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Fulvio Tomizza, ispirazione infinita nell’altra metà del cielo (Voce del Popolo 03lug13)

Le donne mi permettono di esprimere la parte migliore del nostro animo”, disse Fulvio Tomizza (Matterada, 26 gennaio 1935 – Trieste, 21 maggio 1999). Comprensibile, prendendo questa sua frase significativa come premessa, la parte che “l’altra metà del cielo” ebbe nel suo percorso di vita e, soprattutto, di uomo di lettere. Nella sua vita reale c’è stata sempre lei, Laura Levi Tomizza (da quattordici anni vedova dello scrittore di Matterada), per lui grande icona dell’amore coniugale, costante punto di riferimento. Nelle sue opere, invece, un universo femminile singolare, mai immobile, che si evolve, che segue il passo dell’emancipazione delle donne, della loro maggiore dignità, libertà individuale, responsabilità e rispetto di sé stesse.

Femia di “Materada” (1960); la “sbandata”, debole e sola Giustina, alias “La ragazza di Petrovia” (1963), che riassume in sé tutti i risvolti tragici e umani di un popolo che, alla fine della Seconda guerra mondiale, è stato costretto dagli eventi politici a lasciare casa, terra, familiari per stabilirsi in Italia; Miriam Cohen (“La città di Miriam”, 1972); Maria Janis con la sua “finzione di santità” (“La finzione di Maria”, 1981); l’imprenditrice ante litteram Paolina Rubbi, moglie del grande illuminista Carli (“L’ereditiera veneziana”, 1989); la vitale e impulsiva Dani Tomažič (“Gli sposi di via Rossetti”, 1986); l’ambigua Cecilia de Facchi (“L’abate Roys e il fatto innominabile”, 1994); la solare, ma infelice Franziska (eroina dell’omonimo romanzo del 1994); la fosca Rosarita (“Dal luogo del sequestro”, 1996); Patrizia e Brigida de “La visitatrice” (2000); a Milena di “Il sogno dalmata” (2001): alla tragica Vera Verk, dell’omonima opera teatrale (2006); e ancora tante altre, amanti e ragazze innamorate, mogli, sorelle, amiche, giovani dell’Est, malate, sfollate o sopravvissute, segretarie, povere contadine e cittadine istriane…

Un mondo particolare che due studiose, Irene Visintini e Isabella Flego, con il concorso di altre autrici, hanno ricostruito in un saggio di prossima uscita per i tipi dell’EDIT, nella Collana “L’identità dentro”. Il progetto di ricerca e studio è stato sostenuto dall’Unione Italiana (legge 193/04, Convenzione MAE-UI n°2820 del 18/10/2007), e promosso dalla Comunità degli Italiani “Fulvio Tomizza” di Umago.

Il volume, intitolato “Personaggi femminili nella narrativa di Fulvio Tomizza”, ripropone una chiave di lettura anche inedita, che consente di focalizzare l’attenzione su nuove articolazioni e sviluppi delle opere dell’autore istriano, sull’evoluzione della sua scrittura, “per evidenziare la ricerca di nuovi equilibri, dell’alternarsi di storia, di cronaca, di autobiografia, di indagine psicanalitica nei suoi romanzi e per rappresentare le varie tappe del suo stratificato viaggio conoscitivo in sé stesso”, dice Irene Visintini. E aggiunge: “Le figure femminili di Tomizza acquistano anche una funzione di testimonianza o memoria storica, che consente di rendere note le radici della realtà in cui viviamo oggi, di fare il punto sull’autocoscienza, sulla consapevolezza e sull’approfondimento delle diseguaglianze riconducibili alle differenze di ‘genere’ che tuttora sussistono”.

Valorizzare la narrativa di Fulvio Tomizza e le protagoniste dei suoi libri, ma anche inserirsi nel dibattito tuttora aperto sull’universalità dei diritti delle donne: questo il fil rouge che ha unito saggiste, scrittrici, operatrici culturali, tutte rigorosamente donne, che hanno concorso alla pubblicazione di questo progetto di ricerca e studio: le italiane Irene Visintini e Claudia Voncina (Italia), Isabella Flego, Amalia Petronio e Cristina Sodomaco, esponenti della Comunità nazionale Italiana di Slovenia e Croazia. A firmare l’introduzione è Laura Marchig.

Diverse e numerose sono state le strategie interpretative, i modelli metodologici o ideologici dei critici e degli studiosi che si sono posti, o si pongono oggi di fronte agli orientamenti, ai messaggi e alla narrativa di questo scrittore.

Ieri di nessuno, oggi Tomizza è simbolo della convivenza e della pace, autore di un identità-ponte tra popoli e culture diverse, che ha saputo trasformare la sofferenza dello sradicamento e dell’esilio in una carica di creatività, che è stato capace di identificarsi con la frontiera, di dissolverla e di prospettare un’Europa dei popoli e delle culture locali, anticipando, concetti e principi quanto mai attuali di multiculturalità, di plurilinguismo, di trasversalità, di ideali di mutua comprensione e convivenza tra culture diverse, di superamenti di confini non solo fisici ma soprattutto ideologici, culturali, psicologici. Tomizza, attento analista di mutamenti storici e politici, ha conoscere a livello internazionale anche gli sconvolgimenti storico-politici del confine nord-orientale italiano, le scottanti problematiche della sua travagliata area d’origine e delle sue genti.

Ora, “Personaggi femminili” aggiunge un altro tassello all’opus tomizziano, guardandolo alla luce dell’ampio dibattito ancor aperto sull’universalismo dei diritti delle donne, perché anche attraverso i personaggi letterari femminili trapela la linea ideologica, la poetica dell’autore, la sua progressiva maturazione umana e culturale. Sono dunque figure di donne che “acquistano particolari valenze emblematiche, particolari prospettive di espressione e di riflesso della cultura ‘di frontiera’ dell’autore istriano, il quale proietta in esse valori, sogni, desideri, o evidenzia, con ricognizioni talvolta persino impietose, doppie identità e incertezze, dubbi e contraddizioni, impulsi e interrogativi, rilevando anche le pulsioni sottese al loro rapporto con l’uomo – si legge nella presentazione –.

Esse emergono dalla cronaca o dalla storia, dalle memorie autobiografiche e dalle proiezioni oniriche, aprono la strada per accedere all’inconscio: donne-simbolo, espressioni di sentimenti, di passioni, di automistificazioni, di verifica sentimentale, di sensi di colpa, di inadempienze affettive o di tendenze consolatorie, ma anche di meccanismi ideologici di mondi e culture diverse, donne che sanno dare voce e anima alle varie fasi della narrativa tomizziana, anche a quella dell’ultimo Tomizza, destinato alla solitudine del sopravvissuto in un mondo alienato, di cui avverte il male di vivere”.

Altre volte sono figure vive e vere, spesso inchiodate a difficili situazioni esistenziali da prevaricazioni maschili o da drammatiche vicende storiche o di sottosviluppo sociale, ma anche consapevoli del valore della vita e animate da forti passioni: presentano così interessanti ed eterogenei modi di vivere e vari modelli di comportamento. Tante figure, di grande spessore, forti nella loro fragilità, che le studiose hanno cercato di ritrarre in questo saggio, che offre diversi motivi e spunti di riflessione, invitando a ulteriori approfondimenti.

Ilaria Rocchi
“la Voce del Popolo” 3 luglio 2013

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