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Esuli: occasione perduta (Il Piccolo 19 ago)

LETTERE

Il monumento eretto in piazza della Libertà, ritengo con il consenso di tutte le organizzazioni degli esuli e delle amministrazioni pubbliche pertinenti di vario colore politico, è un simbolo che vuole ricordare l’esodo come fenomeno storico nella sua globalità. In esso vanno letti pertanto le cause che l’hanno determinato, le sofferenze e i drammi che l’hanno accompagnato sia all’origine che all'accoglienza in patria, le ferite morali spesso incancellabili dovute allo sradicamento ed allo smembramento di comunità antiche e di famiglie, anni di precarietà nei campi profughi, ecc. Esso ha rappresentato pertanto un riferimento di notevole valenza per un esplicito atto di omaggio, e quindi di riconoscimento, da parte dei tre Presidenti. Sono quindi del parere che male abbiamo fatto noi esuli a non presenziare in numero consistente, sia perché era la prima volta che le massime autorità della Slovenia e della Croazia rendevano un omaggio esplicito al nostro dramma, sia perché lo dovevamo, in quanto italiani, per il presidente Napolitano.

Su questo secondo motivo mi permetto di rivolgere una domanda a tutte le organizzazioni degli esuli: il nostro spirito di italianità e di appartenenza a una nazione, che tra l’altro quest'anno celebra i centocinquant'anni di unità, non dovrebbe richiamarci a unirci al nostro Presidente negli eventi decisi con la sua partecipazione, tanto più se preparati a livello diplomatico internazionale? Non si dovevano superare le giuste discussioni della fase preparatoria all'evento aderendo alla fine tutti a un protocollo che comunque ci riguardava sia come esuli che come Italiani?

Personalmente oggi io mi sento amareggiato,con un senso di angoscia e di fastidio, uno sconforto nell’aver dovuto constatare ancora una volta che le divisioni nel mondo degli esuli sono fini a se stesse, senza senso, dannose perché contribuiscono a una visione distorta della nostra storia e soprattutto tolgono autorevolezza ai nostri rappresentanti. In questa occasione in particolare le nostre divisioni hanno generato una ipoteca nella credibilità delle nostre associazioni che sicuramente non farà bene nell'elaborazione dei problemi che ancora ci riguardano. Tutto ciò spesso per una mancanza pregiudiziale di volontà ad agire in sintonia, per il prevalere di personalismi sull'interesse comune, per l'intromissione errata della politica.

Giorgio Ledovini

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