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Elezioni in Bosnia: avanzano i moderati (Il Piccolo 05 ott)

di AZRA NUHEFENDIC

TRIESTE I nuovi membri della tripartita presidenza della Bosnia-Erzegovina (Bih) dopo il voto di domenica sono: il musulmano Bakir Izetbegovic, candidato del Partito di azione democratica (Sda), il croato Zeljko Komsic, candidato del Partito socialdemocratico (Sdp) e il serbo Nebojsa Radmanovic, dello Snsd (Unione dei socialdemocratici indipendenti).

Bakir Izetbegovic (figlio del leader della Bosnia musulmana in tempo di guerra Alija Izetbegovic) è considerato più moderato rispetto a Haris Silajdzic, l'attuale membro musulmano della presidenza. Izetbegovic junior ha invitato le altre comunità a superare le profonde divisioni etniche del Paese. Il croato Zeljko Komsic è il forte sostenitore di un’unica multietnica Bosnia-Erzegovina mentre il serbo Nebojsa Radmanovic appoggia l'idea di secessione dei serbi dalla Bosnia-Erzegovina. La Bosnia-Erzegovina è composta di due entità: la Federazione (dove la maggioranza sono i musulmani e i croati) e la Republika Srpska (Rs), dove prevalgono i serbi. La costituzione complessa della Bih prevede la nomina di cinque presidenti e 700 deputati del parlamento centrale e delle due assemblee regionali.

A livello federale il miglior risultato è stato ottenuto dal Partito socialdemocratico di Bosnia-Erzegovina (Sdp), l'unico partito multietnico, non basato sull’appartenenza religiosa o etnica dei membri e sostenitori. Secondo il suo leader Zlatko Lagumdzia «si tratta del migliore vittoria dei socialdemocratici dal 1946». La vittoria del Sdp fa sperare che qualche cambiamento sarà possibile. Il partito della Comunità democratica croata della Bosnia-Erzegovina (Hdz) ha ottenuto la vittoria in cinque cantoni, Sdp è il migliore in quattro cantoni, mentre il Partito di azione democratica (Sda, musulmani) ha vinto il maggiore numero di voti nel Cantone di Tuzla.

In Republika Srpska il partito dell'Unione dei socialdemocratici indipendenti (Snsd) ha vinto in maniera convincente. Il suo leader Milorad Dodik sarà il nuovo presidente della Rs. La sua campagna elettorale è stata basata sulla retorica nazionalista e più che mai Milorad Dodik aveva indicato il suo obiettivo: la «dissoluzione pacifica della Bosnia-Erzegovina».

Gli osservatori internazionali hanno confermato che le elezioni in Bosnia-Erzegovina si sono realizzate in conformità con gli obblighi imposti dall'Osce e dal Consiglio d'Europa. Un dato preoccupante è quello che si riferisce alle schede considerate non valide. Secondo Irena Hadžiabdic, la presidente della Commissione elettorale centrale (Cik), il numero supererebbe le 100mila. Due partiti hanno annunciato che non riconosceranno i risultati dei voti per la presidenza e che chiederanno che i voti saranno riesaminati.

Un bosniaco su due si è astenuto dal votare. Secondo i dati, su 3.076.049 elettori hanno votato solo 1.689.063, oppure il 54,91%. I diplomatici internazionali sostengono che dall'esito di queste elezioni dipende il futuro del Paese. Nei passati quattro anni la situazione politico-economica in Bosnia-Erzegovina si è ulteriormente aggravata. La divisione etnica e religiosa è ancora forte. Tra i politici serbi e croato-bosniaci la diffidenza reciproca ha fatto sì che il parlamento della Bosnia-Erzegovina virtualmente ha cessato di funzionare. Dato che non ci sono le leggi (rilevante) non si potevano fare progressi per l'adesione all'Unione europea e alla Nato. Le parti politiche, senza mezzi termini, annunciavano o promettevano l'imminente fine della Bih. Tra la gente prevaleva un sentimento d’insicurezza e disperazione. La disoccupazione è intorno al 60% e gli illetterati sono circa il 50% della popolazione.

 

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