L’impresa di Fiume di D’Annunzio e l’odierna complessità della storia del Popolo Istriano, Fiumano e Dalmata
Le Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati, nei lunghi anni che vanno dal dopoguerra ad oggi, hanno saputo testimoniare le vicende umane dell’Esodo Giuliano-Dalmata e della persecuzione verso le popolazioni autoctone italofone dell’Adriatico orientale.
Tale testimonianza è stata sempre ricolma di tenacia, passione e tensione verso un’ideale di Memoria in grado di contribuire fattivamente ad un’etica positiva nella società.
In questa azione perpetrata all’insegna della verità, le Associazioni degli Esuli hanno saputo costruire pazientemente un rapporto sempre più proficuo con il territorio di origine e le sue attuali Istituzioni.
Sono ormai centinaia i convegni, le presentazioni, le mostre, come altresì i momenti conviviali, le ricorrenze e gli studi di approfondimento, condotti unitamente da persone di buona volontà che vivono le due sponde dell’Adriatico.
Sul Popolo Giuliano-Dalmata hanno infierito poteri esogeni fin dal Trattato di Campoformio, cercando in ogni modo la divisione all’interno di questa comunità amante appassionata della propria terra e della propria identità.
Oggi, questo Popolo è composto da un’anima profonda, costituita proprio dagli Esuli e dai loro discendenti, sparsi in tutto il mondo, e da un’immanenza fisica costituita dalle Comunità Autoctone presenti in Slovenia e Croazia.
La complessità della natura di questo popolo non è sempre compresa.
Non lo è di certo da quelle persone che hanno compiuto il 12 settembre u.s., data dell’entrata di D’Annunzio a Fiume, un volo celebrativo pensando così di poter celebrare una Memoria della quale, probabilmente, non ne conoscono la natura e non ne vedono la prospettiva. Così come non lo è nelle immotivate dichiarazioni della Presidenza della Repubblica di Croazia in merito alla statua di D’Annunzio inaugurata nella stessa data a Trieste.
Le nostre Associazioni, da sempre, ricordano il 12 settembre attraverso convegni, pubblicazioni ed iniziative istituzionali, commemorando in tal modo l’italianità della città, come espressa dalla dichiarazione di annessione all’Italia pronunciata autonomamente dal Consiglio nazionale cittadino il 30 ottobre 1918, alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando i confini tra Regno d’Italia e Regno di Jugoslavia non erano ancora definiti (fatto che avvenne solo con il Trattato di Rapallo del 1920).
Le stragi compiute a Fiume alla fine della Seconda Guerra mondiale cambiarono in maniera cruenta il volto etnico della città, trasformando la sua maggioranza italofona in minoranza e siglando la sua definitiva annessione alla Repubblica Federativa Comunista di Jugoslavia con il Trattato siglato a Parigi nel 1947
Da allora la Comunità della diaspora adriatica ha conservato la memoria e la storia dell’italianità istriana, fiumana e dalmata, avviando, dopo il crollo del muro di Berlino, un sempre più intenso dialogo con i Governi sloveni e croati e, soprattutto, con l’Unione Italiana.
Il nostro Popolo rifiuta ogni provocazione che mini la costruzione identitaria perseguita fino ad oggi, né si farà intimidire da ricostruzioni storiche che neghino la bimillenaria presenza prima latina e poi veneziana della nostra terra.
Le nostre Associazioni continueranno nella testimonianza della propria storia e nella costruzione paziente di una possibile prospettiva per la sopravvivenza della nostra stessa identità.
Antonio Ballarin
Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati