Sì, è vero, tra la gente comune gli steccati e gli odii derivati dalle guerre si superano più rapidamente rispetto alle istituzioni e così è stato,.in nome di un futuro comune, sul confine orientale dell’Italia. Sono anni, infatti, che nei territori dove ebbe origine il dramma delle foibe e dell’esodo dei profughi istriano dalmati si respira un clima di civile convivenza e collaborazione tra l’Italia (in particolare la regione Friuli Venezia Giulia) e le vicine Slovenia e Croazia. Il 12 luglio del 2010 ci fu a Trieste, in piazza Unità, lo storico concerto diretto da Riccardo Muti al quale parteciparono i tre Presidenti dell’ Repubblica Napolitano, Turk e Josipovic a significare l’amicizia tra i tre Paesi.
Negli anni successivi lo stesso Josipovic fu presente al sacrario di Redipuglia per onorare tutti i caduti e recentemente il capo dello Stato sloveno Pahor si recò alla Foiba di Basovizza compiendo un gesto ancora più significativo immortalato dalla foto in cui stringendo la mano al nostro Mattarella, riconosceva gli eccidi dei titini nei confronti della popolazione italiana. Ma il discorso tenuto a Pola nei giorni scorsi per commemorare il settantasettesimo anniversario della liberazione della città istriana dal Presidente della Croazia Zoran Milanovic rappresenta un vero salto di qualità nella ricerca della verità nella storia e nelle coscienze. Milanovic ha infatti riconosciuto la natura italiana della città sostenendo che “il cambiamento della sua popolazione con gli esodi e l’insediamento di migliaia di croati, fu determinato non da una ragione naturale ma dalla volontà di cacciare gli italiani”. Quasi un’ammissione di quella pulizia etnica evocata dai profughi e che aveva, in quegli anni, rappresentato la chiara volontà di Tito, mai riconosciuta finora. Una catastrofe umanitaria, l’ha chiamata Milanovic, ma non si è limitato a questo. Ha voluto rivisitare quegli anni dal punto di vista storico. ricordando che decine di migliaia di italiani se ne andarono da Pola quando i partigiani se ne impossessarono e, dopo che gli anglo americani presero il comando della zona e poi la cedettero alla Jugoslavia e alla Repubblica popolare della Croazia, si verificò la seconda crisi e molti italiani fuggirono definitivamente. Chiaro il riferimento a una situazione che ricorda oggi quella dell’Ucraina dopo l’aggressione di Putin. Sono state quelle di Milanovic parole di grande onestà intellettuale che sono state enormemente apprezzate dalle associazioni degli esuli e dalle istituzioni italiane e della Regione Friuli Venezia Giulia.
Parole che hanno rotto falsità e silenzio complice della negazione di fatti storici che hanno contrassegnato gli anni della fine della seconda guerra mondiale e del primo dopoguerra in questi territori e che anche da noi hanno avuto solo da alcuni anni la consacrazione nel Giorno del ricordo, solennità civile civile italiana che commemora gli eccidi delle foibe. Anche con questa sua uscita pubblica il socialdemocratico Zoran Milanovic si conferma uomo di cultura e spessore politico di gran livello, l’unico che in Croazia sappia offrire un’alternativa credibile al Governo di centro destra di Andrej Plenkovic attualmente tutto proteso a fare uscire il Paese dalla crisi economica e a farlo entrare nell’area Schengen…
Alessandro Perelli
Fonte: Avanti online – 23/05/2022