Il Friuli-Venezia Giulia «è la regione italiana del futuro» per gli investitori. Ad affermarlo fu un`autorevole rivista del gruppo del FinancialTimes circa tre anni fa, nell`ambito di un`ampia inchiesta che prese in esame 140 tra città e regioni europee sotto il profilo dell`appetibilità per i capitali esteri.
Oggi, però, a distanza di tre anni, non si può affatto dire che la profezia si sia avverata. Nel frattempo, infatti, Trieste ha perso la candidatura per l`Expo 2008, i ritardi nel potenziamento delle infrastrutture allontana il progetto dell`alta velocità ferroviaria lungo il tracciato del Corridoio V e i Paesi confinanti hanno vinto la sfida della competitività, grazie ad offerte di mercato migliori e costi di produzione più bassi.
La regione ha chiuso i primi otto mesi dell`anno scorso con un saldo positivo, addirittura cinque volte più alto del dato riferito all`intero 2007 (in base al monitoraggio della Banca d`Italia 586 milioni di attivo, rispetto a 104 milioni dell`anno prima, per lo più concentrati nel settore dei servizi alla vendita). Si tratta di un vero e proprio balzo in avanti se confrontato con i flussi degli anni precedenti, ma gli investimenti esteri in Friuli-V.G. sono di fatto ancora poche "briciole" se considerati in termini assoluti.
Di recente, infatti, i flussi di capitali stranieri diretti nell`area hanno preferito attraversare il confine, ad esempio scegliendo la Slovenia, ancor più dopo l`abbattimento degli ultimi confini nell`era del dopo-Schengen. Anche il capitale italiano è presente in circa seicento aziende slovene. Uno scambio, quello con la città di Lubiana, che per il momento viaggia solo in un senso solo: sul fronte italiano è molto difficile sapere quante aziende slovene hanno investito in Italia e soprattutto a Trieste o in Friuli Venezia Giulia.
È noto il trasferimento della slovena Seaway, una delle aziende tecnologicamente più avanzate nel settore cantieristico per la costruzione di imbarcazioni (yacht e da diporto) con fibra di carbonio: a richiamare quest`azienda innovativa in Italia è il distretto tecnologico navale, profondamente voluto dalla Regione che vanta a Monfalcone un faro come Fincantieri. Esistono poi realtà finanziarie come la Liublianska Banka che ha aperto diversi uffici commerciali, fra tutti quello della Gorenje Korting (il colosso degli elettrodomestici, i cui prodotti sono già in vendita in Italia) e alcune aziende miste consoci sloveni nel campo dell`edilizia, dell`impiantistica, nel settore informatico e commerciale.
Per il momento, però, il vantaggio per le imprese è troppo spostato verso la Slovenia, così come verso i Paesi dell`ex Jugoslavia, e a soffrirne maggiormente sono le regioni di confine, come il Friuli-Venezia Giulia: più che il costo del lavoro (simile ormai all`Italia) ad attrarre e aziende sono la bassa tassazione (ad esempio in Slovenia pari al 23%ro nel 2oo8, diventerà 2o% nel 2010), il tessuto imprenditoriale giovane ed effervescente con un Pil stellare (7%), poca burocrazia e le maggiori garanzie sui tempi per la realizzazione degli impianti produttivi.