di Krsto Babić
Aquila fiumana: parla L'ingegner Dragan Ribarić, autore della perizia statica della cupola
La Torre civica e l’incognita vento
La cupola della Torre civica è in grado di reggere il peso di una statua! Lo sostiene l’ingegner Dragan Ribarić, docente presso la Facoltà di edilizia di Fiume, che la scorsa primavera ha eseguito una perizia sulla statica della cupola per conto della Direzione municipale per la cultura della Città di Fiume.
A che conclusioni è giunto esaminando la cupola della Torre civica?
“Innanzitutto ritengo opportuno spiegare che la cupola della Torre civica è composta da assi di legno rivestite da lamine di rame. La struttura è sorretta da un’intelaiatura metallica e ha una forma ottagonale. Ai fini della nostra analisi ci siamo limitati a prendere le misure interne della cupola, che ha un diametro di circa 5,5 metri e un’altezza di 4,38 metri. Lo stato di conservazione dell’intelaiatura è buono, anzi credo che si tratti di una replica relativamente recente dell’elemento originale”.
“Per quanto riguarda la capacità della cupola di reggere un peso, sono partito dal presupposto che in cima alla medesima si desideri collocare un elemento decorativo caratterizzato da una massa di 500 chilogrammi e da una superficie di 4 metri quadrati. Ebbene in base ai miei calcoli la cupola è in grado di sostenere un elemento di queste caratteristiche”.
La statua dell’aquila bicipite forgiata nel 1906 e rimossa alla fine della II Guerra mondiale era alta circa 2,2 metri, aveva un’apertura alare di 3 metri e pesava due tonnellate. Troppo per la cupola?
“Ammetto che al momento della perizia ignoravo queste informazioni. Ad ogni modo essendo l’intelaiatura composta da assi metalliche, ritengo che sarebbe possibile rinforzarla, permettendole di reggere pesi anche superiori rispetto a quelli da me ipotizzati, tanto più che esiste pure una colonna metallica che regge il centro della cupola. Tuttavia, a questo punto è necessario valutare anche altri elementi che potrebbero compromettere la statica della cupola. In primo luogo mi riferisco alla forza del vento. Un oggetto di quelle dimensioni opporrebbe una notevole resistenza al vento e le sollecitazioni alle quali verrebbe sottoposta la cupola potrebbero comportare un rischio per la sua integrità e di conseguenza anche per l’incolumità dei passanti”.
Esiste il modo di ovviare al problema?
“Forse si potrebbe montare un meccanismo in grado di far ruotare la statua attorno al proprio asse a seconda della direzione e della forza del vento e magari di farla tornare nella posizione ideale una volta scemata l’intensità delle raffiche”.
Secondo lei ha senso far tornare l’aquila in cima alla cupola della Torre civica?
“D’istinto le rispondo di sì, ma da uomo di scienza ritengo che si tratti di una decisione che deve essere valutata accuratamente. Per renderle l’idea, le noterò che lo skyline della città è mutato notevolmente nel corso degli ultimi decenni, quella che un tempo era una posizione dominante oggi non lo è più”.
parla lo scultore Anton Tony Ambrozich,
Il ritorno al passato: una grande sfida
L’aquila bicipite è uno dei simboli più importanti di Fiume. Un emblema affascinante, una fonte inesauribile d’ispirazione per numerosi artisti sin dal 1659, quando l’imperatore Leopoldo I concesse al capoluogo quarnerino lo status di porto franco e l’impiego dello stemma del proprio casato, ossia l’aquila bicipite, nell’araldica cittadina. Due tra le opere d’arte più celebri ispirate dall’aquila fiumana sono senza ombra di dubbio le sculture che in periodi diversi decorarono la cupola della Torre civica, dominando dall’altro il panorama cittadino.
La prima di queste due statue, denominata dai fiumani dell’epoca “la brutta gallinaccia” è attribuita al battirame Matteo Ruppani (l’opera è conservata nel museo cittadino), venne tolta dalla cupola della Torre civica nel 1890, mentre la seconda, forgiata nel 1906 su progetto dello scultore veneziano Vittorio de Marco, subì la stessa sorte nel 1949. Anche al giorno d’oggi l’aquila bicipite fiumana continua a stuzzicare la fantasia degli artisti. Uno di questo è l’ingegnere fiumano Anton Tony Ambrozich, autore di una scultura assai originale raffigurante l’aquila fiumana.
Innanzitutto ci sveli come le è venuta l’idea di realizzare una statua dell’aquila fiumana?
