe Capoluongo e Rosalba Meneghini, la quale ha presenziato quale delegata di Bruna Zuccolin, presidente del sodalizio.
Suggerimenti bibliografici e di sitologia – Sul trattamento degli ebrei di Pristina, in Kosovo, nella seconda guerra mondiale, si possono vedere:
– Vasko Kostić, Storia di un prigioniero degli italiani durante la guerra in Montenegro (1941-1943), Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Roma, 2014. Titolo originale in lingua serba: Preza koncentracioni logor (Preza, campo di concentramento), 2011, traduzione italiana di Mila Mihajlović, cura delle bozze di Elio Carlo. Opera pubblicata col contributo del Comitato Provinciale di Padova dell’ANVGD.
– Michele Sarfatti, “Tra uccisione e protezione. I rifugiati ebrei in Kosovo nel marzo 1942 e le autorità tedesche, italiane e albanesi”, «La Rassegna Mensile di Israel», vol. 76, n. 3, settembre-dicembre 2010, pp. 223-242.
Sui montenegrini deportati vedi: Drago V. Ivanović, Memorie di un internato montenegrino. Colfiorito 1943, ISUC [traduzione parziale di Ivanović 1989, con saggio introduttivo di Dino Renato Nardelli – traduzione di Olga Simčić], Foligno (PG), Editoriale Umbra, 2004.
– E. Varutti, Cattaro, meglio prigioniero degli italiani che dei tedeschi in Montenegro 1941-1943, on line dal giorno 8 ottobre 2018 su eliovarutti.blogspot.com
Testi e Networking a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti, Docente di “Sociologia del ricordo. Esodo giuliano dalmata” – Università della Terza Età, Udine. Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine. Fotografie della Biblioteca di Tarcento (UD), che si ringrazia per la cortese concessione alla diffusione e pubblicazione.
Fonte: Elio Varutti – 29/01/2022