Il pannello del retro di una vecchia “credenza” e due bauli. Vicini l’uno all’altro come nella vita lo sono state le due famiglie che li hanno donati all’Ecomuseo Egea di Fertilia (in provincia di Sassari), dedicato all’esodo giuliano-dalmata.
Dietro questi oggetti semplici, poveri ed apparentemente inutili, si cela una storia emblematica di altre mille.
Mario Kucich, fiumano, l’11 febbraio del 1949 si licenzia dal silurificio in cui era impiegato per espatriare, ormai bisognava andare via. Parte insieme alla moglie Leda Maucione, con la quale si è sposato per evitare che il loro amore fosse bruscamente spezzato dall’esodo, ognuno infatti era obbligato a partire con la famiglia, senza sapere dove sarebbe andato. Si trattava di un viaggio verso l’ignoto. Ottenuto il Passaporto provvisorio l’11 aprile, 17 maggio seguente espatriano, come indica il timbro della Polizia di Frontiera apposto sul documento.
Dopo una sosta di alcuni giorni al Silos di Trieste, il 26 maggio arrivano al CRP di Gaeta, dove gli vengono dati:
4 coperte
2 pagliericci
2 brande
2 completi di alluminio (probabilmente piatto, tazza, e posate)
Il 3 novembre partono per trasferirsi al CRP di Tortona (AL), dove si trovava il resto della famiglia Kucich.
Il 20 marzo del 1950, probabilmente dopo l’espatrio in Argentina del resto della famiglia, Mario e Leda ritornano a Gaeta.
Quello probabilmente fu l’ultima volta che mio nonno vide la madre. Infatti quando, nel 1978, andò per la prima volta in Argentina, lei ormai non c’era più.
Senza più la famiglia decisero quindi di rientrare nel CRP della Caserma Cavour che li aveva già ospitati.
Per loro era impossibile vivere lontano dal mare.
Da questo momento, certamente, vivranno ogni passo insieme agli amici fiumani Otto Muzul e Daria Battaia, cui erano legati fin dai tempi del silurificio, nel quale entrambi lavoravano insieme a nonno.
È qua che vivranno per qualche anno nel quale verranno alla luce mia madre, Rossana, e Diana, seconda figlia di Daria ed Otto che erano partiti da Fiume con la piccola Elsa, nata da poco più di un anno.
Ai primi di Luglio del 1952 Nonno ed Otto, lasciate le famiglie nel Campo, giungono in “avanscoperta” a vedere Fertilia, di cui si parlava tanto, una cittadina Giuliana nel Nordovest della Sardegna in cui erano già giunti tanti esuli.
Per due patiti della pesca subacquea e della caccia dovette essere un amore a prima vista, visto che mandarono un telegramma che recitava: VENITE SUBITO, TROVATO PARADISO TERRESTRE!
Fu così che il 7 luglio del 1952 lasciarono definitivamente Gaeta per giungere a Fertilia, dove le due famiglie vissero in due appartamenti attaccati.
Certo per le donne Fertilia, ancora incompleta, fu tutt’altro che un Paradiso, ma negli anni anche la Città di Fondazione venne completata e l’auspicio si realizzò.
Con loro, Nonno e Nonna, portarono la “credenza” della cucina, mentre Otto, dentro uno di quei due bauli, portò la macchina per confezionare da se le cartucce per la doppietta. La caccia per lui era una passione sconfinata.
Il fatto che questi reperti siano arrivati a noi è la testimonianza della sacralità di quegli oggetti, unico ricordo della loro terra natia.
Oggi, grazie all’Ecomuseo EGEA, la loro storia rimane viva. E con essa quella di tantissimi esuli, sparsi per il mondo, che hanno vissuto esperienze simili.
Rossana Kucich
Fonte: Ecomuseo Egea – 30/03/2024