Nella mattinata di ieri il rettore dell’Università degli studi di Trieste, prof. Maurizio Fermaglia, ha visitato il Centro di ricerche storiche di Rovigno, dove è stato accolto dal direttore del CRS, prof. Giovanni Radossi, dal presidente della Giunta Esecutiva dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, dal responsabile del Settore Università e Ricerca scientifica della Giunta Esecutiva dell’Unione Italiana, prof. Daniele Suman, dalla vicepresidente della Regione Istriana, prof.ssa Giuseppina Rajko, e dal presidente e vicepresidente dell’Università popolare di Trieste, rispettivamente Silvio Delbello e Fabrizio Somma.
Il rettore è stato accompagnato nella sua visita rovignese dai suoi collaboratori, la prof.ssa Cristina Benussi ed il prof. Franco Crevatin. Il direttore Giovanni Radossi ha iniziato l’incontro sottolineando che si tratta della prima visita ufficiale che il CRS riceve da un rettore dell’Università degli studi di Trieste dalla sua fondazione nel lontano 1969: questo rappresenta un segnale importante di riavvicinamento e di collaborazione con una delle sedi universitarie più prestigiose e importanti del territorio. Il rettore ha esordito dichiarando che la scienza non ha confini e ha spiegato che l’incontro al CRS è il suo primo impegno ufficiale da quando è stato nominato alla guida dell’Ateneo triestino.
“La scelta di iniziare il mio mandato con la visita al CRS di Rovigno non è casuale, ma conferma proprio la volontà di colmare una lacuna che si è perpetrata per troppo tempo”, ha evidenziato Fermaglia, aggiungendo che questo è il primo passo di una delle prerogative del suo mandato, che si baserà sullo sviluppo della collaborazione internazionale con Croazia e Slovenia, dove il CRS e la CNI avranno un ruolo molto importante.
Il rettore, che ha ricordato di avere origini istriane, ha spiegato di aver iniziato il suo mandato con la nomina di tre delegati che si occuperanno dei campi della ricerca delle scienze pure, delle scienze umane e delle scienze della vita, che sono i tre settori di ricerca europei.
L’obiettivo è di creare una mappa delle competenze degli atenei e delle istituzioni del territorio per trovare quelle sinergie d’eccellenza che serviranno a candidare i progetti ai fondi europei per la ricerca.
Grazie all’entrata della Croazia nell’Unione Europea sarà possibile anche candidare i programmi di collaborazione internazionali ai fondi strutturali per il progetto Europa 2020, che nei prossimi sei anni metteranno a disposizione circa 85 miliardi di euro per le ricerche scientifiche che hanno come finalità la riduzione delle emissioni di gas serra del 20 per cento rispetto al 1990, l’aumento del 20 per cento del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili, e l’incremento del 20 per cento dell’efficienza energetica. Inoltre, il progetto include anche le problematiche dell’occupazione, dell’innovazione, dell’istruzione e dell’integrazione sociale. Per affrontare questo tipo di problematiche è necessario un approccio multidisciplinare in cui i ricercatori dei vari dipartimenti, delle varie istituzioni e degli atenei devono collaborare tutti assieme come un unico popolo europeo, superando le barriere e i confini nazionali. Nella sua tabella di marcia, il rettore ha annunciato che nei prossimi mesi incontrerà i colleghi degli Atenei di Zagabria e di Lubiana e successivamente degli Atenei locali per creare questa rete di competenze che servirà a dare vita ai nuovi progetti di ricerca scientifica europea.
Il presidente della Giunta esecutiva dell’UI, Maurizio Tremul, ha ribadito che ci sarà la massima disponibilità da parte dell’Unione Italiana a collaborare con l’Università degli studi di Trieste per continuare a salvaguardare quelli che sono gli obiettivi principali della Comunità Nazionale Italiana, cioè il mantenimento dell’identità, della cultura e della lingua italiana in questi territori, con la volontà di essere pure presenti per dare il proprio apporto nei progetti di sviluppo economico, sociale e scientifico che stanno nascendo con l’entrata della Croazia nell’Unione Europea.
Anche la Regione Istriana – come ha spiegato la vicepresidente Giuseppina Rajko – ha colto l’importanza della visita del rettore e le grandi possibilità che questa collaborazione offre, ricordando che l’Istria è ormai pronta da tempo per affrontare le nuove sfide dello sviluppo, nel campo della ricerca e dell’innovazione che l’Europa ha definito come priorità assolute. La visita si è conclusa con uno scambio di doni. Il direttore del CRS ha omaggiato il rettore con una copia del manuale di storia “Istria nel tempo” e del relativo cd e dei volumi “La Comunità Nazionale Italiana” di Ezio e Luciano Giuricin.
Sandro Petruz
“la Voce del Popolo” 10 settembre 2013