“Esodo” di Cristicchi emoziona e coinvolge

La bambina con la valigia è una delle immagini iconiche dell’esodo giuliano-dalmata. Quella bambina in bianco e nero in attesa di partire da Pola si chiama Egea Haffner. È invece Simone Cristicchi ad entrare sommessamente sul palcoscenico con una valigia soltanto all’inizio di “Esodo”, lo spettacolo che l’artista romano continua a portare nei teatri d’Italia dopo il clamoroso successo di “Magazzino 18”. In attesa che l’anno prossimo il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia riporti in scena lo spettacolo ispirato alle masserizie accatastate nel Porto Vecchio di Trieste con un’edizione speciale dedicata al decennale di quest’opera che aprì clamorosamente la stagione teatrale 2013/’14, Cristicchi ha fatto giovedì primo dicembre tappa al teatro Olimpico della capitale con questo suo monologo di teatro civile al quale ha assistito una significativa rappresentanza di soci e dirigenti dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.

Immagini di sottofondo emozionanti e toccanti, le canzoni del vincitore del Festival di Sanremo 2007 ed un ritmo incalzante accompagnano lo spettatore in una carrellata di eventi, situazioni e vittime del Novecento al confine orientale italiano, con particolare riferimento alle foibe ed all’esodo appunto. La prima parte dello spettacolo, che ha registrato un buon riscontro di pubblico, passa in rassegna gli antefatti, dagli opposti nazionalismi d’inizio secolo alla Seconda guerra mondiale passando per il fascismo di frontiera ed il campo di internamento di Arbe.

Arrivati all’8 settembre 1943, la rappresentazione scenica si fa meno concitata e si focalizza sul martirio del popolo giuliano-dalmata, andando a ricreare il senso di sgomento e di terrore che serpeggiò nella penisola istriana, in Dalmazia e poi anche a Gorizia e a Trieste allorchè le truppe partigiane comuniste jugoslave scatenarono la persecuzione della comunità italiana autoctona. Sequestri di persona, deportazioni ed esecuzioni sommarie nelle foibe vengono rappresentati in maniera vivida e coinvolgente, portando lo spettatore in ginocchio nel cuore della notte sul ciglio di una foiba assieme agli altri condannati a morte legati a coppie con il fil di ferro ai polsi. Immancabile a questo punto il riferimento al martirio di Norma Cossetto come simbolo del martirio istriano, ma toccante e sconvolgente è la ricostruzione della strage di Vergarolla con la morte di decine di bambini che trascorrevano quel 18 agosto in spiaggia. Chi appartiene alla comunità dell’esodo conosce ma rivive sempre con emozione questi riferimenti, per il resto del pubblico che ha una visione superficiale della storia del confine orientale italiano si tratta di pugni allo stomaco che generano incredulità, stupore e commozione.

Le immagini dei filmati dell’esodo da Pola sono ben note, ma sempre struggenti e coinvolgenti ed aiutano Cristicchi a giungere al Magazzino 18, a quei mobili ed oggetti di uso quotidiano che ci parlano di un tessuto sociale lacerato, di una speranza di ricostruire in un altro contesto la propria esistenza e del traumatico impatto con i Centri Raccolta Profughi. Neonati che muoiono di freddo, casi di suicidio per la disperazione, ambienti malsani ed umilianti in cui vivere mesi e anni di incertezza e di isolamento magari dopo aver attraversato a bordo di un carro bestiame la stazione di Bologna tra gli insulti e le offese. Nelle terribili pagine dell’esodo la chitarra di Cristicchi celebra anche l’applauditissimo tributo a Sergio Endrigo, cantautore polesano che ben delineò la nostalgia della natia terra istriana: « Come vorrei essere un albero che sa / dove nasce e dove morirà».

Solamente alla conclusione dello spettacolo la scena si riempie perché Cristicchi strappa dalla matassa in cui sono ammucchiate alcune sedie del Magazzino 18 ed assegna a ciascuna di loro un infoibato, un deportato verso l’ignoto oppure un profugo affinchè possano finalmente sedersi e trovare pace nel Ricordo e nella partecipazione emotiva che sempre più italiani dedicano ai connazionali della frontiera orientale. Anche grazie alle apprezzatissime rappresentazioni teatrali realizzate da quel ragazzino che andando al liceo in autobus si chiedeva chi fosse il signor Giuliano di nome e Dalmata di cognome al quale era stato dedicato un quartiere della periferia meridionale romana.

Lorenzo Salimbeni

Rassegna stampa (a cura della pagina Facebook Simone Cristicchi):

La Voce del Popolo – 28/11/2022: Simone Cristicchi torna in scena con «Esodo» 

Roma Today – 18/11/2022: Esodo, lo spettacolo di Simone Cristicchi

Il Tempo – 30/11/2022

La Repubblica [Roma] – 01/12/2022
Il Messaggero [Roma] – 01/12/2022 
Corriere della Sera [Roma] – 30/11/2022 
 

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