La conoscenza di foibe ed esodo si è ampliata grazie alle associazioni degli esuli

Le associazioni giuliano-dalmate del Lazio sono state presenti anche quest’anno a Più Libri Più Liberi, la Fiera nazionale della piccola e media editoria che si sta svolgendo a Roma all’interno della Nuvola grazie all’ospitalità dello stand della Regione Lazio. “Come è cambiata la percezione degli italiani sul tema delle foibe e dell’esodo” è l’argomento sul quale, moderati dalla giornalista Anna Laura Consalvi, si sono confrontati Luigi Gregorio (docente di Comunicazione politica all’Università della Tuscia), Gabriele Marconi (direttore della Rivista dalmatica), Marino Micich (direttore dell’Archivio Museo Storico di Fiume) e Donatella Schürzel (Presidente del Comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia).

Ricorrendo quest’anno i 20 anni dall’approvazione della Legge 92/2004 istitutiva del Giorno del Ricordo, il professor Gregorio ha illustrato come, sondaggi alla mano, la conoscenza delle foibe e dell’esodo si sia ampliata passando da un risicato 10% della popolazione ad una percentuale prossima al 90%: «Quella legge fu promulgata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, inserendosi alla perfezione nel percorso di riscoperta del patriottismo da lui avviato. Il solco era stato tracciato ed i suoi successori hanno proseguito in tale direzione fino a giungere al Presidente Mattarella che si è tenuto per mano in silenzio davanti alla Foiba di Basovizza con il capo di stato sloveno. È veramente giunto il momento di un Museo nazionale dell’Esodo»

La Rivista dalmatica nacque a Zara a fine Ottocento e oggi è la testata online dell’Associazione Nazionale Dalmata che contribuisce alla conoscenza della storia dell’Adriatico orientale nel mare magnum di internet, in cui divulgazione promossa dalle associazioni degli esuli, mistificazione e sedicenti fact checker si confrontano: «Io non appartengo alla comunità degli esuli giuliano-dalmati, ma ho sempre avuto a cuore l’argomento – ha affermato Marconi – Nel 1996 ero direttore del mensile Area che in uno dei suoi primi numeri denunciò che i manuali scolastici di storia non parlavano nemmeno delle foibe: all’epoca venimmo accusati di voler mandare al rogo i libri, oggi finalmente un certo ambiente giustificazionista e negazionista è ridotto ai minimi termini».

Di quel poco che in Italia si sapeva in generale sulle vicende della frontiera adriatica e del disinteresse per la questione di Trieste e per le problematiche degli esuli istriani, fiumani e dalmati se ne ha piena evidenza compulsando la nuova edizione del volume a cura di Giuliana Eufemia Budicin Osimo negli organi di stampa. La negoziazione nel 1974 e l’associazione nel 1994 della Slovenia all’Unione Europea (Casa Editrice Serena, Vitorchiano (VT) 2024). Questa pubblicazione dell’ANVGD Roma è stata presentata dalla professoressa Schürzel: «Il Trattato di Osimo ha suscitato un ampio dibattito nel nostro ambiente, ma la ricognizione sui principali quotidiani italiani, quelli che all’epoca plasmavano l’opinione pubblica ed indirizzavano l’interesse dei lettori, ha fornito un ben diverso riscontro. Fatte salve rare eccezioni, si invocava la necessità politica ed economica di concludere una vertenza confinaria che inquinava i rapporti di buon vicinato con la Jugoslavia. Quasi nessun riferimento alle problematiche in sospeso degli esuli e nemmeno al regime dittatoriale comunista con cui Tito teneva unita la Jugoslavia» Una situazione che si sarebbe sostanzialmente ripetuta negli anni Novanta, allorchè l’indipendenza della Slovenia avrebbe potuto rimettere in discussione le clausole del Trattato di Osimo, ma ben poca stampa caldeggiò tale ipotesi.

Marino Micich ha quindi evidenziato come lui e la Schürzel siano figli di esuli che hanno preso in mano riviste, associazioni ed istituzioni fondate da chi visse la diaspora adriatica e oggi portano questi argomenti ad un più vasto pubblico, anche oltreconfine: «Appena iniziò l’implosione della Jugoslavia, la Società di Studi Fiumani ha avviato un proficuo dialogo non solo con la comunità italiana autoctona in Istria, Carnaro e Dalmazia, ma anche con studiosi sloveni e croati seriamente interessati ad affrontare i crimini compiuti dalla dittatura di Tito». Micich è pure membro della commissione per le onorificenze ai parenti delle vittime delle foibe, che in 20 anni di attività ha subito attacchi da ambienti residuali giustificazionisti, e sta per mandare alle stampe con Mursia una pubblicazione che denuncerà le connivenze di Palmiro Togliatti e del Partito comunista italiano con le politiche annessioniste jugoslave.

Ulteriori contributi alla conoscenza della complessa vicenda del confine orientale italiano.

Lorenzo Salimbeni

 

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