Grande emozione per la narrazione di Emanuele Merlino, presidente del comitato 10 febbraio, avvenuta ieri sera al teatro Rossetti di Trieste.
Una storia di frontiera, di confine, ma per questo estremamente italiana, come lo fu il martirio di Oberdan, Battisti e Sauro, che per decenni è stata colpevolmente ignorata.
«Norma Cossetto nacque nel 1920 in un contesto storico particolare – ha spiegato Merlino – dove i valori del Risorgimento italiano, il patriottismo, il sacrificio di tanti giovani per l’idea d’Italia, erano dei valori riconosciuti universalmente. In quelle terre annesse al Regno d’Italia alla fine della prima guerra mondiale, dove la nostra nazione entrò in guerra per strappare Trento e Trieste all’impero austroungarico questi sentimenti erano più forti che in ogni altra Regione d’Italia. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la famiglia Cossetto iniziò a ricevere minacce di vario genere finché il 25 settembre successivo un gruppo di partigiani razziò la sua abitazione e, il giorno successivo, Norma fu convocata presso il comando partigiano composto da combattenti sia italiani sia jugoslavi. Norma, minacciata con grande coraggio disse no ai partigiani comunisti di Tito che le chiesero di rinnegare le sue origini per entrare nelle milizie partigiane del dittatore iugoslavo. Per questo motivo la notte fra il 4 e il 5 ottobre 1943 – ha illustrato Merlino -, 17 individui abusarono di lei e la buttarono ancora viva nella foiba di Villa Surani dove perì. Norma Cossetto ha sacrificato la sua vita per l’idea di Patria in cui credeva fermamente. In quanti oggi lo farebbero? Ecco perché il Presidente Azeglio Ciampi la insignì della Medaglia d’oro al merito civile con questa motivazione: “Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio”. Norma, giovane martire, ha donato così la sua giovinezza e la sua vita all’idea di Patria, come tanti suoi predecessori risorgimentali fecero in precedenza. E così a tutta la nostra comunità, con grande amore».