GORIZIA. Una mostra critica ed affettiva che, nel decennale della scomparsa, mette in evidenza il valore sia della sua opera pittorica, sia della sua attività di critico d’arte, testimone e operatore della cultura goriziana e del territorio, che rifulge di creatività e di ordine. Questo il senso della mostra dedicata a Fulvio Monai “Il paesaggio interiore” inaugurata alla Biblioteca Statale Isontina e curata da Marianna Accerboni, in collaborazione con la famiglia Monai e la biblioteca stessa. La serata è stata introdotta dal direttore Marco Menato. Sono intervenuti Marianna Accerboni, Antonella Gallarotti e il figlio di Fulvio Monai Sergio. Numeroso il pubblico, tra cui diversi amici e conoscenti dell’artista e critico, che hanno voluto rendergli omaggio in questa prima mostra dalla sua scomparsa. Un’esposizione che rispecchia la personalità dell’artista, interamente dedicata al paesaggio. Monai raramente introduceva la figura umana, qui è presente solo un autoritratto del 1946, trovando invece maggior soddisfazione nel paesaggio carsico, nei “motivi dalmati” o nelle vedute della sua amata Istria.
Il percorso espositivo muove proprio dalle prime opere degli anni ’40-50, dalle campiture cromatiche compatte e decise negli anni ’60 considerati a ragione un momento di passaggio, declinano in contorni sfocati e luce diffusa. Per la Accerboni «Monai sfiora il tachisme, l’uso cioè delle macchie di colore, sperimentato da Monet nella tarda maturità, e nell’atmosfera sfumata e luminosa guarda alla modernità di Turner». Una sintesi di luce e colore che progressivamente arriva alla soglia dell’informale e che diventata la sua matrice stilistica fino alle ultime opere degli anni ’90. Accanto a dipinti sono esposti disegni, quest’ultimi eseguiti a carboncino in bianco e nero, e delle grafiche, di proprietà della Statale, con particolare attenzione all’acquaforte, tecnica incisoria fra le sue preferite accanto alla linoleumgrafia. Nel corso della serata è stato presentato anche il ricco Archivio Monai, donato dalla famiglia alla Statale nel 2007. L’archivio, il cui inventario è stato curato da Antonella Gallarotti, sarà consultabile a breve in quanto verrà pubblicato sulla rivista Studi goriziani.
Cristina Feresin