Abbiamo incontrato il Sottosegretario del Governo Italiano nonché membro della governativa coalizione destrorsa berlusconiana “ Partito della Libertà”, Carlo Giovanardi, all’uscita dal Campidoglio, sede del Comune di Roma, ove ha tenuto un’allocuzione come ospite d’onore alla celebrazione organizzata dal Sindaco, Gianni Alemanno, in occasione del quinto anniversario del “Giorno del Ricordo”, istituito per rammemorare le foibe e l’esodo degli “esuli”italiani dai territori dell’ex – Jugoslavia.
Pur dovendosi recare in gran fretta al Senato per il voto sul disegno di legge detto “ Legge Eluana” (proposta della coalizione governativa di Berlusconi, stando alla quale lo Stato dovrebbe obbligarsi al nutrimento di qualsiasi ammalato, indipendentemente dallo stato salutistico in cui si trovasse ), Giovanardi ha risposto alle nostre domande.
Perché ritiene che sul timbro postale della città di Rijeka debba figurare anche il toponimo italiano della città?
E perché no ? La storia non si può cancellare. A Fiume gl’Italiani vissero per anni, per molti fu e per altri è ancora casa propria. Si dovrebbero superare certe sfaccettature, per andare avanti. Per quel che riguarda timbri postali, quando l’agenzia giornalistica italiana ANSA e due quotidiani che vanno per la maggiore, “Corriere della Sera” e “Repubblica”, informarono del timbro postale su cui appariva la scritta, in croato, “Rijeka”, contattai personalmente i direttori e misi in rilievo che avrebbero dovuto aggiungere anche la voce “Fiume” Faccio un paragone colla città italiana di Bolzano, che fece parte dell’Austria-Ungheria fino al 1919. In virtù della minoranza tedesca esistente nel Sud Tirolo, ci vige il bilinguismo, che non lede l’identità italiana nella regione. Profitto dell’occasione per mandare a dire al presidente Stjepan Mesic : “ Caro Mesic, cancella il lemma comunismo dal tuo vocabolario come gl’Italiani hanno cancellato il fascismo !”.
Come commenta la dichiarazione di G.Alemanno, il quale, nel novembre scorso, in occasione della visita al Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma, in cui vivono gli esuli, disse che la Croazia non sarebbe potuta entrare nell’Unione Europea finché non avesse ammesso tutta la verità sulle foibe del suo territorio ?
Non mi va di commentare la dichiarazione. Posso unicamente affermare che il Governo Italiano sostiene l’ingresso della Croazia nell’Unione Europea e che la Croazia, negli ultimi anni, ha solo progredito, mai regredito. Ritengo, inoltre, che dovrebbe liberarsi dall’acceso nazionalismo, che rappresenta una delle sue più rilevanti caratteristiche. La minoranza italiana, che annovera più di 20.000 persone nei vostri spazi, va tenuta in considerazione.
Lei crede che gli Italiani che risiedono in Croazia non godano di stima e di diritti ?
Si può sempre fare di più e meglio. Quel che si sottace è il nazionalismo. Non dappertutto nella stessa misura, ma generalmente, sì. Se tenete all’ingresso nell’U.E., dovete aver presente che di confini non ve n’è. A questo proposito, è pure assai rilevante il problema degli immobil: ogni cittadino di Paese associato all’U.E. deve ritenersi libero di acquisire immobili ove e nella misura che gli aggrada. Nel nostro caso, i Croati in Italia, gl’Italiani in Croazia. Gli esuli italiani non si sentono “ a casa propria” quando arrivano in visita in Croazia. E dovrebbero sentircisi. Nei cimiteri zaratino e fiumano sono seppelliti i loro nonni e le loro nonne. La nostra storia s’è intrecciata e, come si direbbe qui, in Italia, “a lungo abbiamo mangiato dallo stesso piatto”.