«Certo, me lo ricordo bene, lo vidi in televisione, era l’estate del 1970». Ljiliana Avirovic, saggista e traduttrice, come la maggior parte degli spettatori e telespettatori che seguirono quell’anno di Festival di musica leggera di Spalato non rimase particolarmente colpita dal singificato nemmeno troppo recondito dell’interpretazione che Sergio Endrigo diede dalla canzone “Kud plovi ovaj”, “Dove va la nave”. Un brano d’amore, ma che nei versi struggenti che parlavano di genti imbarcate verso rotte ignote («Qualcuno forse sa cosa nasconde il mare? Dove conduce questa rotta? L’unica cosa che so è che non ci sarà ritorno») poteva essere letta come un vero e proprio canto dell’esodo, e per di più eseguito in croato.
Il brano, in quello che era allora una specie di festival di Sanremo jugoslavo, Sergio Endrigo lo eseguì con una particolare, struggente interpretazione, diversa da quella della cantante Radojka Šverko, che si esibì in parallelo con Endrigo (ogni canzone veniva eseguita da una donna e da un uomo) dando alle parole tonalità e significati ben diversi da quelli del collega esule da Pola.
La storia di questo «messaggio subliminale» in memoria dell’esodo lanciato da Endrigo nel 1970 dai microfoni di un festival jugoslavo in pieno regime di Tito, quando ancora la vicenda dell’esodo era tabù, è saltata fuori al recente festival della letteratura di Pola, nell’ambito del quale l’Unione italiana ha presentato un doppio cd tutto dedicato a Sergio Endrigo in occasione degli ottant’anni (il prossimo 15 giugno) dalla nascita del cantante. Il cofanetto, intitolato “Hommage a Sergio Endrigo”, ha coinvolto la bellezza di 250 fra interpreti, musicisti e coristi, e contiene 29 brani variamente interpretati della produzione del vincitore del Festival di Sanremo nel 1968. Tra questi, appunto la canzone “Kud plovi ovaj brod” (si può ascoltare su Youtube la versione originale), che fu scritta da un caro amico di Endrigo, Arsen Dedic, con lo pseudonimo di Luka Juras.
Sulla vicenda della canzone d’amore interpretata come il lamento di un’esule, in occasione dell’uscita del doppio cd ha scritto un articolo Miljenko Jergovic, il cui nuovo libro, “Volga Volga”, pubblicato da Zandonai, sarà fra l’altro presentato martedì alle 18.30 alla Minerva. L’articolo, in cui Jergovic definisce il cd dell’Unione degli italiani un album che “rappresenta un momento importantissimo della storia culturale dell’Istria e di Pola”, è stato poi tradotto da Ljiliana Avirovic per il Domenicale del Sole 24 Ore.
«Endrigo non amava tornare in Istria dopo l’esodo – racconta Ljiliana Avirovic -, ma era un cantante molto amato in Croazia, un vero punto di riferimento per tanti giovani, con i quali instaurava un proficuo scambio». «Quando cantò al Festival di Spalato “Kud plovi ovaj brod” – continua Avirovic -, nessuno sembrò fare troppo caso al significato in realtà piuttosto palese del brano, anche se la differenza di interpretazione rispetto a Radojika Šverko era altrettanto palese: una storia sì d’amore, ma anche e soprattutto una storia di esodo e di abbandono».
Pietro Spirito
“Il Piccolo” 14 marzo 2013