Gianni Oliva, relatore della videoconferenza organizzata dal Comitato provinciale di Milano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia nonché autore del recente libro “I paracadutisti italiani a El Alamein: fra Storia e Memoria”, osserva come la memoria “ufficiale” delle gesta del nostro esercito esalti quasi esclusivamente quelle della campagna di Russia, tralasciando l’eroismo dimostrato ad El Alamein. Ma ambedue sono episodi di un passato eroico, che meritano la stessa attenzione nel ricordo, che l’autore vuole contestualizzare nei fatti della seconda guerra mondiale.
Fascismo come regime della parola: la giusta definizione di uno storico, per indicare l’indottrinamento ideologico sul tema dell’eroismo italiano nel primo conflitto mondiale, come garanzia di successo per le imprese che il Duce avrebbe patrocinato in seguito. Ma ormai l’eroismo era un ingrediente largamente insufficiente a far volgere a favore dell’Italia le sorti di una guerra, poiché contavano molto di più la preparazione bellica la capacità industriale: quella italiana era insoddisfacente. Inoltre erano carenti le materie prime. E oltre all’insufficienza dell’industria militare bellica, mancava anche la logistica. Per quanto riguarda i mezzi corazzati, insufficiente era il numero di carro armati e gli stessi automezzi militari, pur in grandissimo numero, erano tali da aver bisogno di magazzini di parti di ricambio diversi fra loro, per cui la manutenzione risultava più difficoltosa e scarsa.
E che dire dell’areonautica? In questo caso l’Italia poteva contare un primato, ma la flotta era conosciutissima per le sue possibilità di raggiungere dei primati sportivi, ma poco adatta all’uso militare.
Ben conscio di ciò, quando scoppia la guerra, Mussolini sta “alla finestra”. E il 10 giugno del ’40; di fronte ai rapidi successi di Hitler, che in tre settimane arriva a Parigi, quando ormai tutti ritenevano che la prossima a cadere sarebbe stata l’Inghilterra, Mussolini decide di sfruttare il momentaneo successo tedesco, ritendo certo il suo futuro consolidamento, alleandosi con Hitler in una guerra che il Duce giudica prossima a finire: alla conclusione della quale potrà trarre solo dei vantaggi in termini di nuovi possedimenti coloniali. Non vuole essere tributario di Hitler, ma condurre una guerra “parallela”, in modo da poter porsi al suo stesso livello.
Dichiara guerra alla Francia per riappropriarsi della Savoia e di Nizza, ma il lungo confine francese, con la sola possibilità di attraversarlo in corrispondenza dei passi alpini, al di là dei quali è stata edificata la possente barriera difensiva “Maginot”, impedisce alle truppe italiane di progredire significativamente nel territorio francese. All’atto della proclamazione dell’armistizio, mentre Hitler può farsi immortalare a Parigi vicino al sepolcro di Napoleone, Mussolini è costretto a farsi fotografare “vincitore” a Cesana Torinese, nei pressi di una baita in pietra.
Per consolidare la sua immagine, decide quindi di rafforzare la presenza italiana nei Balcani, e, per questo, ha bisogno di bloccare la flotta britannica nel Mediterraneo. Mussolini concepisce un’azione a tenaglia per aggredire l’Egitto e impadronirsi del Canale di Suez: l’Egitto dovrebbe essere attaccato da Est, a partire dall’Eritrea, e da Ovest a partire dalla Libia. Il troncone orientale al comando del Duca d’Aosta, quello occidentale al comando del generale Graziani. Ma ambedue i tentativi per una rapida conquista dell’Egitto falliscono, per ragioni che il relatore chiaramente individua. Si arriva così ad un nulla di fatto.
Di fronte all’impasse in Africa, Mussolini decide di tentare di accreditarsi come potenza balcanica: apre un altro fronte e attacca la Grecia. La data dell’attacco viene fissata al 28 ottobre 1940, in ricordo della Marcia su Roma. Periodo infausto, sempre molto piovoso e rigido in quelle regioni. La scelta si rivela poco opportuna, e l’avanzata riesce difficile per le note deficienze logistiche; dopo una fase di stasi, le truppe italiane stanno per essere ricacciate in Albania, regione dalla quale erano partite.
Di fronte al fallimento dell’impresa di Grecia, Hitler decide di intervenire, e da questo momento Mussolini diventerà un gregario ….addio Guerra Parallela.
L’esercito tedesco interviene in Grecia e risolve in breve la situazione.
Contemporaneamente Hitler invia in Africa il Generale Rommel, che, subito, si distingue per capacità militari, tanto da imporre allo stato maggiore italiano presente sul suolo libico la sua leadership.
Particolarmente accattivante è la narrazione che il Prof. Oliva dà degli avvenimenti, con un ampio inciso sul paracadutismo italiano (e non solo su quello) e sulla nascita della Brigata Folgore. Il tutto si conclude con lo sbarco degli americani in Marocco.
Invito il lettore ad ascoltare direttamente l’esposizione chiara e convincente del relatore sul canale YouTube ANVGD Comitato di Milano.
Claudio Fragiacomo
Anvgd Milano