“Sono ormai molti anni che mi dedico alla scultura. Principalmente creo opere ispirate alla fauna marina. È stato mia figlio, Larry Ambrozich, a convincermi a realizzare l’aquila fiumana. Inizialmente ero riluttante, ma poi non ho saputo resistere alle ‘provocazioni’ di mio figlio e ho raccolto la sfida che mi ha lanciato, con il risultato che oggi tutti possono vedere”.
Quanto tempo ha impiegato per realizzare la scultura, con quali materiali e quale tecnica?
“Ho dedicato al progetto un intero anno. Ho trascorso molto tempo a documentarmi sull’argomento. Per la realizzazione dell’opera ho impiegato la tecnica della smerigliatura e della saldatura. Per le mie sculture uso esclusivamente materiale riciclato. In questo caso mi pare di essermi servito di lamine ricavate da una caldaia e da una stufa”.
Secondo lei ha senso riportare l’aquila in cima alla Torre civica?
“Indubbiamente. A Fiume disponiamo di un patrimonio storico e culturale eccezionale. È assurdo non valorizzarlo, anche perché se non ci pensiamo da soli non lo farà nessun altro per noi. Immaginatevi la statua dell’aquila in cima alla cupola della Torre civica, di sera, illuminata a dovere… Sarebbe uno spettacolo mozzafiato”.
Se si procedesse al ripristino della statua dell’aquila in cima alla cupola, dovrebbe trattarsi di una replica delle sculture precedenti o di un’opera completamente nuova?
“Preferirei che fosse una replica delle statue storiche”.
Come dovrebbe avvenire la scelta dell’autore della statua?
“L’autore della scultura in questione acquisterà una notorietà eccezionale. Reputo che neppure l’importo della gratifica pecuniaria non sarà trascurabile. Per evitare speculazioni, credo che la cosa migliore sarebbe far scegliere l’autore all’opinione pubblica”.
Se le venisse proposto di realizzare una copia in scala dalla sua opera da posizionare sulla cupola della Torre civica accetterebbe?
“Sì, ma ammetto che non sarei in grado di farcela da solo. Avrei bisogno di qualcuno che mi aiutasse a superare il problema legato alla statica. Le dimensioni della mia scultura sono di 73 centimetri per 65 e ha una massa di almeno trenta chilogrammi. Figuratevi quanto peserebbe un modello più grande. Bisogna anche tenere in considerazione l’azione del vento che sottoporrebbe l’opera e la cupola a forti sollecitazioni. Inoltre, mi servirebbe il parere di un esperto per ovviare ai problemi legati alla corrosione e dell’usura dei materiali dovuta alle intemperie. Le lacche che uso abitualmente per proteggere le mie opere in questo caso non sarebbero sufficienti”.
cimeli custoditi nell'Archivio Museo storico di Roma
In una teca i cocci della scultura del 1906
La statua dell’aquila bicipite donata nel 1906 alla città dalle donne fiumane e posizionata lo stesso anno in cima alla cupola della Torre civica fu rimossa nel 1949. Gli operai del cantiere navale “3. maj” incaricati di eseguire il lavoro, durante la rimozione della scultura fecero cadere al suolo alcuni frammenti del monumento, che furono raccolti dai fiumani e conservati alla pari di vere e proprie reliquie.
Della maggior parte di questi cocci di ghisa oggi si è persa ogni traccia. Fortunatamente nelle teche dell’Archivio Museo storico di Fiume a Roma ne sono stati conservati diversi. Tra quelli visibili al pubblico, il più interessante è probabilmente quello sul quale si intravedono le lettere IND, ossia i primi tre caratteri del motto fiumano: Indeficienter (lat., Senza fine). Si tratta di reperti importanti, che potrebbero rivelarsi utili nel caso un giorno si dovesse procedere alla realizzazione di una replica della scultura dell’aquila bicipite fiumana da ricollocare in cima alla cupola della Torre civica.
I frammenti (come pure le numerose foto presenti nell’archivio) conservati a Roma possono, infatti, fornire dati rilevanti sui materiali usati per forgiare la scultura originale, sulle tecniche di lavorazione usate all’epoca e sulla sua forma. Testimoniano, inoltre, l’inestimabile valore del patrimonio storico conservato nell’Archivio Museo storico di Fiume a Roma, nel cui catalogo figurano tesori quali uno degli ultimi tricolori fiumani (amaranto, giallo e blu) sventolato sulla Torre civica.
Un reperto salvato da esuli fiumani emigrati in Australia é stato donato all’Archivio Museo storico di Fiume dalla famiglia Legan tramite il fiumano Pino Bartolomé.