Ecco un’altra storia italiana di esuli fiumani desiderosi di emigrare in Australia, però senza esito. È lungo l’elenco di chi fugge da Fiume dopo il 1945. Tra quelli documentati nei blog del Comitato provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ci sono i Pillepich, gli Spogliarich, i Sullini, Salvagno, Millich, Amico, Paulinich, Mandich, Vellenich, Basso, Conighi, Brussich, Rudan, Lehman, Cremonesi e molti altri.
Perché scappare da Fiume dopo il 1945 con l’arrivo dei titini? Meglio andar via dai nuovi padroni, descritti in modo dettagliato nei documenti per l’eventuale espatrio dell’Ufficio IRO, agenzia delle Nazioni Unite. Com’è il regime comunista? “There is no liberty, no very democracy (Non c’è libertà, nemmeno vera democrazia). È scritto così nella pratica IRO di Nino Laurencich: “The regime in Venezia Giulia is a regime of terror” (Il regime in Venezia Giulia è un regime del terrore). “The people can’t move and act freely” (Le persone non possono muoversi e agire liberamente). “Expecially the Italians are chicaned” (Soprattutto gli italiani sono esposti). “I can’t turn to my native place, this would be dangerous for me and my family. I should like to emigrate” (Non posso tornare al mio paese natale, sarebbe pericoloso per me e la mia famiglia. Vorrei emigrare). La meta è l’Australia.
Si ricorda che l’IRO è l’Organizzazione Internazionale per i Rifugiati (“International Refugee Organization” = IRO) che organizza partenze delle navi da Bagnoli, presso Napoli, verso le Americhe e l’Oceania. La presente ricerca si basa sui rari documenti inediti nell’Archivio di Bad Arolsen (Germania), da poco disponibili nel web.
La vicenda della famiglia Nino Laurencich è complessa. Le persone del nucleo familiare sono tante, citate con il loro nome. È difficile collegarle bene alla storia. Soprattutto non si sa cosa fecero dopo il 1950, quando fu negato loro il permesso di espatrio in Australia.
Nato a Pola il 15 ottobre 1919, sotto il Regno d’Italia, Nino Laurencich, figlio di Antonio e Luigia Randich, è “ineligible”, ossia non idoneo a partire sotto il mandato dell’IRO, in base alla comunicazione dell’Ufficio IRO di Bagnoli del 1° settembre 1950. La funzionaria IRO che decise il diniego era Irina Wassilchikoff. La “Application for IRO assistance” (Domanda di assistenza IRO) è del 15 dicembre 1949. Nino Laurencich optò per l’Italia a Fiume il 18 marzo 1948 con l’assenso delle autorità jugoslave che concessero il passaporto tramite il Consolato italiano di Zagabria il 17 maggio 1948. Di professione era pilota e autista.
La sua pratica d’emigrazione all’Ufficio IRO è del 24 agosto 1949 redatta su carta intestata dell’Associazione Nazionale per la Venezia Giulia e Zara (ANVGZ), Comitato Provinciale di Reggio Emilia, perché il Laurencich risiedeva presso la Tenuta Spalletti a Sant’Ilario d’Enza (RE), essendo disoccupato. La firma del presidente dell’ANVGZ di Reggio Emilia pare essere di Lucillo Fanfogna. L’ANVGZ poi diviene ANVGD. La numerosa famiglia Laurencich è composta da Nella Mouton in Laurencich, moglie di Nino, nata a Fiume il 6 gennaio 1924, Miriam Laurencich, figlia, nata a Pisa il 19 giugno 1949, Luigia Randich vedova Donaggio, madre, nata a Pola il 6 maggio 1888, Elvira Donaggio, sorella, dal primo matrimonio, nata a Pola il 17 novembre 1909. C’è da specificare che Nino Laurencich venne riconosciuto dal padre in un secondo tempo, dato che all’epoca della sua nascita i genitori non erano legalmente sposati, come segnato negli atti dell’Archivio di Arolsen. Nei documenti esaminati compaiono altri parenti del Laurencich, che forse preoccuparono i funzionari dell’IRO per il numeroso nucleo familiare; si tratta di Michalov Dolores, nata il 6 marzo 1921 e Antonio Randich.
I nonni del soggetto erano di Karlovac, distante da Fiume 130 km. Nino Laurencich frequentò le scuole commerciali italiane, conoscendo la lingua italiana e croata. Dal 1937 al 1940 fu occupato alla Sacsa, fabbrica di conserve di Fiume, abitando in via Sasso Bianco 7. Nel capoluogo del Quarnaro la Società Anonima Conservazione e Sterilizzazione Alimentari (Sacsa) produsse conserve alimentari, con sede centrale a Torino (Superina M 2015 : 22). È da aggiungere che, nel 1940, probabilmente è il padre Laurencich Antonio che gestì il bar “Sasso Bianco”, in viale Camicie Nere n. 14 (Idem : 41). Dal 1940 al 1944 Nino Laurencich fu in servizio militare in Africa e a Torino nel “Terzo Stormo di Caccia terrestre”. Dal 1944 al 1945 fu autista a Bari presso ka 15^ Forza Aerea USA. Dal 1945 al 1948 lavorò come cassiere a Fiume presso la “ACA”. Nel 1948 e 1949 fu disoccupato a Reggio Emilia.
Il Laurencich rientra tra i 350 mila fuoriusciti d’Istria, Fiume e Dalmazia sparpagliati in oltre 100 Campi profughi in Italia dal 1945 o in dimore poco adeguate. I loro destini non paiono distanti dalle cruciali vicende dei circa sette milioni di “Displaced Persons” che nell’estate del 1945 si trovarono nell’Europa centro-occidentale appena liberata dal nazifascismo.
Da varie ricerche si sa di altri Laurencich di Fiume, che qui si riportano. Nel 1920, infatti, un “M. Laurencich” appartenne alla “Legione Redenta in Siberia”. Verso il 1917 era un soldato dell’Austria-Ungheria prigioniero dei Russi, che avrebbe dovuto rientrare in Italia, ma “l’operazione si interruppe per il ghiaccio che bloccava la navigazione nei mesi invernali e perché nel frattempo era scoppiata la Rivoluzione russa di Ottobre. I Redenti – non potendo più rientrare in Italia – furono spostati a Vladivostok e nella Siberia Orientale in appoggio all’esercito anti-rivoluzionario e a presidiare la ferrovia Transiberiana, ed una parte in Cina dove a Tientsin c’era la Concessione Italiana” (Decleva R 2017 : 34-36).
Per la cronaca segniamo un altro caso di esodo dei Laurencich di Fiume. C’è un Laurencich Antonio, che transita al Centro raccolta profughi di Laterina (AR) assieme a Alda, Carmina e Giuseppina, fascicolo n. 478, poi emigrati a Torino il 30 settembre 1953, come emerge dall’Elenco alfabetico profughi giuliani del Comune di Laterina.
Conclusioni – Va ricordato che circa 70 mila esuli giuliani, fiumani e dalmati emigrarono in Canada, Argentina, Stati Uniti, Australia, Sud Africa, Brasile e altri parti del globo mediante l’intervento dell’IRO (Micich M 2023 : 155). Osservando le località italiane citate in questo breve studio si può concludere che l’esodo da Fiume è una parte della storia d’Italia.
Fonti archivistiche consultate nell’Archivio di Arolsen
– Comune di Laterina (AR), Elenco alfabetico profughi giuliani, 1949-1961, ms.
– Personal file of Laurencich Nino, born on 15-Oct-1919, born in Pola.
Cenni bibliografici
– Rodolfo Decleva, Qualsiasi Sacrificio! da Fiume ramingo per l’Italia, [s.e.] Impaginata da ilpigiamadelgatto, Sussisa di Sori (GE), 2017.
– Marino Micich, “Il lungo esodo dall’Istria, Fiume e Zara (1943–1958)”, in: Giovanni Stelli, Marino Micich, Pier Luigi Guiducci, Emiliano Loria, Foibe, esodo, memoria. Il lungo dramma delle terre giuliane e dalmate, Roma, Aracne, 2023, pp. 67-177.
– Massimo Superina, Stradario di Fiume. Piazze, vie, colli e moli dal Settecento ad oggi, Società di Studi Fiumani, Archivio storico di Fiume, Roma 2015.
Ringraziamenti – Oltre agli operatori e alla direzione degli Archivi di Arolsen (Germania) e dei siti web menzionati, si ringraziano l’architetto Franco Pischiutti (ANVGD di Udine) e Claudio Ausilio (ANVGD Arezzo) per la collaborazione alla ricerca.
—
Progetto di Elio Varutti, coordinatore del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Ricerche di Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Networking a cura di Girolamo Jacobson e E. Varutti. Lettori: Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo), Giorgio Gorlato, Sergio Satti, Mauro Tonino, Barbara Rossi (ANVGD di Udine) e i professori Stefano Meroi e Enrico Modotti. Copertina: Documento per l’emigrazione di Laurencich Nino rilasciato dal Comitato Provinciale di Reggio Emilia dell’ANVGZ (Archivio di Arolsen). Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine. Fotografie dall’Archivio di Arolsen e studi presso l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/
Fonte: Elio Varutti – 06/04/2024