Nel 1996 Area monitorava i manuali di storia. Risultato: neanche una riga sulla tragedia delle foibe. Cominciava allora una battaglia, presto approdata nelle aule parlamentari e consiliari, che provocava la stizzita alzata di scudi degli storici negazionisti. Oggi, a cinque anni dall’ istituzione della Giornata del Ricordo, mentre il sindaco della Capitale celebra degnamente il 10 febbraio, è triste notare il silenzio che perdura nella scuola.
Con la legge 30 marzo 2004 n. 92 è stata istituita dal Parlamento italiana la "Giornata del Ricordo" che si celebra il 10 febbraio, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell`esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Tale giomata è dedicata dallo Stato alla celebrazione e alla memoria del martirio degli italiani infoibati, al loro assassinio di massa organizzato dalle bande partigiane comuniste del maresciallo Tito, oggi considerato il primo raccapricciante segno di «pulizia etnica» attuato in quelle terre, che durò fino al 1948 e provocò l`esilio forzato di 350mila italiani, tra i quali vecchi, donne e bambini delle terre di Istria, Fiume e di tutta la Dalmazia. Dopo qualche anno è possibile fare i primi bilanci per capire se l`istituzione di questa nuova ricorrenza abbia davvero contribuito a far conoscere agli italiani la tragedia delle foibe. È indubbio che il 10 febbraio è da qualche anno celebrato da parte delle più alte cariche dello Stato e che vi siano state altresì celebrazioni storiche, iniziative editoriali, trasmissioni televisive volte a rendere sempre più conosciute ai cittadini, soprattutto ai giovani, quelle tragiche vicende che, fino al marzo 2004, sono sempre state volutamente e colpevolmente dimenticate. Tutto ciò è apprezzabile e finalmente rende giustizia a tanti voluti silenzi, ma mi chiedo se sia sufficiente, se davvero nella coscienza comune ci sia la reale cognizione di cosa abbia significato per tanti italiani questa tragedia. Le mie perplessità nascono dal fatto che troppo spesso il ricordo di quegli eventi sia accompagnato da errate ricostruzioni storiche, da retropensieri, dall`ansia di fare confronti con altre tragedie che hanno colpito l`umanità; ravviso delle riserve mentali nell`affrontare l`argomento che sono a dir poco vergognose. In alcuni casi si cerca di approfittare della celebrazione di un evento tragico come questo per cercare di minimizzare o di precostituire un`altra verità stonica. Questo avviene nei discorsi ufficiali della più alta autorità dello Stato, nelle dichiarazioni di alcuni esponenti politici in malafede e soprattutto nella scuola. Ciò è molto grave se consideriamo che all`articolo 1 comma 2 della legge si fa espresso riferimento al fatto che tali commemorazioni debba- no essere realizzate per diffondere la conoscenza di quei tragici eventi agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Invece, purtroppo, spiace constatare che paradossalmente è proprio la scuola l`istituzione che tende a dimenticare maggiormente questa pagina tragica della nostra storia.
Infatti nei testi scolastici che dovrebbero contemplarla, di questa vicenda non se ne fa nemmeno menzione, disattendendo in questo modo una delle principali finalità di questa legge.
La "pulizia storiografica" sulle foibe ha caratterizzato ben tre generazioni, tanto che su 1.000 studenti delle superiori interrogati nel merito ben il 60% ignorava che cosa fossero. È logico che la rimozione storica di quella tragedia, avvenuta con la complicità dei governi italiani dell`epoca, avvenisse con la piena consapevolezza che gli studenti a scuolafossero tenuti all`oscuro di tutto.
Ma è preoccupante che anche oggi sia proprio la scuola il luogo dove quella pagina di storia resta maggiormente dimenticata. In molti libri di stona non si fa alcuna menzione delle foibe e dell`esodo, in altri l`argomento viene trattato superficialmente e con l`intento di minimizzare. La mia interrogazione parlamentare al ministro Maria Stella Gelmini lancia un grido d`allarme proprio in questo senso, e chiede di approntare forme di intervento adeguato nei confronti delle case editrici di libri scolastici di storia nelle scuole, affinché la tragica vicenda dei confine orientale d`Italia sia inserita nel programma di storia di tutti i libri di testo.
È urgente intervenire, anche perché nel decreto Gelmini si prevede che per cinque anni i testi scolastici non subiscano variazioni. Oltre al problema dei libri di testo, per promuovere la conoscenza di questo evento storico è necessario organizzare assemblee, mostre e convegni, anche con la testimonianza degli esuli che hanno vissuto quel periodo. Proprio in occasione del 10 febbraio scorso mi sono giunte lamentele di studenti ai quali è stato negato il permesso all`ultimo momento di allestire la mostra a scuola, oppure è stata negata l`assemblea su questi fatti, oppure è stato detto che oltre all`esule istriano invitato a parlare si sarebbe dovuto invitare anche un altro relatore per rendere più equilibrata l`assemblea, come se ci fosse bisogno di un contro-bilanciamento alle tesi esposte da chi sulla propria pelle ha vissuto quel dramma. Inoltre, associazioni giuliano-dalmate mi hanno riferito di avere inviato numerosissime mail, dando alle scuole la loro disponibilità a portare le loro testimonianze, senza avere alcun tipo di risposta. È evidente che alla luce di questi fatti è lecito chiedersi quale incidenza abbia avuto in concreto nella memoria storica degli italiani l`istituzione della "Giornata del Ricordo". Con questo non voglio sminuire l`importanza dell`istituzione di una ricorrenza che era doverosa ed essenziale per contribuire a far conoscere quegli eventi, ma non bisogna fermarsi qui.
Bisogna intervenire affinché la "Giornata del Ricordo" non rimanga una mera ricorrenza ufficiale, ma entri a far parte della memoria storica comune, e questo è possibile solo se s`inizia dalla scuola, luogo dove si formano le coscienze. In caso contrario potrebbe essere irrimediabilmente troppo tardi.
Paola Frassinetti
Vicepresidente della commissione Cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati