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Essere esuli oggi: se ne parla in 3 incontri (Il Piccolo 21 feb)

Chi è l'esule istriano oggi? Come vive la sua storia e cosa racconta ai propri discendenti? Sono gli interrogativi attorno ai quali ruoteranno alcune tavole rotonde promosse dall'Associazione delle Comunità istriane.

Al primo incontro introduttivo svoltosi ieri pomeriggio, ne seguiranno altri tre il 20 marzo, il 17 aprile e il 15 maggio con inizio alle 18 nella sede di via Belpoggio 29/1. A raccontare le proprie esperienze saranno alcuni protagonisti di questa dolorosa pagina della storia del '900, coordinati dall'ideatrice della rassegna Carmen Palazzolo Debianchi.

«Lo scopo di questo confronto – spiega – è far capire che ciò che è diverso non è necessariamente sbagliato. Bisogna imparare a convivere con la diversità e accettare il proprio passato, anche se drammatico. Tutti noi dobbiamo capire che bisogna superare certe barriere. Restare chiusi in se stessi o tenere dentro rabbia e dolore non solo rende infelici, ma anche può incidere, se guardiamo all'intera società, nei rapporti internazionali. Basta pensare alla ritrosia di alcuni ancora oggi verso i rimasti nella nostra terra natìa». «Ebbene – conclude la Palazzolo Debianchi – credo sia giunto il momento di prendere in mano il nostro passato e la nostra esperienza e trasmetterlo con ottimismo alle nuove generazioni».

Negli incontri del 17 aprile e 15 maggio si parlerà dei rapporti tra gli esuli, della loro terra d’origine e di coloro che lì sono rimasti. Ogni dibattito metterà a confronto l'esperienza di circa cinque-sei esuli o discendenti, che racconteranno la loro storia come spunto per avviare in sala un dibattito aperto.

Nell'ultimo incontro del 15 maggio il docente di filosofia di origine istriana Stelio Spadaro illustrerà le considerazioni conclusive. Inoltre il professor Fulvio Salimbeni e la professoressa Antonella Pocecco dell'Università di Udine, assieme al dottor Stefano Pontiggia, faranno il punto sulle ultime ricerche sull'identità dell'esule in campo storico, antropologico e sociologico.

«Ai dibattiti – aggiunge il presidente dell'Associazione Lorenzo Rovis – parteciperanno anche esuli che ora vivono lontani dalle terre natìe. Vogliamo capire attraverso l'esperienza di pochi, quale è stato il percorso variegato di un intero popolo». «Negli ultimi anni sempre più – conclude – ci fa ben sperare vedere come le nuove generazioni, quindi i nipoti degli esuli, si stiano avvicinando alle origini. Basta pensare che il coro dell'Associazione, formato da una trentina di elementi di cui due ottantacinquenni, è oggi diretto da un 28enne, Davide Chersicla. A differenza dei loro genitori che l'esodo l'hanno vissuto sulla propria pelle attraverso i racconti dei veri profughi, i nipoti riescono a cogliere anche degli aspetti positivi. È su di loro che noi dobbiamo investire per tramandare un'intera cultura, è soprattutto a loro che dedichiamo anche questa serie di iniziative». (s.s.)

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