La Rai ha riportato alla ribalta la principessa Sissi, ma, al di là dell'icona, chi era la principessa anarchica uccisa da un anarchico? E perché torna ad affascinare? Cerca risposte da una vita Romana de Carli Szabados, scrittrice tra le più rappresentative fra quanti studiano l'impero austroungarico e le figure che lo hanno caratterizzato. Il retaggio asburgico lo porta nel sangue: esule da Pola, è vissuta a Trieste e si è laureata in lettere a Venezia. Vive a Verona da qualche anno. «Dal 2008», precisa, «quando ricorrevano i 150 anni della nascita del principe ereditario Rodolfo, figlio di Sissi e di Francesco Giuseppe, morto con la giovane amante Maria Vetzera, e i 90 anni dalla dissoluzione dell'impero». Anche Verona, la piazzaforte di Redetzky, è per lei ricca di memorie asburgiche: qui Sissi venne in visita e si interessò ai bambini africani di don Nicola Mazza, precursore delle missioni, garantendo il suo appossio all'impresa che sarebbe stata compita da Daniele Comboni, il santo della Nigrizia.
L'ultimo libro di Romana de Carli Szabados è una nuova raccolta di studi riguardanti Elisabetta Wittelsbach, detta Sissi, moglie di Franz Joseph, imperatore d'Austria e re d'Ungheria. È merito della ricercatrice la scoperta di alcune lettere segretate negli archivi della casa d'Austria, indirizzate da Francesco Giuseppe alla moglie. Una fu scritta alla vigilia delle battaglie di Solferino e San Martino, datata Villafranca di Verona 23 giugno 1859.
In questa missiva si scopre un imperatore innamorato di sua moglie che sgrida perché cavalca troppo e alla quale nasconde i timori per la battaglia. Tre giorni dopo, le scriverà della disfatta e successivamente di quel «birbante di Napoleone III». [FIRMA]È citato anche il giornalista Nino Cenni, che analizzò il comportamento dell'imperatore Francesco Giuseppe: nelle missive indirizzate alla moglie la chiamava «Sisi Engel»
«Il soprannome corretto è Sisi, con una sola esse», fa notare la scrittrice. La sua antologia di documenti sulla coppia imperiale parte dal primo grande amore della principessa, al matrimonio con il giovane Franz fino agli anni in cui la bellissima sovrana è donna senza pace, nonostante un marito, l'imperatore d'Austria, innamoratissimo.
Non viene trascurata la tragedia di Mayerling, con la morte del figlio erede al trono (che gli ultimi studi di François Feyto attribuirebbero ai servizi segreti tedeschi), ne l'attentato di Ginevra in cui Sissi morì, pugnalata durante un suo viaggio in incognito dall'anarchico italiano Lucheni.
Com'era davvero la principessa Sissi? «Ho analizzato la personalità a volte sconcertante della donna», dice la storica. «L'imperatrice dimostrava indifferenza per le regole, anche nei confronti dei familiari, a eccezione della sua Maria Valeria, la figlia prediletta. Una donna trasgressiva, diremmo oggi, ma che non voleva ammetterlo neanche davanti a se stessa, al punto che il suo comportamento era sempre di autodifesa. Avanti negli anni, cercherà addirittura di nascondere il suo aspetto con il ventaglio nero e l'ombrellino bianco, strumenti che le facevano da scudo contro il tempo che passava», spiega Romana de Carli Szabados. «E dire che non c'era donna a Vienna che non si identificasse in lei. Nonostante questo, per Sissi la delusione era innata e seppure consapevole della sua unicità si sentiva spesso inappagata e questo le causava un'inquietudine immane. Era timida e superba nel contempo; desiderava apparire, ma solo in attimi a lei congeniali, poi, disincantata, sparire dal mondo. Per lei era facile passare dalla misantropia all'isteria. Era solita affermare che "per sopportare la vita bisogna finire per fare di noi stessi un'isola". Sissi è diventata apatica e abulica perché ha avuto troppo e troppo presto. Non ha saputo né apprezzare né mantenere quel successo che lei scorgeva solo a tratti senza riuscire a utilizzarlo. Non conosceva la gratitudine e il suo vittimismo esasperante ed esasperato è quasi incomprensibile in una donna fiera e ambiziosa».
Sissi fuggì da Franz, facendone un infelice. Conclude la ricercatrice: «Erano due persone agli antipodi con un problema a separarli: la fantasia spinta all'eccesso in lei, inesistente in lui. Non sedevano nemmeno a tavola insieme. Se accadeva, per lui veniva servito wiener wusterl, per lei gelato alla violetta».
Anna Zegarelli